Autore: Monica Mondo
Radio e televisione. Nel dopoguerra l’informazione era in mano a una cultura normalmente volta a sinistra, con vistose tendenze anticlericali. La tv sembrava uno spazio per poter formare una generazione nuova, recuperando il patrimonio culturale cristiano. L’ispirazione iniziale produsse ad esempio la riproposta di grandi opere della letteratura, programmi educativi e un’attenzione costante e fin maniacale al pubblico decoro. C’era però un intento pedagogico di alto livello, impersonato da figure come Filiberto Guala, amministratore delegato Rai degli anni ’50, o di Ettore Bernabei, che per 15 anni dedicò ogni sforzo a una televisione di qualità orientata in senso cristiano e funzionale al partito di maggioranza, la Democrazia Cristiana. Questa tensione scemò con l’arrivo della concorrenza alla Rai delle cosiddette televisioni commerciali, anche se già nel 1964 nel decreto Inter Mirifica si individuavano i pericoli di un uso eccesivo, incontrollato del mezzo, invitando autori e giornalisti a farsi promotori di evangelizzazione, perché i mezzi di comunicazione “che offrono al genere umano grandi vantaggi… possono essere adoperati contro i disegni del Creatore e volti alla rovina” (Inter Mirifica, intr.1). Auspicava fin da allora che si creassero “sollecitamente anche emittenti cattoliche” (ibidem, 14).
Dapprima furono le radio: nel ’76 una sentenza della Corte Costituzionale sancisce il diritto alla radio diffusione locale e i cattolici puntano da subito a usare questi strumenti di comunicazione, creando le prime radio nelle diocesi, parrocchie, congregazioni, movimenti giovanili organizzati o spontanei. Nel 1979 erano quasi 200, dieci anni dopo 439, ovvero il 10% di tutte le radio in Italia. Un’esplosione di creatività e audacia dopo anni di monopolio della sinistra in campo della cultura e informazione. Il limite era la disorganicità, la scarsità di mezzi e dunque di professionalità. Nondimeno molte di queste realtà furono palestra di giornalismo sul campo per nomi che svetteranno nelle più importanti testate mediatiche.
Su iniziativa di Mons. Francesco Ceriotti, allora direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI, nacque nel 1981 il Co.ra.l.lo (Consorzio Radiotelevisioni Libere Locali) di cui è stato presidente storico Franco Mugherli: un punto di riferimento, che vagliava, proponeva programmi, corsi formativi, stabiliva contatti col mondo politico e istituzionale, indirizzando una linea identitaria attenta ai pericoli di un’evangelizzazione via radio, ovvero il clericalismo o l’omologazione (lo slogan era né pulpito né juke box…). Da segnalare in Lombardia Radio SuperMilano e Radio Cooperativa Rho, TVL di Pistoia, Radio Incontro di Pisa, Telsubalpina in Piemonte, e Radio Rete, primo network di ispirazione cristiana in Italia, che poteva collegare contemporaneamente in diretta 32 radio cattoliche nella sola Lombardia. Il Corallo entrò presto in commissione presso il Ministero Poste e Telecomunicazioni e il Servizio Editoria della Presidenza del Consiglio contribuendo alla stesura della legge Mammì che nel 1990 finalmente riconosceva e tutelava le radio comunitarie. Nel 1988 sul consorzio si posa l’attenzione del Segretario della CEI, Monsignor Camillo Ruini, che dà il suo benestare alla nascita di Ecclesia, notiziario informativo settimanale, poi quotidiano, ritrasmesso da 400 stazioni italiane e straniere. Nel 1991 nasce l’agenzia radiotelevisiva News Press, sempre diretta da Franco Mugherli, per la produzione di programmi destinati alle emittenti cattoliche, lasciando scelta e valutazione dei contenuti all’Ufficio Comunicazioni Sociali. Nel 1998 con Sat 2000 nasce Radio In Blu, un progetto radiofonico di ispirazione cristiana a servizio delle radio presenti sul territorio nazionale.
Il mondo cattolico era entrato con forza anche nel mondo televisivo alla fine degli anni ‘70: da segnalare, tra i tanti marchi diffusi sul territorio nazionale, e ben presto tramite satellite e digitale in tutto il mondo, quello di Teleradio Padre Pio, emittente dei Frati Minori Cappuccini che trasmette da San Giovanni Rotondo, a indirizzo totalmente religioso, nota per la sua camera fissa sui devoti e pellegrini nella cripta dove riposa il santo di Pietrelcina. E’ la prima emittente italiana a dotarsi di un’applicazione su smartphone della Apple. TeleNova, nata a Milano, è legata al Gruppo Editoriale San Paolo, dunque al carisma di don Alberione, fondatore dei Paolini. Un nome noto in ambito cattolico quasi si trattasse di una “televisione del Vaticano” è stato quello di Telepace, nata per caso da un gruppo di ragazzi in diocesi di Verona. Grazie all’intraprendenza del suo direttore, don Guido Todeschini, si irradia in tutto il territorio nazionale e ottiene il privilegio di accedere al seguito papale, e la benevolenza di Giovanni Paolo II. La sua sede romana chiude dopo una dolorosa polemica che vede scontrarsi direzione e redazione giornalistica, e un’indagine della Procura che denuncia irregolarità nei contratti ed evasione fiscale.
Dopo gli esperimenti locali di televisioni di identità cristiana, la Chiesa istituzionale risponde con un impegno ufficiale solo dopo il Convegno Ecclesiale di Palermo, nel 1995, (Evangelizzazione e testimonianza di carità) che segnò la svolta nei rapporti tra Chiesa e media. In quei giorni, grazie all’autorevole lungimiranza del cardinal Camillo Ruini, furono gettate le basi del Progetto Culturale della CEI, e solo l’anno dopo, nell’assemblea dei vescovi a Collevalenza, si decise che la Chiesa doveva avere un suo canale satellitare: nasce così Sat 2000, nel 1998. Il nome deriva dal fatto che il canale trasmetteva solo via satellite, e viene mutato in TV 2000 nel 2009, con il passaggio al digitale, satellitare e terrestre. Tuttora viene trasmessa da varie tv locali cattoliche che trasmettono in analogico. La sede principale è a Roma. Il direttore di rete è Dino Boffo, già alla guida di Avvenire.
Giovanni Paolo II lodò la nascita della televisione come una “decisione coraggiosa… per diventare strumento di diffusione del messaggio cristiano”. Benedetto XVI invitò i suoi dipendenti ad essere “felici di appartenere alla Chiesa e di immettere nel grande circuito della comunicazione la sua voce e le sue ragioni.”
Da segnalare nella linea di un’attenzione e un impegno da allora costanti alla realtà dei media i convegni di orientamento pastorale Parabole Mediatiche e Testimoni Digitali, promossi dall’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI.
Con la nascita di una tv promossa direttamente dalla CEI fatalmente si determinò una perdita di terreno delle televisioni locali, tanto più dopo il passaggio Regione per Regione al digitale terrestre. Molte emittenti chiudono, molte iniziano a procedere in ordine sparso, molte (riunite nel circuito Co.ra.l.lo) si avvalgono della collaborazione e dei servizi offerti da Sat e poi Tv 2000.
Tra i fenomeni mediatici più inattesi e studiati, riferibili al mondo cattolico è quello dell’emittente radiofonica Radio Maria.
Nasce come radio parrocchiale nel 1983, in provincia di Como, in uno studio mobile retto da don Mario Galbiati, a Arcellasco d’Erba; il suo primo direttore lascerà la radio nel 1987, per fondare Radio Mater. In quell’anno diventa emittente nazionale e si diffonde ben presto in altre nazioni, costituendosi in Famiglia Mondiale di Radio Maria. E’ la radio privata col maggior numero di ripetitori sul territorio nazionale (850), è la più diffusa, seconda soltanto a Radio Rai, con una ricezione ottimale, anche perché essendo una radio parlata trasmette in monofonia. Secondo gli ultimi dati Audiradio si stimano 1.600.000 ascoltatori giornalieri (2009). Non ha introiti pubblicitari e si affida all’opera di volontari, sia giornalisti e conduttori che tecnici, avvalendosi come collaboratori di intellettuali cattolici di prestigio. Le trasmissioni trattano soprattutto di catechesi, di teologia, di attualità ecclesiale, e offrono ogni giorno otto ore di preghiera, oltre a trasmissioni di servizio, sempre nella prospettiva della fede. Grande rilievo hanno i discorsi tenuti dal direttore, padre Livio Fanzaga (sacerdote scolopiano lombardo, parroco, missionario in Africa),e i messaggi che la Madonna trasmetterebbe ai veggenti di Medjugorie, della cui verità il direttore è convinto sostenitore. Poiché la posizione della Chiesa sul luogo delle apparizioni della Bosnia Erzegovina è di estrema prudenza, e un’apposita commissione sta studiando il caso, il mondo ecclesiale si divide anche su Radio Maria. Che suscita entusiasmi come alfiere dell’ortodossia e della fedeltà al magistero, soprattutto su temi dell’educazione e della bioetica, o viene sospettata di posizioni preconciliari, di conservatorismo, di un attaccamento anacronistico alla tradizione.
Se a livello di episcopato e di popolo cristiano ci sono voluti anni per passare dallo spontaneismo ad un’idea organica di comunicazione “cattolica”, il Vaticano si è dotato di uno strumento di comunicazione efficace e “universale” ben prima: è infatti nel 1931 che Radio Vaticana viene inaugurata da Pio XI con il radio messaggio Qui arcano Dei, il 12 febbraio, alle ore 16.49: la realizzazione di questo “poderoso mezzo materiale per la diffusione dell’Idea” fu affidata a Guglielmo Marconi, ma la struttura passò presto ai Gesuiti. Secondo lo Statuto, il suo compito fu da allora “ annunciare con libertà, fedeltà ed efficacia il messaggio cristiano” e diffondere il magistero del Papa. Il suo primo direttore fu il fisico e matematico Giuseppe Gianfranceschi, non a caso una delle prime trasmissioni fu lo Scientiarum Nuncius Radiophonicus, che passava in rassegna l’attività della Pontificia Accademia delle Scienze. L’attuale direttore, che presiede altresì il Centro Televisivo Vaticano e la Sala Stampa Vaticana, è Federico Lombardi, nipote del celebre Padre Lombardi soprannominato “microfono di Dio”, per le sue seguitissime prediche via etere. La Radio svolse un ruolo fondamentale durante la guerra mondiale, nonostante i tentativi del ministro della Propaganda nazista, Joseph Goebbels, di ridurla al silenzio: trasmetteva una prudente ma libera informazione e milioni di messaggi per il ritrovamento di civili e militari dispersi. Nel dopoguerra seguì i lavori dei Conclavi, del Concilio Vaticano II, e il primo viaggio di un Papa all’estero, Paolo VI in Terra Santa, nel 1964. Proprio durante il pontificato di Paolo VI nel decreto conciliare Inter Mirifica, promulgato il 4 dicembre 1963, si dichiarava che “la Chiesa accoglie tra le meravigliose invenzioni tecniche che l’ingegno umano è riuscito a trarre dal creato, con l’aiuto di Dio, quelle che hanno offerto nuove possibilità di comunicare”. (intr., 1)
La sede storica è la palazzina Leone XIII nei Giardini della Città del Vaticano. Nell’ottobre del ‘57 viene inaugurato il Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. Alla Radio lavorano ca 400 giornalisti e operatori di oltre 60 nazionalità, poiché trasmette in 45 diverse lingue.
Negli anni ’90 hanno inizio le trasmissioni satellitari e via internet, e oggi Radio Vaticana viaggia via cavo: con lo stesso impegno, “confortare la fede e sostenere la speranza dei credenti, collegando con la Chiesa di Pietro le Chiese locali che si trovano in precarie condizioni di libertà religiosa” (Giovanni Paolo II); dal 2009, causa problemi nei bilanci, la Radio introduce la pubblicità, selezionata e controllata con cura. Autore di una poderosa spinta verso una diffusione sempre più internazionale della parola della Chiesa, Giovani Paolo II vuole che sia istituito nel 1983 il Centro Televisivo Vaticano, “con il compito di contribuire allo sviluppo della presenza della Chiesa e della cultura cristiana nel mondo mediante l’utilizzo di strumenti audiovisivi”.(discorso20 dicembre 1993 al personale in occasione dei dieci ani dell’istituzione). Dal ’96 è un organismo della Santa Sede e Televisione ufficiale dello Stato della Città del Vaticano, pur svolgendo un ruolo di agenzia, cioè di servizio per altre reti televisive. Ha un rapporto di regia, per i grandi eventi della Chiesa in mondovisione, con Rai Vaticano, la struttura RAI nata nel 1998 tra le attività per il Grande Giubileo, con il nome di Rai Giubileo. Collabora anche con Tv 2000, la televisione promossa dalla CEI. Ogni anno riprende integralmente ca 130 eventi, oltre a seguire i viaggi apostolici del Santo Padre, inoltrando via satellite il segnale in tutti i continenti. Distribuisce quotidianamente le sue immagini alle agenzie e alle tv sulle attività pubbliche del Papa; produce video, news e documentari; gestisce un archivio con una videoteca di oltre 16.000 cassette, oltre 8000 ore di registrazione, solo dal 1984 in poi. L’emittente trasmette in digitale terrestre da Castel Gandolfo per mezzo di un ripetitore posto sul Palazzo Pontificio.
Cinema. Dalle origini della storia del cinema la sua popolarità spinse la Chiesa, com’era stato per il teatro nel Medio Evo, a non comminare solo divieti, ma a cercare di capire e giudicare. Su ispirazione dell’enciclica Vigilanti Cura, di Pio XI, datata 1936, nasce in Italia il Centro Cattolico Cinematografico, i cui giudizi sui film prodotti vengono riportati nelle Segnalazioni Cinematografiche, che valutano la moralità e l’immoralità, riflettendo il senso del pudore e le visioni culturali del tempo, ma senza mai, almeno come indicazione generale, ricorrere a tagli di censura che manchino di rispetto all’autore e stravolgano il senso dell’opera. Si privilegiano due filoni di film: quello religioso, che si occupa della figura di Gesù, Sati, Pontefici, e quello spirituale, con la forma di registi quali Bresson e Dreyer fino a Zanussi, e Kieslovski.
Nel 1942 nasce la prima casa di produzione cattolica, l’Orbis Film, che segna il superamento del dilettantismo dei cattolici nel cinema: l’occasione è il compito affidato al CCC di produrre il cine ritratto firmato da Ennio Flaiano di Pio XII, Pastor Angelicus. La neonata casa di produzione coinvolge maestri come Zavattini e Blasetti, Suso Cecchi D’Amico e Soldati, Lattuada: tra i primi titoli La porta del cielo di De Sica, Il testimone di Germi. Il suo lavoro non cessò durante l’occupazione nazista della città di Roma, e cast gonfiati di attori e comparse permisero la salvezza di perseguitati politici ed ebrei. L’eredità di Orbis passa poi a Universalia (di cui si ricordano i capolavori La terra trema di Visconti e La bellezza del diavolo di Réné Clair). Nel 1946 compare l’Ente dello Spettacolo, che segna da un punto di vista cattolico il rilancio del cinema italiano del dopoguerra. Suo primo Presidente, non a caso, fu Luigi Gedda, l’intellettuale e attivista del movimento cattolico che aveva portato la Democrazia Cristiana al trionfo del ‘48. Nel 1949 nasce l’Acec, Associazione Cattolica Esercenti Cinema, che portava avanti il progetto delle prime Sale Ricreative cattoliche d’inizio secolo. Il Centro Studi Cinematografico, sorto a Milano all’inizio degli anni 50, e affidato dal cardinal Montini a don Francesco Ceriotti, aveva l’ambizione di educare gli spettatori a capire i film non solo nei contenuti, ma a comprendere la grammatica dei linguaggi dell’immagine. Ben presto il modello milanese si diffuse in tutta Italia, con lo stesso metodo, ovvero si proiettavano diversi film per diverse categorie di spettatori, studenti, lavoratori, educatori, bambini, introdotti e commentati da volontari esperti: lo scopo principale non era il commento, il giudizio morale, ma l’educazione a leggere i film per cogliere i messaggi culturali e i co dizionamenti che ne potevano derivare. Le sale diventarono presto e sempre più luoghi e spazio di incontro, testimonianza, con il sostegno di due Note pastorali della CEI e il riconoscimento giuridico avvenuto nel 1994.
Con la crisi culturale degli anni ‘70 i cattolici perdono un protagonismo di ampio respiro e lasciano il passo, mentre si esaurisce l’esperienza delle sale di comunità, che in gran parte chiudono. Anche l’attenzione del Magistero che era stata un tempo solerte e puntuale (ricordiamo che nel 1955 Papa Pio XII pronuncia due Discorsi sui film ideali) vien meno, fino all’avvento sul soglio pontificio di un papa polacco, che da giovane aveva fatto l’attore. La sua predilezione per lo spettacolo e la coscienza della sua importanza si traducono in diversi discorsi fino a culminare con il Giubileo speciale dedicato nel 2000 al mondo dello spettacolo.
L’Ente dello spettacolo, di cui è presidente Mons. Dario Edoardo Viganò, continua a seguire attività editoriali, convegni, rassegne, festival e a proporre anteprime; promuove oggi il festival del Cinema Spirituale Tertio Millennio, assegna annualmente durante la Mostra del Cinema di Venezia, il premio Robert Bresson a un regista che si sia distinto nella ricerca del significato spirituale dell’esistenza. Tra le iniziative più recenti citiamo l’International Catholic Film festival, presieduto dalla regista Liana Marabini, sotto il patronato del Pontificio Consiglio della Cultura, dal 2010, e il Fiuggi Family Fest, con opere che puntano sulla valorizzazione della famiglia e l’educazione dei ragazzi.
Fonti e Bibl. essenziale
D. Edoardo Viganò, La Chiesa al tempo dei media, Ocd, 2008; A. Verdecchia, Il maestro magico, Paoline Edizioni, 2010; A. Grasso, Storia della televisione italiana, Garzanti, 2000; D.E. Viganò, Il Vaticano II e la comunicazione. Una rinnovata storia tra Vangelo e società, Paoline, Milano 2013; F. Ruozzi, Da «buona maestra» a scrupolosa professoressa. Il ruolo della televisione nel preparare la società italiana al Concilio Vaticano II (1959-1962), in «Chiesa e Storia. Rivista dell’Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa» 3 (2013), 179-228.