Autore: Stefano Tessaglia
L’Umanesimo e il Rinascimento costituiscono un momento importante anche per la storia della chiesa, come preparazione e passaggio dall’epoca medievale all’età moderna. Nasce, a partire dal XIV-XV sec., un nuovo clima religioso e spirituale che parte dagli ambienti colti (in sintonia, soprattutto in Italia, con lo spirito umanistico) ma che poi ridonda fecondo anche a livello popolare, nell’azione caritativa e di culto. Molti gruppi, prevalentemente formati da laici, si ritrovano nei centri urbani a studiare e a meditare la Scrittura, animati da una sincera volontà di approfondimento spirituale e di santificazione personale.
È questa l’epoca in cui si ricercano da più parti soluzioni alla rilassatezza della fede religiosa e dei costumi, anche nel clero: sorgono nuovi ordini o si cerca di ricondurre la vita dei conventi al rigore della origini. In quest’ottica nascono le “osservanze”, movimenti di riforma dall’interno degli stessi conventi (domenicani, francescani, ecc.), con la finalità di riportare la vita religiosa all’osservanza della regola originaria. Nel corso del XVI sec., dopo la riforma protestante e il concilio di Trento (1545-1563), nascono nuovi ordini di cosiddetti “chierici regolari” (teatini, barnabiti, gesuiti, somaschi, ecc.) che, riuniti in comunità da una regola e sotto un superiore, si dedicano all’apostolato, allo studio e alla formazione.
A partire dal XIV sec., una nuova tendenza, comunemente nota con il nome di “devotio moderna”. Si tratta di un vasto movimento spirituale, originario del Nord Europa e dal rapido successo, che chiama ogni cristiano a condurre una vita di fede profonda, basata su una devozione personale interiore ed affettiva, non senza qualche eccesso di sentimentalismo. Questo nuovo genere di devozione prevede inoltre un programma pratico e metodico di atti di preghiera, di meditazione e di lettura della Bibbia.
Tale clima di risveglio coinvolge secondo aspetti molto diversificati tutta l’Europa che precede e segue Lutero, il concilio di Trento e le riforme, e vede nascere spontanei (e poi via via più disciplinati dopo il concilio) anche variegati movimenti di laici, che si impegnano nelle opere caritative e nella formazione spirituale, ma anche nella riforma della Chiesa.
In tutta Italia si fondano oratori, congregazioni, compagnie della carità e della dottrina cristiana, secondo tipologie e denominazioni molto varie: confraternitas, fraternitas, schola, consortium, congregatio, societas, universitas, amicitia, ecc.
Si tratta in ogni caso di piccole comunità che hanno come soggetto i laici: il clero è presente, ma in forma aggregata, per la predicazione e l’amministrazione dei sacramenti. Le iniziative sono varie e comprendono manifestazioni di culto (processioni, messe perpetue, novene, ecc.); fondazione di “luoghi pii” per l’assistenza dei bisognosi o di “fabbriche” per la manutenzione di edifici di culto; unioni a scopo di mutua assistenza tra i membri; formazione personale e pratiche penitenziali.
Ricordiamo in questo senso le confraternite legate agli ordini mendicanti (in specie ai domenicani) sorte a Bologna, a Firenze e in altri centri; l’Oratorio di S. Girolamo fondato a Vicenza da Bernardino da Feltre (1439-1494), con l’impegno per i sodali di visite settimanali ai poveri e malati, in collegamento con l’ospedale della Misericordia; la Pia opera di Santa Corona (1497) del domenicano Stefano da Seregno; le Compagnie della Carità (1519) del card. Giulio de’ Medici (1478-1534), futuro papa Clemente VII; ma anche gruppi devoti di studio della Scrittura come quello fondato a Venezia da Paolo Giustiniani (1476-1528) e dai suoi compagni di università Vincenzo Quirini (1479-1514) e Gaspare Contarini (1483-1542).
Nel contesto della riforma cattolica italiana spicca senza dubbio l’Oratorio o Compagnia del Divino Amore, che si raccoglie a Genova attorno a Caterina Fieschi (1447-1510), nobildonna dedita a una vita di preghiera, penitenza e carità. Caterina, indotta da una rivelazione mistica ad abbandonare l’esistenza mondana avviata col marito, dal 1473 intraprende una vita di carità, giungendo ad essere a capo della sezione femminile dell’ospedale del Pammatone (Genova), e distinguendosi per l’abnegazione dimostrata durante le pesti del 1497 e del 1501. A partire dal 1497, su iniziativa del suo discepolo Ettore Vernazza (1470ca-1524), inizia ad operare la Compagnia del Divino Amore, insieme con quella del Mandiletto, i cui aderenti sono impegnati, con discrezione e conservando l’anonimato, a portare aiuti alle famiglie indigenti.
La Compagnia si dedica, secondo un programma stabilito e con un numero definito di membri (trentasei laici e quattro presbiteri, per un totale di quaranta componenti), alla formazione e santificazione personale, secondo una devozione intensa e rilevanti attività caritative, in particolare l’assistenza ai malati più gravi e agli “incurabili”. Il Divino Amore ha una rapida diffusione e l’esperienza genovese si trasferisce poi in altre città italiane, tra cui Savona, Bologna, Vicenza, Verona, Padova e Venezia. L’oratorio di Roma, forse il più importante e sorto intorno al 1515, insieme con quello Napoli (1518), assume un rilievo speciale, con l’impegno per gli associati della partecipazione frequente all’eucarestia, confessione, comunione almeno mensile, digiuno settimanale, preghiera personale e visite agli infermi più gravi e abbandonati. Da questo gruppo romano passano anche Gian Pietro Carafa (1476-1559), futuro papa Paolo IV, e Gaetano da Thiene (1480-1547), poi fondatori dei Teatini, con altre importanti personalità della riforma ecclesiastica.
Provenendo da questa esperienza, il sacerdote Bartolomeo Stella († 1554) fonda a Brescia nel 1521 un ospedale per gli incurabili, collegato ad un circolo di laici (tra cui alcune donne e Angela Merici) e denominato “Amicitia” (1525), identico nome scelto da Antonio Maria Zaccaria (1502-1539) per il gruppo di fedeli cremonesi associati con lui.
In seguito, presso l’Oratorio dell’Eterna Sapienza di Milano (importante ma poco duratura esperienza di oratorio, 1500-1530), lo Zaccaria con alcuni membri dà vita alla Compagnia dei Figlioli e delle Figliole di Paolo Santo, una formazione religiosa originale, formata da tre collegi, uno di sacerdoti, uno di religiose e uno di laici. Nascono così i Barnabiti, preti di vita austera dediti all’attività pastorale (approvati da Clemente VII nel 1533) e insieme con loro, riunite attorno alla nobile Ludovica Torelli (1500-1569), vi sono appunto un collegio di donne (le Angeliche), non legate alla clausura e consacrate all’azione apostolica tra il popolo, nonché un gruppo di persone sposate, chiamate appunto i “maridati”.
Un’altra iniziativa importante, nata a Milano ma in seguito divenuta esperienza diffusa, è quella della Compagnia della Dottrina cristiana, fondata nel 1536 presso l’oratorio della chiesa dei Santi Giacomo e Filippo dal sacerdote Castellino da Castello (1476ca-1566), già membro dell’Opera di Santa Corona. Insieme con un gruppo di laici, egli riunisce ragazzi (e ragazze) delle classi più disagiate, insegnando loro a leggere e scrivere, per poi proseguire con un’istruzione propriamente religiosa, anche grazie ad un catechismo in forma di domande e risposte da lui stesso composto. Scuole di questo genere non esistono all’epoca e l’iniziativa incontra presto grande favore, estendendosi rapidamente (nella sola Milano si contano trenta scuole): al gruppo originario si aggiungono molti collaboratori e sono aperte nuove sedi, con l’ammissione anche di adulti. Per organizzare ed amministrare questa imponente attività lo stesso Castellino dà vita, nel 1539, ad una confraternita che diffonde l’esperienza delle scuole in tutto il Nord Italia, cercando di rispondere al problema dell’istruzione religiosa popolare affrontato anche dal concilio di Trento. Lo stesso card. Carlo Borromeo, alla morte del fondatore, prende a cuore e consolida le Compagnie della Dottrina Cristiana, emanando nuove Costituzioni (1569).
Del tutto singolare e feconda di ulteriori sviluppi, sia in ambito laicale che clericale, è l’attività avviata a Roma dal fiorentino Filippo Neri (1515-1595).
Uomo intensamente impegnato in una ricerca spirituale personale, egli compie esperienze di vita eremitica ma anche di attività caritativa e collabora a Roma alla fondazione della Confraternita della Santissima Trinità (1548) per l’accoglienza dei migliaia di pellegrini che giungevano a Roma in occasione di solennità e specialmente di giubilei.
Divenuto sacerdote Filippo Neri si dedica al ministero pastorale (in specie come confessore) e successivamente dà vita, con alcuni dei suoi fedeli e penitenti, all’iniziativa dell’Oratorio presso la chiesa di S. Girolamo della Carità (poi in S. Maria in Vallicella), dando subito prova della sua particolare vocazione insieme mistica e pratica, ascetica e attiva.
Nato e modellato dal carattere gioviale ed aperto del suo fondatore, l’Oratorio si configura immediatamente come momento di sano impiego del tempo libero per un gruppo di giovani e di uomini, ma anche come luogo di formazione, alternativo all’ozio borghese, attraverso letture e conversazioni spirituali. La formula raccoglie un rapido consenso, i fedeli crescono e le iniziative si diversificano: visite culturali e devote (di grande diffusione è quella alle “sette chiese” di Roma), conferenze (celebri quelle di Cesare Baronio sulla storia della chiesa), pratica della musica e del canto, nonché altri “onesti divertimenti”.
Successivamente, quest’esperienza di formazione laicale si diffonde in altre città e, nell’ambito dell’Oratorio romano, prende forma (con bolla di Gregorio XIII del 1575) anche una congregazione religiosa (Oratoriani o Filippini) che già informalmente si era riunita attorno a Filippo Neri e si inserisce nella prospettiva del rinnovamento spirituale e pastorale del clero. Si verifica così, come in molti casi, che le iniziative di rinnovamento laicale, la riforma del clero e i nuovi modi di vita religiosa, si legano e si integrano a vicenda pro reformatione Ecclesiae Dei in capite et in membris.
Fonti e Bibl. essenziale
A. Bianconi, L’opera delle Compagnie del “Divino Amore” nella Riforma Cattolica, Lapi, Città di Castello 1914; P. Paschini, Le Compagnie del Divino Amore e la beneficenza pubblica nei primi decenni del Cinquecento, in Tre ricerche sulla storia della Chiesa nel Cinquecento, Edizioni Liturgiche, Roma 1945, 3-88; M. Marcocchi, La Riforma Cattolica: documenti e testimonianze, 2 voll., Morcelliana, Brescia 1967-1970; M. Petrocchi, Storia della spiritualità italiana. II. Il Cinquecento e il Seicento, Ed. Storia e Letteratura, Roma 1978; G. G. Meersemann – G. P. Pacini, Le confraternite laicali in Italia dal quattrocento al seicento, in AA.VV., Problemi di storia della chiesa nei secoli XV-XVII, Ed. Dehoniane, Napoli 1979, 109-136; M. Marcocchi, Per la storia della spiritualità in Italia tra il cinquecento e il seicento, in AA.VV., Problemi di storia della chiesa nei secoli XV-XVII, Ed. Dehoniane, Napoli 1979, 223-265; A. Cistellini, Figure della riforma pre-tridentina, Morcelliana, Brescia 1979; A. Cistellini, San Filippo Neri, l’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, 3 voll., Morcelliana, Brescia 1989; A. Bianchi, Le scuole della dottrina cristiana: linguaggio e strumenti per un’azione educativa “di massa”, in F. Buozzi – D. Zardin (edd.), Carlo Borromeo e l’opera della “grande riforma”. Cultura, religione e arti del governo nella Milano del pieno Cinquecento, Milano 1997; D. Solfaroli Camillocci, I devoti della carità. Le confraternite del Divino Amore nell’Italia del primo Cinquecento, Ed. La Città del sole, Napoli 2000.