Assemblea Costituente – vol. II

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    Autore: Francesco Bonini

    Dal momento della fine del regime fascista tutta l’azione del complesso e articolato mondo cattolico si sviluppa, con crescente intensità, in una prospettiva costituente, per riassetto del sistema politico-istituzionale italiano. I radiomessaggi natalizi di Pio XII scandiscono questo tempo, a partire dall’appello lanciato nel 1942, l’anno in cui era stata fondata la Democrazia Cristiana: «Non lamento, ma azione è il precetto dell’ora; non lamento su ciò che è o che fu, ma ricostruzione di ciò che sorgerà e deve sorgere a bene della società».

    Dal 18-23 luglio, pochi giorni prima della decisione del Gran Consiglio del Fascismo di sfiduciare Mussolini, si svolgeva a Camaldoli un convegno, promosso da mons. Bernareggi, cui partecipavano – su 90 inviti – 45 esperti dal vario mondo cattolico, che fanno il punto sui Principi dell’ordinamento sociale, portando poi in breve alla pubblicazione del cosiddetto Codice di Camaldoli. Parallelamente, nell’Italia del nord, all’Università cattolica un gruppo di “professorini” sviluppa le riflessioni sui radiomessaggi del Papa che porteranno ad accumulare altro importante materiale.

    A questo dà forma politica de Gasperi, cosicché si può preparare un’ampia piattaforma per la discussione costituente. Essa non si identifica con la questione istituzionale, anche se la implica. Il grande consenso infatti che si esprime nel mondo cattolico per il riassetto costituente non si riproduce automaticamente sulla scelta repubblicana, anche se il leader politico era certamente pro-repubblicano e il Pontefice non vi era pregiudizialmente contrario.

    Al consiglio dei ministri del 18 marzo 1944 De Gasperi afferma: «I democratici cristiani sono per la soluzione democratica, perché sanno che il popolo vuole la libertà, cioè vuol essere padrone in casa sua, ciò che gli può venir garantito in via pacifica con la Costituente, ove il rinnovamento deve avvenire per la forza interna di autodisciplina e di autogoverno».

    L’attività di elaborazione, trasversale nel mondo cattolico, si coagula nella celebrazione della XIX settimana sociale, prima dopo l’interruzione durante il Regime, che si svolge a Firenze dal 22 al 28 ottobre 1945, sul tema Costituzione e costituente e viene rilanciata nel congresso della DC, che si tiene il 24-27 aprile 1946 alla vigilia delle elezioni del 2 giugno.

    Si può dire dunque che i cattolici sono gli unici ad elaborare un compiuto progetto costituente, formalizzato nella relazione di Gonella delle cosiddette 27 libertà.

    Sintetizza la Civiltà Cattolica la contiguità del percorso mondo cattolico-DC: «non bisogna dimenticare che non sarà la forma della monarchia o della repubblica che potrà assicurarci un costituzione cristiana, ma un solido partito che abbia una tale maggioranza da imposi a tutte le altre formazioni politiche».

    Alla costituente il lavoro redazionale vede particolarmente impegnato Giuseppe Dossetti con i “professorini” La Pira, Fanfani e Moro, sotto l’attenta regia dello stesso De Gasperi e dei suoi più stretti collaboratori alla Costituente, come Umberto Tupini. La Santa Sede segue con grande attenzione il complesso lavoro costituzionale, d’intesa con gli esponenti della DC, ma anche in relazione con lo stesso Meuccio Ruini, presidente della commissione dei 75, cioè di fatto coordinatore del processo di elaborazione e di redazione, oltre che con gli esponenti dei partiti moderati (qualunquisti e monarchici). Il partito comunista dal canto suo aveva presente con particolare attenzione gli interessi della Chiesa. Le posizioni più spiccatamente laiche, anche se senza radicale contrapposizione, sono dei socialisti e di esponenti liberal-democratici.

    Le indicazioni vaticane, espresse pubblicamente dalla Civiltà Cattolica e dall’Azione Cattolica, vertono su tre punti: i temi di architettura, relativi all’impostazione di fondo, ai diritti ed alle libertà, a partire dalla libertà religiosa; il rapporto Stato-Chiesa con la necessità di affermare la conferma costituzionale dei patti Lateranensi e le questioni relative ai grandi campi della dottrina sociale, famiglia, scuola, lavoro.

    Il processo costituente italiano si caratterizza per essere stato lungo, con l’obiettivo di produrre consenso e di accompagnare il consenso costituente oltre una dialettica politica sempre più caratterizzata dalla frontiera della guerra fredda.

    Questo vale anche per i rapporti con la Chiesa. «Non si può ottenere interamente — disse De Gasperi al Nunzio — tutto ciò che la Chiesa chiede in materia di religione».

    L’articolo 5 del progetto, relativo alla definizione dei rapporti Stato-Chiesa ed alla costituzionalizzazione del principio (e non della lettera) dei Patti Lateranensi viene approvato senza sorprese, con il voto favorevole del PCI. Emblematico diventa anche il caso dell’articolo 23, sul matrimonio. Il vincolo dell’indissolubilità, introdotto nel progetto con una votazione che vede accanto alla DC le destre, viene espunto in sede di discussione generale, con la determinante assenza di ben 32 deputati democristiani, mentre un duttile atteggiamento comunista, fa comunque passare il concetto di “società naturale”.

    Gli indubbi risultati ottenuti in termini sostanziali sui grandi temi di architettura avevano parimenti sconsigliato qualsiasi battaglia per inserire un riferimento o un appello a Dio, scegliendo così una via mediana tra la legge fondamentale tedesca, che lo contempla, e le due costituzioni successivamente approvate in Francia, che invece affermavano esplicitamente la “laicité” (anche) della (quarta) Repubblica.

    In ogni caso il risultato del bargain costituente disegna il profilo di un sistema democratico fortemente caratterizzato dall’ispirazione e dalla presenza cristiana.

    Fonti e Bibl. essenziale

    Per l’inquadramento istituzionale: F. Bonini, Storia costituzionale della Repubblica, Roma, Carocci, 2077. Nel merito G. Sale, Il Vaticano e la Costituzione, Jaca Book, Milano 2008. Si veda anche E. Gavalotti, Il professorino. Don Giuseppe Dossetti tra crisi del fascismo e costruzione della democrazia 1940-1948, Bologna 2013.


    LEMMARIO