Autore: Alejandro M. Dieguez
Così denominata dalla cost. Regimini Ecclesiae Universae di Paolo VI, del 15 agosto 1967, la Congregazione del Concilio, venne istituita per curare la retta interpretazione e applicazione delle norme del Concilio di Trento. Anche dopo l’unità d’Italia continuò ad occuparsi prevalentemente della disciplina ecclesiastica del clero secolare e del popolo cristiano, dirigendo l’istruzione catechistica e curando l’osservanza dei precetti di vita cristiana, esercitando la sua giurisdizione su parroci, canonici, confraternite, pie associazioni, azione cattolica, legati pii, benefici, offici, beni ecclesiastici, tasse e tributi. Oltre ad occuparsi della revisione degli atti dei concili e delle conferenze episcopali nazionali e regionali, curò l’esame delle relazioni ad limina ma solo fino al 1908, quando tale compito fu devoluto alla Congregazione Concistoriale dalla Sapienti consilio, che tolse al Concilio buona parte delle sue attribuzioni tradizionali. Anche se strutturato formalmente in tre sezioni specifiche solo dal 1929, il dicastero esplicitò la sua attività nei tre campi della disciplina del clero e dei fedeli, dell’attività pastorale e catechistica e dell’amministrazione dei beni ecclesiastici.
Occupandosi della disciplina del clero in seguito alla costituzione dello Stato italiano, dovette affrontare casi non privi di implicazioni politiche, come la situazione giuridica di un canonico condannato al carcere «quia adversus actuali gubernandi ordini et quia obsequens aulae Romanae» (1868) o quello, ancor più rumoroso, del “processo del caffè” intentato dalla curia milanese contro don Davide Albertario, noto e scomodo campione dell’intransigenza, per aver infranto la legge del digiuno eucaristico (1884-1885). Dovette poi regolare l’emigrazione del clero italiano in America (1890), ribadire l’impossibilità di nominare due vicari generali nella stessa diocesi (1893-1894), condannare l’abuso della celebrazione di messe come merce di scambio per l’acquisto di libri, di suppellettile sacra o di abbonamenti a giornali (1893, 1897).
Fino al 1908, quando questi due compiti furono poi concentrati nella Concistoriale, esercitò la sua sorveglianza sul governo pastorale dei vescovi tramite l’esame sia delle relazioni quinquennali (ad limina) che, per un breve quadriennio, delle relazioni sulla visita apostolica alle diocesi di Italia, indette da Pio X per mezzo del Concilio in modo da poter conoscere, nelle mutate condizioni delle popolazioni, «quid boni ac meriti alicubi sit, aut quid forte reprehensione dignum» (1904). Per quanto riguarda i concili e le conferenze episcopali regionali – nell’Italia postunitaria non furono celebrati concili nazionali e la Conferenza Episcopale Italiana mosse i primi passi soltanto nel secondo dopoguerra – ribadì nel 1932 la necessità di convocare ogni anno le conferenze episcopali nelle singole regioni ecclesiastiche italiane e di rimettere le deliberazioni alla stessa congregazione per l’esame dei relativi decreti.
Nell’ambito della tutela della disciplina dei fedeli, cercò inizialmente di contrastare il proselitismo protestante, soprattutto a Roma (un questionario sull’argomento fu diramato agli ordinari d’Italia nel 1947), poi con l’istituzione del Centro per la Preservazione della fede nel 1959 la sua attività attenuò il tono polemico per assumere un compito di illustrazione dei principi della dottrina cattolica e di promozione della cultura biblico-religiosa. Dal 1961 si occupò anche del fenomeno turistico per provvedere alle cui esigenze fu istituito nel 1966 un apposito Ufficio per la pastorale del turismo. Seguì inoltre con particolare attenzione il fenomeno della moda, il problema del comunismo e della partecipazione dei credenti al Partito comunista.
Un altro importante ambito di impegno della congregazione è stato quello della promozione dell’insegnamento catechistico: per dargli un maggiore impulso diramò un questionario ai vescovi italiani sull’insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli e agli adulti (1920), ribadendone l’importanza con altra circolare in seguito al ripristino dell’insegnamento religioso nelle scuole primarie operato dal Fascismo (1924) e promulgando un testo nazionale per le scuole primarie d’Italia (1931). Istruzioni e norme per lo stesso insegnamento nelle scuole pubbliche italiane furono diramate invece con una circolare del 1930, mentre con un decreto del 1931 furono modificate alcune formule del Catechismo della dottrina cristiana di Pio X, in seguito al riconoscimento degli effetti civili al sacramento del matrimonio, sancito dai Patti Lateranensi. Con decreto del 1935 istituì l’obbligo per gli ordinari di trasmettere una relazione quinquennale sull’insegnamento catechistico. Oltre alla normale e continua vigilanza sull’insegnamento religioso nelle scuole statali con la relativa revisione ed approvazione dei testi, promosse congressi, convegni e corsi per lo studio dei problemi catechistici e per l’approfondimento della metodologia.
In seguito agli eventi che decretarono l’unità d’Italia, la Congregazione del Concilio fu chiamata ad intervenire in difesa dei beni ecclesiastici «a Praedonibus publicis usurpata» con le leggi che, ad esempio, consentivano di impossessarsi dei fondi di iuspatronato cedendo al fisco la terza parte e di abolire le decime ecclesiastiche (1867-1887). Prese poi energicamente posizione davanti ai tentativi di introdurre nelle province ecclesiastiche veneta e milanese la prassi dell’elezione popolare dei parroci, appena concessa per le diocesi della Svizzera (1874).
Dopo i Patti Lateranensi diramò istruzioni relative all’amministrazione dei beni beneficiari ed ecclesiastici in Italia, stabilendo precise norme circa la consegna della gestione economale, la custodia di titoli e valori, il funzionamento degli uffici amministrativi diocesano e centrale (1929-1930); norme richiamate con circolare del 1960, onde evitare inconvenienti «in una materia così complessa e delicata». Si occupò del patrimonio artistico delle chiese italiane emanando nel 1939 disposizioni per la sua custodia e conservazione, mentre alcune norme circa il prestito del materiale conservato negli archivi ecclesiastici furono comunicate successivamente con lettera del dicembre 1952. Inoltre esercitò sorveglianza sugli enti ecclesiastici in Italia, in particolare sulla gestione delle casse diocesane, delle casse rurali e banche cattoliche, dei santuari (il prefetto del Concilio fu alla guida anche della Congregazione Lauretana, tacitamente soppressa dal CIC del 1917 e ripristinata come commissione da papa Giovanni XXIII nel 1960), e delle basiliche palatine (Acquaviva, Altamura, Bari, Benevento e Manfredonia).
Nel periodo della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale, il dicastero si impegnò a favorire la riparazione dei danni bellici e la costruzione di nuove case parrocchiali. Per consentire la dotazione di nuove parrocchie, dal 1955 permise l’esecuzione di stralci di terreno dai benefici meglio provvisti in Italia. Approvò poi la conversione della proprietà fondiaria ecclesiastica sia per assecondare la politica agraria italiana che per favorire lo sviluppo dell’edilizia popolare, procurando comunque nuovi e utili investimenti.
Nel 1963, in seguito alla entrata in vigore del nuovo catasto edilizio in Italia e all’applicazione di nuove imposte erariali, intervenne con determinazione affinché fossero tenuti in dovuta considerazione i fini degli stabili, oltre alla carenza dei mezzi in cui si trovavano gli enti tassati, costituiti a scopo di religione, di cultura, di carità, di istruzione e formazione cristiana del popolo. Alla formazione del personale delle curie vescovili provvide con il corso di prassi amministrativa canonica tenuto presso lo studio annesso alla congregazione. Un obiettivo fortemente perseguito dal dicastero sin dagli anni Venti fu il miglioramento della vita spirituale e materiale del clero in Italia: vi furono infatti tentativi di imporre delle pensioni o tributi sui benefici pingui, di aprire una casa di riposo per il clero anziano e povero e di riordinare la distribuzione del clero nell’Italia meridionale. Raccogliendo il contributo delle diocesi italiane, favorì l’apertura nel 1936 del “sanaclero” di Arco per i sacerdoti poveri e ammalati.
Dopo un primo progetto di “previdenza per il clero in Italia” del 1924, nel 1941 il Concilio provvide ad istituire una “Cassa di sovvenzioni per il clero bisognoso-invalido in Italia”. Oltre a sostenere l’attività della Federazione tra le associazioni del clero affinché fosse sempre rispondente alle esigenze dei tempo, seguì con attenzione le fasi parlamentari della legge civile che nel 1961 istituì un Fondo per l’assicurazione di invalidità e vecchiaia del clero in Italia. Dopo la promulgazione dei decreti conciliari e delle relative norme esecutive nel 1966, il dicastero si adoperò per adeguare la sua giurisprudenza e la sua prassi alle nuove direttive e allo spirito del Concilio Vaticano II. Come per altre congregazioni romane, la politica ecclesiastica nei riguardi dell’Italia sembra evolvere da una posizione inizialmente difensiva rispetto alla novità dello Stato unitario ad un atteggiamento di promozione e stimolo, secondo le nuove esigenze pastorali e sociali, gli orientamenti dei diversi pontificati e del proprio personale direttivo.
Fonti e Bibl. essenziale
La Sacra Congregazione del Concilio. Quarto centenario dalla fondazione (1564-1964). Studi e ricerche, Città del Vaticano 1964; N. Del Re, La curia romana. Lineamenti storico-giuridici, Edizioni di storia e letteratura, Roma 19984, 149-162; L’attività della S. Sede, Città del Vaticano 1939-2005; F. Jankowiak, La Curie romaine de Pie IX à Pie X. Le gouvernement central de l’Église et la fin des États pontificaux (1846-1914), École française de Rome, Rome 2007, 577-578; M. Piacenza, La Congregazione per il Clero, in Ephemerides Iuris Canonici 50 (2010) 79-120; D. Salvatori, Congregación para el Clero, in Diccionario general de derecho canónico, II, Universidad de Navarra-Thomson Reuters Aranzadi, Navarra 2012, 532-535; A.M. Dieguez, La sollecitudine pastorale della Chiesa nelle Plenarie della Congregazione del Concilio durante il pontificato di Pio XI (1922-1939), in Studi in onore del Cardinal Raffaele Farina, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 2013, 497-522.