Fumetto – vol. II

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    Autore: Stefano Gorla

    80 - Fumetto 2

    L’argomento fumetto richiede alcune accortezze prendendo coscienza che la lingua italiana riguardo il fumetto, porta con sé pluralità semantiche e qualche ambiguità. Elemento essenziale nel fumetto è l’interdipendenza tra due codici – l’iconico e il verbale – che crea un linguaggio. Al linguaggio va accostata come, altrettanto essenziale, la dimensione narrativa: il fumetto racconta storie attraverso una sequenza di elementi – vignette – strettamente relazionate tra loro. La vignetta è generalmente un’area bidimensionale e planare che descrive uno spazio tridimensionale, un certo periodo di tempo e ha un particolare collegamento con la vignetta che la precede e con quella che la segue creando così la trama del racconto, racchiudendo in sé tutto un universo simbolico che stimola il lettore all’interazione e gli offre il piacere derivante dalla sua comprensione.

    Da un punto di vista della teoria dei media, il fumetto è un medium. Diffuso e penetrante, ha un suo linguaggio originale, riproducibilità tecnica ed è in grado di rappresentare la realtà, di comunicare, di fornire conoscenza ed esperienza del reale.

    Il fumetto come medium è il frutto di un processo che lo inserisce nel contesto culturale ottocentesco con uno sguardo alle immagini in sequenza, patrimonio dell’illustrazione europea, da cui emergono i lavori di Rodolphe Töpffer (1799-1846) e i fogli illustrati con “stampe popolari” come sono chiamate in Italia. L’Ottocento è anche il secolo in cui si verifica l’esplosione della stampa di massa con la nascita del giornale, vera rivoluzione mediale; il fumetto si intreccia con il giornalismo e con i giornali per ragazzi.

    L’avventura del fumetto italiano nasce il 27 dicembre 1908 con il “Corriere dei Piccoli” – supplemento illustrato del “Corriere della Sera” – che ha esplicitamente e strategicamente dato spazio al fumetto, pur depotenziandolo con la rinuncia all’uso dei balloons, adottando al loro posto versi in rima. Una testata che assunse consapevolmente le trasformazioni sociali e culturali ponendosi come spazio di identità e tradizione senza temere di contaminarsi con quanto giungeva da oltre oceano. Si raccolgono così le esperienze come quella del “Giornale per i Bambini” di Ferdinando Martini (Firenze, 1881) dove apparve, a puntate, la prima edizione del “Pinocchio” di Collodi, ma anche del “Novellino” (Roma, 1898) dove avevano già fatto sporadica apparizione la riproduzione di due tavole a fumetti di Yellow Kid (1904), il personaggio nordamericano che il mito fondativo dei comics celebra come primo personaggio a fumetti. Altra esperienza preziosa fu quella del “Giornalino della Domenica” (Firenze, 1906) di Vamba, alias Luigi Bertelli, dove trovarono spazio molti dei cosiddetti proto-fumetti.80 - Fumetto 1

    Nel fumetto, elemento centrale sono i personaggi. Da subito in Italia si dedicano a quest’arte raffinati artisti-illustratori e narratori di grande caratura per lo più giunti dal mondo dell’illustrazione per ragazzi, come Attilio Mussino che crea il primo personaggio seriale italiano: Bilbolbul; e poi il mago del liberty Antonio Rubino, Sergio Tofano e Guido Moroni Celsi. L’immaginario di italiani grandi e piccini si popola di personaggi e storie a fumetti. Si presta attenzione anche alle formule e ai formati editoriali, mentre si sperimentano nuove grammatiche narrative approfondendo l’uso dell’onomatopea e delle metafore grafizzate e lavorando sugli intrecci narrativi, cercando così di conquistarsi la fedeltà dei lettori. Tra gli anni ’20 e ’30 nascono e crescono una gran varietà di personaggi (su tutti il soldato mite Marmittone di Angoletta e il borghese Sor Pampurio di Carlo Bisi) con storie tutte improntante al filone pseudo-educativo, dove gli adulti puniscono e aggiustano i danni dei piccoli, facendo trionfare la morale dell’obbedienza. Al Corrierino si affiancarono da subito molte riviste dalle formule diversissime come “Lo Scolaro” (1912), “L’Illustrazione dei Piccoli” (1914) e riviste legate al mondo ecclesiale come “Italia Missionaria” (1919) e “il Giornalino” (1924): due testate fondate dai beati Paolo Manna e Giacomo Alberione che coniugano “l’educare divertendo” con i temi della fede. Con la formula apparsa nel 1925 in America “to be continued…” e subito importata, si mettono le basi per il fumetto d’avventura. La narrazione si dilata e alla gag umoristica finale si sostituisce la suspance che lega il lettore alla storia. I fumetti di avventura si svilupparono per tutti gli anni trenta toccando apici formali e contenutistici di notevole levatura. Nel 1937, in seno all’Azione Cattolica nasce “Il Vittorioso”, palestra di autori italiani e di fumetti di altissima qualità.

    È soprattutto con il western che si sviluppa l’avventura italiana ma restano forti anche i fumetti che guardano all’avventura della fede, con vite di santi e di personaggi biblici, e ben praticata è anche la fantascienza.

    La stagione degli anni Sessanta è particolarmente ricca per il fumetto italiano, non solo per la copiosa nascita di personaggi ma anche per la risonanza che i fumetti hanno nell’ambito più vasto delle culture. Avventura, umorismo, nascita di riviste e personaggi che hanno galvanizzato milioni di lettori. L’eclissi delle riviste a fumetti arriva negli anni novanta e il fumetto italiano sopravvive nel fumetto popolare della Sergio Bonelli Editore e in alcune testate per ragazzi. Negli anni 2000 con la formula dei romanzi disegnati, il fumetto arriva nelle librerie e nelle biblioteche degli italiani. Nessun genere gli è alieno dalla biografia al romanzo di formazione, dall’avventura al giornalismo grafico.

    Fonti e Bibl. essenziale

    F. Giromini, M. Martelli, E. Pavesi, L. Vitalone, Gulp! Cento anni a fumetti, Electa, 1996; S. Gorla – F. Luini, Nuvole di carta, Paoline, 1998; C. Gallo – G. Bonomi, Tutto cominciò con Bilbolbul, Perosini, 2006; (a cura di) S. Brancato, Il secolo del fumetto, Tunué, 2008; (a cura di M. Allegri e C. Gallo), Scrittori e scritture nella letteratura disegnata, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2008; G. Vecchio, L’Italia del Vittorioso, Ave, 2011.


    LEMMARIO