Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa

Dizionario Storico Tematico La Chiesa in Italia
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Istituti secolari - vol. II


Autore: Giancarlo Rocca

La nascita degli istituti secolari in Italia. La possibilità di condurre una vita consacrata nel mondo, senza vita comune e senza abito religioso, era già stata ventilata in Italia da Caterina Volpicelli (1839-1894) che, attorno agli anni 1880, aveva chiesto alla S. C. dei Vescovi e Regolari che le sue Ancelle del Sacro Cuore, fondate a Napoli su influsso francese, potessero essere approvate in due rami, uno interno e uno esterno. Orientata, però, a definire la struttura della congregazione religiosa, per la quale erano previsti la vita comune, un apostolato specifico e un abito religioso, la S. C. dei Vescovi e Regolari non volle riconoscere questa nuova esperienza di vita religiosa, e con il decreto Ecclesia catholica del 1889 sancì che queste istituzioni non sarebbero state riconosciute come “religiose”, ma solo come pie unioni, sempre a condizione che esse si facessero conoscere ai loro vescovi e dipendessero da loro.

Si sa, però, che il modello di donne “esterne” che volevano vivere come religiose ebbe numerose imitazioni nei primi decenni del secolo XX con le Apostole del Sacro Cuore, fondate a Milano nel 1919 dal gesuita Ernesto Busnelli; con le Terziarie francescane del regno sociale del Sacro Cuore (poi Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo), fondate nel 1919 ad Assisi da Armida Barelli e Agostino Gemelli; con la Compagnia di San Paolo, fondata nel 1920 a Milano da don Giovanni Rossi; con le Filiae Reginae Apostolorum (FRA) avviate nel 1921, dopo un decennio di esitazioni, da Elena da Persico; con la Unio Filiarum Dei, fondata nel 1924 da Ippolita Teresa Eranci; con le Oblate di Cristo Re, fondate nel 1924 a Chiavari dal p. Enrico Mauri; con le Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, fondate nel 1924 a Bitonto da Anna De Renzio; con le Ancelle Mater Misericordiae fondate nel 1926 a Macerata; con la Piccola Famiglia Francescana, fondata a Brescia nel 1929; con le Oblate del Sacro Cuore di Gesù, fondate a Cremona nel 1932; con le Missionarie degli Infermi fondate nel 1936; con le Piccole Apostole della carità, fondate nel 1938; con le Missionarie del sacerdozio regale fondato nel 1945; e con tanti altri istituti ancora sino a raggiungere, nel 2010, il numero di 74 istituti secolari italiani, cioè circa un terzo di tutti gli istituti secolari di diritto pontificio e di diritto diocesano sparsi nel mondo (circa 210 nel 2010) e dipendenti dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

L’interesse di conoscere gli istituti secolari italiani, però, più che dal loro notevole numero, è dato soprattutto dal contributo che essi hanno offerto alla configurazione della struttura dell’istituto secolare che, sicuramente sin verso il 1940, tendeva a essere inserito nelle strutture della vita religiosa propriamente detta.

Di fatto, pur coinvolgendo anche le donne in un progetto comune, la Compagnia di S. Paolo evitava accuratamente qualsiasi promiscuità nel campo apostolico e proibiva espressamente alle donne di svolgerlo insieme con gli uomini e i giovani della Compagnia. Queste misure non furono ritenute sufficienti dalla S. C. dei Religiosi e si arrivò alla decisione di dividere nettamente le due sezioni, una maschile e l’altra femminile, su un modello religioso.

Elena da Persico dovette assistere alla scissione del suo istituto a seguito dell’intervento del gesuita p. Giuseppe Petazzi, direttore spirituale di alcune sodali dell’istituto. Il gesuita dichiarò alla fondatrice che la S. Sede non avrebbe mai approvato il suo progetto di istituto con membri che emettevano voti nel mondo senza essere sottoposti all’autorità di un direttore spirituale sacerdote. Al gesuita sembrava inoltre impossibile un apostolato individuale, non determinato dall’istituto, così come gli sembrava in contrasto con la carità un apostolato extrafamiliare, e altre particolarità di vita che egli voleva ricondurre alla vita religiosa. La conclusione fu che si addivenne alla costituzione (nel 1931) di un nuovo istituto secolare, le Ancelle della Madre di Dio, sotto la guida del p. Petazzi e del tutto indipendente dalle Filiae Reginae Apostolorum.

Qualche cosa del genere avvenne quando le Apostole del Sacro Cuore chiesero di poter essere riconosciute come istituzione con voti, e ricevettero la risposta che ciò non era possibile, non avendo esse la vita comune.

Inoltre, quando le Missionarie della Regalità di Armida Barelli e Agostino Gemelli chiesero un’approvazione pontificia, vennero sottoposte alla S. C. del Concilio, e sono note le loro traversie per ottenere un riconoscimento della loro vita di consacrazione a Dio come “laiche”. Il loro statuto fu respinto due volte, e solo nel 1945 la S. C. del Concilio si dichiarò disposta ad approvarlo, a condizione però che venissero esclusi i voti e conservato il solo voto di castità come voto privato dei singoli membri, con notevole disappunto delle Missionarie, che si ritenevano “religiose nel mondo”. E fu solo nel 1948, chiarite le questioni, che le Missionarie furono riconosciute come istituto secolare di diritto pontificio alle dipendenze della S. C. dei Religiosi,

Di particolare interesse è l’esame di quanto avvenuto ai Missionari della Regalità del p. Gemelli. Ritenendo, infatti, che la struttura di questo istituto fosse troppo legata alla vita della Università Cattolica, con ripercussioni sui membri stessi dell’istituto, Giuseppe Lazzati ritenne opportuno uscirne, nel 1938, con l’appoggio dell’allora arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster, dando vita a un nuovo istituto secolare, inizialmente denominato “Milites Christi Regis” e attualmente “Cristo Re”. La conclusione fu, per tutti gli istituti secolari, che essi non potevano essere giuridicamente legati a un’opera specifica come gli istituti religiosi.

La novità degli istituti secolari italiani appare ancor più evidente se la si raffronta con il primo istituto secolare di diritto pontificio riconosciuto dalla Chiesa, l’Opus Dei, considerato modello di tutti gli istituti secolari, il quale però riconosceva come propri membri solo quelli che vivevano una vita in comune, esattamente il contrario di quanto chiedevano, tra gli altri, p. Gemelli, Armida Barelli, Elena da Persico, Giuseppe Lazzati.

Una ulteriore chiarificazione si ebbe quando, dopo l’inchiesta svolta nel 1976 circa la presenza (discussa anche tra gli istituti secolari italiani) di sposati negli istituti secolari da parte della Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari, Lazzati ribadì che era proprio nella natura dell’istituto secolare, in quanto forma di vita consacrata, esigere il celibato.

Fondatori e fondatrici. Se si considerano i fondatori e le fondatrici degli istituti secolari italiani, si può osservare che una trentina di essi hanno alle loro origini un sacerdote, diocesano o religioso, e tra questi ultimi figurano sicuramente 5 gesuiti. Ciò significa che la spinta verso un nuovo “stato di perfezione” era stata avvertita da molti sacerdoti, mossi soprattutto dall’intento di poter intervenire nella società, in un momento in cui nello Stato italiano vigevano ancora le leggi generali di soppressione emanate nel 1866 ed estese a Roma nel 1873 (il Concordato è del 1929), e si notavano i limiti dell’opera degli istituti religiosi propriamente detti.

Questa sensibilità era ovviamente maggiore in quelle fondatrici di istituti secolari che provenivano da ambienti di notevole cultura, come Armida Barelli, o Anna De Renzio, lauretasi in lettera nel 1912 a Padova, o Germana Sommaruga e Angela Milani, laureatesi entrambe alla Università Cattolica di Milano.

La presenza di molti sacerdoti come fondatori o guide di istituti secolari era data anche dalla convinzione, abituale in quel tempo, che i sodalizi, anche laicali, dovessero essere diretti da sacerdoti, e come affermava p. Gemelli propagandando il suo sodalizio dei Missionari della Regalità nel 1929, “non potrebbe essere diversamente, perché ad essi Iddio ha affidato la cura del governo delle anime”(Una parola amica…, Milano, 1929, 21, pro ms.).

Lo sviluppo degli istituti secolari italiani. Gli istituti secolari italiani non sono solo un terzo circa di tutti gli istituti secolari presenti nel mondo, ma rappresentano anche un terzo circa dei membri di tutti gli istituti secolari. Nel 1973, di fatto, essi erano poco oltre 12.000 a fronte di un totale di membri di circa 26.000 in Europa e di circa 32.000 nel mondo intero.

Presenza di istituti secolari italiani in Italia e nel mondo
  Italia Mondo
anni 1973 1988 2010
Missionarie della Regalità 3.351 3.247 2.258
Apostole del Sacro Cuore 741 557 410
Ancelle della Divina Misericordia 678 498 166
Oblate di Cristo Re 676 723 515
Figlie della Regina degli Apostoli (FRA) 570 462 298
Volontarie di don Bosco 342 341 1270
Missionarie degli infermi 225 229 273
Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria 211 160 63
Piccole Apostole della Carità 205 224 259
Missionarie del sacerdozio regale 162 143 103
Piccola Famiglia Francescana 952 680
Ancelle Mater Misericordiae 572 507

Le statistiche relative al 1973 si riferiscono unicamente all’Italia e sono desunte dal DIP 10 (2003) 875-886.

Le statistiche relative all’anno 1988 si riferiscono unicamente all’Italia e sono desunte da un “Questionario” inviato a tutti gli istituti sparsi nel mondo, conservato nella Segreteria di Stato Vaticana, Ufficio centrale di statistica della Chiesa.

Le statistiche relative all’anno 2010 indicano il numero dei membri dei singoli istituti in tutto il mondo e sono desunte da Sequela Christi, n.s., 37 (2011/2), numero speciale dedicato agli istituti secolari, pag. 181-200 per le statistiche.

 Non si possono tuttavia dimenticare alcuni istituti secolari che, fondati all’estero, in Italia hanno trovato particolare sviluppo, come l’Opus Dei (in particolare nelle sue case di Roma, Milano, Palermo, Verona ecc.), con oltre 100 membri in Italia già verso il 1950; l’istituto secolare francese Caritas Christi con 131 membri in Italia nel 1973, e la spagnola Istituzione Teresiana (in quegli anni ancora istituto secolare prima di passare alle dipendenze del Pontificio consiglio per i laici come associazione internazionale laicale) con 205 membri in Italia nel 1973.

Lo scarso sviluppo degli istituti secolari sacerdotali italiani si deve alla difficoltà di conciliare la vita di un sacerdote diocesano nei suoi vari aspetti di dipendenza dal vescovo e di completezza della sua vita spirituale, con quella di un sacerdote diocesano che, in qualche modo, aveva un punto di riferimento diverso dal vescovo e una vita spirituale che poggiava su altri elementi.

Presenza di istituti secolari sacerdotali in Italia e nel mondo
  Italia Mondo
anni 1973 2010
Servi della Chiesa (Reggio Emilia) 69
Sacerdoti Missionari della Regalità (Arezzo) 327 314
Società dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Parigi) 26 557

Le statistiche relative al 1973 si riferiscono unicamente all’Italia e sono desunte dal DIP 10 (2003) 875-886.

Le statistiche relative all’anno 2010 indicano il numero dei membri dei singoli istituti in tutto il mondo e sono desunte da Sequela Christi, n.s., 37 (2011/2), numero speciale dedicato agli istituti secolari, pag. 181-200 per le statistiche.

Queste due difficoltà si trovavano chiaramente espresse nel 1959 dall’allora card. Montini, per il quale non era “ammissibile che sacerdoti diocesani… assumano altra obbedienza avvalorata da un voto… dipendente da un superiore diverso dal vescovo; … [avvalorando] l’opinione che il clero diocesano manchi d’una spiritualità sufficiente per soddisfare le aspirazioni delle anime sacerdotali desiderose di perfezione…” (dal “Folium” datato 31 marzo 1959 trasmesso alla Pontificia Commissione dei Religiosi preparatoria al Concilio Vaticano II: Subcommissio mixta de institutis saecularibus sacerdotum dioecesanorum).

Le attività. Volendo agire nella società, in tutti gli ambiti possibili, diveniva fondamentale anche per gli istituti secolari italiani la questione del riserbo o segreto. Per le sue Missionarie della Regalità e poi anche per i suoi Missionari, p. Gemelli impose subito l’obbligo del segreto, proprio per facilitare l’opera di penetrazione che essi si ripromettevano di compiere.

Comunque, a parte i casi, ben noti, della Compagnia di San Paolo, che si dedicò a molteplici opere nel campo dell’assistenza agli operai, dell’istruzione, delle missioni, dei pellegrinaggi, dell’editoria, e di Giuseppe Lazzati, fondatore dell’istituto secolare “Cristo Re”, che notevole ruolo svolse nella società italiana, si possono ricordare molti altri esempi di membri di istituti secolari attivi in Italia: Elsa Conci, delle FRA, che nel 1945 diede vita al movimento politico delle donne, venne eletta nel 1946 deputato alla Costituente nella liste della Democrazia Cristiana, e fu sempre rieletta nelle successive elezioni; Anna Sciarra, delle Missionarie della Regalità, più volte consigliere del comune di Teramo; Lucia Schiavinato, consigliere provinciale di Venezia nelle liste della Democrazia Cristiana; Elena da Persico, eletta nel 1946 consigliere provinciale della Democrazia Cristiana di Verona e consigliere comunale di Affi (Verona), dove risiedeva; Ezia Fiorentino, vice presidente (anni 1957-1966) dell’Ente comunale assistenza a Milano; Eugenia Govi, delle FRA, direttrice della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e della Biblioteca universitaria di Padova; Vittoria Quarenghi, dell’istituto secolare “Caritas Christi”, entrata in politica nel 1976 e rimastavi sino alla morte, avvenuta nel 1984; e Maria Badaloni, delle Missionarie della Regalità.

Tra le opere sostenute da istituti secolari particolarmente nota è l’associazione “La nostra famiglia”, legata alle Piccole Apostole della Carità, con sede centrale a Ponte Lambro (Como), aperta nel 1948 e con centri di riabilitazione per bambini irregolari psichici, fisici, sensoriali, presenti in varie regioni italiane e riconosciuta giuridicamente con decreto presidenziale nel 1958. Questo particolare impegno ha comportato per le Piccole Apostole della Carità una vita di famiglia, in nuclei di vita e di lavoro.

Il riconoscimento civile degli istituti secolari. Dopo l’approvazione degli istituti secolari con la Provida Mater del 1947, in ambito civile si discusse se essi potessero essere riconosciuti anche dallo Stato italiano. La tesi affermativa fu quella preponderante ed ebbe la convalida con il riconoscimento, nel 1952, della Provincia Italiana della Società Sacerdotale della Santa Croce o Opus Dei, in quegli anni ancora istituto secolare. Dopo il Concordato del 1984 la questione riemerse con la richiesta del riconoscimento civile della Compagnia missionaria del Sacro Cuore, allora istituto secolare di diritto diocesano con sede a Bologna. Il parere del Consiglio di Stato fu favorevole e il riconoscimento venne poi concesso ad altri istituti secolari.

Fonti e Bibl. essenziale

Organizzazione e statistiche. Attualmente gli istituti secolari italiani sono organizzati nella Conferenza Italiana degli Istituti secolari (CIIS), che pubblica il bimestrale Incontro, e le statistiche che li riguardano, complessive per nazioni, sono regolarmente pubblicate nell’Annuarium Statisticum Ecclesiae. La bibliografia sugli istituti secolari italiani si trova raccolta in F. Morlot, Biblographie sur instituts séculiers (années 1891-1972), in Commentarium pro religiosis 54 (1973) 231-297, 354-362. Molti particolari, inoltre, in Sequela Christi 37 (2011), con i fascicoli 1 e 2 dedicati agli istituti secolari. Una sintesi, con informazioni riguardanti però anche altri istituti religiosi, in A. Parola, I laici “fondatori”, in Cristiani d’Italia. Chiese, società, Stato, 1861-2011, a cura di A. Melloni, vol. II, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2011, 1001-1011. In rapporto alla storia della vita consacrata e della emancipazione femminile: G. Rocca, Donne religiose. Contributo a una storia della condizione femminile in Italia nei secoli XIX-XX, in Claretianum 32 (1992) 5-320 (come estratto, con Appendice, Bibliografia e Indici: Roma, [Edizioni Paoline], 1992. Circa la presenza di sposati negli istituti secolari: G. Rocca, La “consacrazione” dei coniugi, in L’identità dei consacrati nella missione della Chiesa e il loro rapporto con il mondo, a cura dell’Istituto “Claretianum”, Libreria Editrice Vaticana, 1994, 375-418. Per la presenza degli istituti secolari nella diocesi di Padova: G. Di Gioia, Istituti secolari oggi. Un’identità difficile? (indagine conoscitiva), Padova, Cleup, 1990. Per il riconoscimento degli istituti secolari da parte dello Stato italiano: G. Di Mattia, Gli istituti secolari e la qualifica di enti ecclesiastici civilmente riconosciuti. A proposito del Parere del Consiglio di Stato, Sezione Prima, 13 dicembre 1989, n. 2090/89, in Apollinaris 63 (1990) 655-679. Per la storia dei singoli istituti secolari e loro fondatori, con bibliografia, cf le rispettive voci nel DIP, mentre per un rapido elenco cf l’Annuario Cattolico d’Italia, ai vari anni.


LEMMARIO