Terz’ordini – vol. I

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    Autore: Pereira Sergio

    Fino al Basso Medioevo i laici che aspiravano alla vita devota non intravedevano altra possibilità che entrare in monastero o associarsi a un ordine religioso per beneficiare delle ricchezze spirituali. C’erano diverse forme di associazioni che non è il caso nominarle tutte. Tra di esse, si trovavano i laici che rimanevano nel mondo facendo un patto con un convento, una abazia o una collegiata, che chiamavano speso fraternità, oblati o donati. Questo spontaneo raggrupparsi di alcuni secolari attorno ai religiosi diede forma a ciò che alla seconda metà del XIII secolo sarà conosciuto con il nome di Terz’ordine. Ci sono, però, elementi affini a questa istituzione negli oblati di san Benedetto e di san Norberto che compaiono agli inizi del secolo XII; verso la fine dello stesso secolo appaiono i Poveri Cattolici e gli Umiliati. Questi ultimi, provenienti dal gruppo di valdesi milanesi riconciliati con la Chiesa, fu riconosciuto da Innocenzo III e diviso in tre distinti sezioni, l’ultima delle quali era costituita dalle persone viventi nel secolo sotto una Regola. Su questo dato si può dire che il Terz’ordine è, in fine, un’ulteriore espressione della spiritualità dei laici, specialmente dei movimenti di penitenza e pauperistici del XII e XIII secolo.

    Tuttavia, chi diede forma propria e duratura a questi movimenti fu il movimento francescano in Italia nella prima metà del XIII secolo, anche se alla sua nascita non si può parlare di terziari, ma, di laici chiamati alla penitenza, che assumevano la spiritualità francescana e partecipavano ai privilegi e benefici spirituali dell’ordine. A essi Francesco d’Assisi scrisse la Lettera a tutti i fedeli, probabilmente verso il 1220, e Memoriali prepositi del 1221 (quest’ultimo attribuito a papa Niccolò III). La diffusione dei frati minori comportò una proporzionale diffusione dei gruppi di laici sposati e non sposati della penitenza. Fu il papa Niccolò IV a riorganizzare questi gruppi in un’unica realtà, mediante la bolla Supra montem, del 19 agosto 1289. In essa, il pontefice dà a Francesco d’Assisi il titolo di huius ordinis institutor, da dove proviene che sia stato considerato il fondatore del così detto Terz’Ordine della Penitenza di San Francesco.

    Sulla scia del francescanesimo, gli altri ordini mendicanti ebbero le loro Fraternitas de Poenitentia, che, però, sono nate come associazioni analoghe al modello francescano in un periodo successivo. La Santa Sede riconobbe espressamente ai vari Ordini religiosi mendicanti il diritto di aggregarsi e dette analoghe associazioni, con le proprie particolarità: ai domenicani nel 1406, agli agostiniani nel 1409, ai serviti nel 1424, ai carmelitani nel 1476, ai minimi nel 1501, ai carmelitani scalzi nel 1594, ai mercedari nel 1680 e ai trinitari e premonstratensi nel 1751. Ciononostante, non significa che non ci fossero dei laici aggregati sin dalla loro origine a ognuno degli ordini sopra nominati. Infatti, quando la Santa Sede approvava espressamente associazioni analoghe al Terz’Ordine Francescano, sanciva spesso una situazione prima esistente.

    I penitenti, o terziari francescani, si sono diffusi rapidamente per tutta l’Italia, in maniera molto densa nei territori centro-settentrionali, durante il XIV secolo, periodo a cui risalgono le tendenze di alcuni penitenti a unirsi in vita comune sul modello religioso, secondo la Regola di appartenenza, con uno o più voti religiosi, formando varie congregazioni con statuti propri, rendendo difficile la distinzione tra secolari e regolari. In questo senso, è importante la classifica fatta dal Concilio Lateranense V, nella Costituzione Dum intra promulgata il 19 dicembre 1516, nella quale si enumerano quattro gruppi diversi: i terziari a vita comune (regolari), i terziari che vivevano nei conventi insieme con i frati di voti solenni, le terziarie che vivevano avendo promesso con voto vita virginale o casta, e i terziari e le terziarie secolari che vivevano non solo nei loro ambienti, ma anche esercitavano la vita propria del secolo, cioè senza voti religiosi. Con questa divisione viene sancita ufficialmente la distinzione tra terziari regolari e secolari.

    Terz’Ordine Regolare. Leone X, mediante la costituzione Inter cetera, del 20 gennaio 1521, emanò una Regola per i gruppi di terziari di vita comune e quelli che vivevano nei conventi con i frati, imponendo a tutti i voti solenni e la vita comune. Questi ultimi diventarono parte vera e propria del primo ordine, mentre dal primo gruppo nacque, il così detto, Terz’Ordine Regolare. Il quale fu un caso esclusivamente francescano.

    I terziari francescani regolari adottarono la Regola di Niccolò IV, cioè la Supra montem, e le sue comunità fiorirono specialmente a partire del XIV secolo, con la nascita delle comunità di penitenti o terziari. In Italia sono note in questo periodo, tra altre, le fondazioni della Liguria, Toscana ed Umbria, più le città di Milano, Vicenza, Ferrara e Messina. Gli altri ordini mendicanti, invece, non avevano ufficialmente un Terz’Ordine Regolare. Fino a XV secolo è permesso ai domenicani di annoverare in comunità alcune delle proprie terziarie a Firenze, Prato e Perugia.

    Dopo il Concilio di Trento, le istituzioni maschili ebbero una riforma voluta dal papa Pio V, che ebbe forma soltanto nel Terz’Ordine Francescano. I terziari regolari in pratica sparirono in questo secolo, quelli del movimento francescano furono obbligati ad unirsi agli Osservanti, mediate la bolla Ea est officii nostri ratio, del 3 luglio 1568. Solo il Terz’Ordine Francescano Regolare dell’Italia riacquistò la sua indipendenza il 29 marzo 1586, con la bolla Romani Pontificis providentia di Sisto V.

    Le terziarie, che vivevano in comune, furono obbligate alla clausura dal papa Pio V, con la bolla Circa pastoralis, del 1566, sotto la minaccia di essere soppresse se non osservavano la nuova normativa. La maggioranza di queste comunità divennero pian piano comunità monastiche del secondo ordine, anche se ad alcune di esse fu concesso osservare la Regola di Niccolò IV, aggiungendo l’ingiunzione di Pio V con la bolla sopra citata. Tuttavia alcuni monasteri riuscirono a svolgere delle attività pastorali: la storia di molte città italiane è piena di questi «conventi aperti», conosciuti con il nome di conservatori, lasciati in vita dalle autorità ecclesiastiche, fin quando il richiamo alla clausura non fu più severo. Molte fraternità di terziarie sparirono in questo periodo ed alcune diedero origine a numerosi istituti di voti semplici. Le terziarie che vivevano nelle loro case e professavano il voto di castità coniugale o virginità non furono colpite dalle prescrizioni della Circa pastoralis.

    In questa forma di comunità autonoma i terziari regolari ebbero una basta diffusione, soprattutto in ambito femminile. Dalla fine del XIII fino al XVIII secolo, si può parlare di centinaia di terziari e terziarie in Italia, legati ai diversi ordini mendicanti. Solo a Roma en 1514 si contavano 16 «case sante», nome con cui erano conosciuti i luoghi dove facevano vita comune gruppi di terziari. Anche se avevano preso una Regola di vita e iniziarono a fare vita comune, per cui regolari, i terziari non erano considerati religiosi o religiose.

    Il Terz’Ordine secolare. Dopo la distinzione fatta dal Concilio Lateranense V nel 1521 tra regolari e secolari, e grazie alla recente invenzione della stampa, fiorirono una serie di manuali e commenti alle diverse Regole che fanno notare il modo in cui il Terz’Ordine Secolare partecipava ai privilegi e benefici spirituali del rispettivo ordine mendicante, specialmente le indulgenze offerte secondo il calendario proprio e universale.

    Tra il XVI e il XVIII secolo gli ordini terziari secolari ebbero un grande sviluppo. Nel territorio italiano, il Terz’Ordine Secolare Francescano conobbe un grande espansione, grazie all’impegno di alcuni frati osservanti come Giovanni da Capestrano. La Compagnia di Santa Maria dei Servi, anche essi italiani, associati alla spiritualità dei Servi di Maria, furono approvati nel 1424 dal papa Martino V, e trovarono la massima diffusione nel Veneto e nella Toscana. L’Ordine dei Minimi, fondato da Francesco da Paola verso il 1435, in Calabria, sin dal inizio dettò norme per coloro che volevano vivere nei propri ambienti la spiritualità incarnata dal paolano. I terziari minimi furono approvati dal papa Alessandro VI nel 1501, quando il fondatore era ancora in vita.

    I penitenti agostiniani (diversi di quelli chiamati cinturati considerati una specie di quart’ordine), le fratellanze trinitarie per la redenzione degli schiavi, e i mantellati domenicani e i carmelitani, tutti laici del rispettivo ordine religioso, tutti presenti nella Italia del nostro tempo di studio, divennero Terz’Ordine Secolare, con le successivi approvazioni pontificie sopra elencate.

    I Terz’Ordini, siano regolari siano secolari, conobbero una grande decadenza a causa dalle leggi eversive e dalle soppressioni degli ordini religiosi che si susseguirono dalla fine del XVIII secolo. Per quanto riguarda all’Italia, la soppressione dei Terz’Ordini da parte di Giuseppe II, attuata dal 1780 al 1790, affettò alle diverse fraternità della Lombardia e del Veneto. Infine, nel Regno d’Italia, durante il periodo napoleonico, con decreto del 25 aprile 1810, furono soppressi tutti gli istituti, corporazioni, congregazioni, ed associazioni ecclesiastiche di qualunque natura (eccettuate le suore di carità e poche altre congregazioni dedite all’educazione). Tuttavia, alcuni terz’ordini riuscirono evadere la legge di soppressione.

    Terziari italiani illustri. I Terz’Ordini hanno impresso un’orma marcata nella storia della Chiesa e della società italiana: specialmente nella numerosa schiera di santi, uomini e donne illustri. Tra i terziari francescani italiani più noti ci furono: Rosa de Viterbo (1233-1251), chi espugnò una forte posizione in difesa del papato nella lotta fra Guelfi e ghibellini; Angela da Foligno (1248-1309), uno dei più grandi esempi della mistica francescana; Corrado Confalonieri (1290-1351), penitente piacentino che condusse vita anacoreta; Angelina di Marsciano (1357-1435), considerata fondatrice del Terz’Ordine Francescano Regolare; Francesco da Paola (1416-1507), fondatore dell’Ordine dei minimi; il napoletano Gaetano da Thiene (1480-1547), cofondatore dell’Ordine dei Chierici regolari teatini; la bresciana Angela Merici (1474-1540), fondatrice della Compagnia di Sant’Orsola; il fiorentino Filippo Neri (1515-1595), fondatore degli oratoriani; Carlo Borromeo (1538-1584), cardinale e vescovo di Milano che contribuì alla riforma della Chiesa; Maria Francesca delle Cinque Piaghe (1715-1791), napoletana nota per le sue estreme penitenze; Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842), fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza a Torino; Vincenza Gerosa (1784-1847), cofondatrice dell’Istituto delle suore della carità, dette di Maria Bambina, a Bergamo.

    Gli agostiniani ostentano nella lista dei suoi terziari la friulana Elena di Udine (1396-1458) e Cristina da Spoleto (1432-1458), entrambe vedove, entrarono al Terz’Ordine della Penitenza di Sant’Agostino e se dedicarono all’attenzione dei malati e dei poveri. Anche terziario agostiniano fu Giovanni Battista Jossa (1767-1828), il quale si distinse come apostolo nelle cinque carceri cittadine di Napoli.

    Il Terz’Ordine Domenicano italiano ebbe delle grandi figure come Caterina da Siena (1347-1380), nota per la sua corrispondenza con il Papa, insistente su il suo ritorno alla Sede Romana; Maddalena Panattieri (1443-1503), suora laica della penitenza di San Domenico; e Colomba da Rieti (1467-1501), fondatrice del monastero domenicano di Perugia.

    Terziario mercedario fu il sacerdote romano Gaspare del Bufalo (1786-1837), fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue. I trinitari, tra altri, hanno avuto come terziari: il papa Innocenzo XI (1611-1689); Teresa Cucchiari (1734-1801), fondatrice delle Maestre Pie della Santissima Trinità a Roma; Anna Maria Taigi (1769-1837), mistica senese dedita alle opere di carità a Roma; ed Elisabetta Canori Mora (1774-1825), romana, anche lei mistica, sposa e madre di famiglia.

    Si ebbe il caso in cui una persona poteva appartenere a diversi Ordini Secolari, normalmente possibile ai principi e alti ecclesiastici. Il sacerdote romano Vincenzo Pallotti (1795-1850), fondatore della Società dell’Apostolato Cattolico, per esempio, fu terziario francescano, minimo, mercedario e trinitario allo stesso tempo.

    Fonti e Bibl. essenziale

    A parte le voci dedicate dal Dizionario degli Istituti di Perfezione sia ai singoli ordini terziari regolari e secolari, sia al concetto generale del terz’ordine, si vedano: M. Asselle, Le radici del passato le sfide del futuro. Il Terz’Ordine Francescano di fronte ai nuovi movimenti ecclesiali, Porziuncola 2014; Atti del Convegno nazionale nel V centenario dell’approvazione della I Regola del T.O.M., in «Charitas», n. s. 36 (2001); A. Benvenuti Papi, «In castro poenitentiae». Santità e società femminile nell’Italia medievale, Roma, Herder, 1990; J. De Longny, A l’ombre des grands Ordres, Parigi 1936; E. Kajetan, Origini e inizi del movimento e del ordine francescano, Milano, Jaka Book, 1990; A. Romano di S.T., Le affiliazioni dell’Ordine Trinitario. Appunti storici, Isola del Liri 1947; S. da Romallo, Terz’Ordine, in Enciclopedia Cattolica, XI, Firenze 1953, coll. 2044-2048; Terz’Ordine Agostiniano, Tolentino 1944; A. Vauchez, I laici e la vita religiosa, in «Storia del Cristianesimo. Religione-politica-cultura», 5, Apogeo del papato ed espansione della cristianità (1054-1274), edizione italiana a cura di Augusto Vasina, Roma, Borla-Città Nuova, 1997, 804-820; A. Vauchez, Penitenti laici e terziari nei sec. XIII e XIV, in Ordini mendicanti e società italiana XIII-XV secolo, Milano 1990, 206-220.

    LEMMARIO