Archeologia – vol. II

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    Autore: Giovanni Liccardo1

    Tra apologia e ricerca scientifica. La preoccupazione dei teologi cattolici (tra i primi Onofrio Panvinio, Alfonso Ciacconio, Filippo De Winghe e S. Filippo Neri) di opporre la prova degli antichi monumenti cristiani alle argomentazioni dei Pro­testanti, diede il primo impulso agli studi di archeologia cristiana. Ma sul finire del ‘500 le esplorazioni di Antonio Bosio (copiò iscrizioni, riprodusse con disegni pitture e sculture) furono in parte già condotte con metodo scientifico; nondimeno, l’interesse verso le catacombe fu orientata generalmente a ricercare “corpi santi” e “segni” di martirio: palme, corone, pettini, conchiglie, anelli di osso, lucerne, ampolle di vetro e vasi di creta. Fu l’azione di papa Benedetto XIV, più attento al significato scientifico dell’archeologia, ad iniziare la collezione dei monumenti delle catacombe nel Museo cristiano della Biblioteca Vaticana, dove riunì vetri dorati e diverse iscrizioni. Più tardi, su suggerimento di Gaetano Marini, Pio VII ampliò la raccolta, da cui Pio IX prese poi alcune delle principali epigrafi cristiane per il Museo che egli istituì nel Laterano. Giuseppe Marchi guidò, invece, gli studi Giovanni B. de Rossi (1822-1894), considerato il fondatore della moderna archeologia cristiana. Le tante opere da lui pubblicate compongono un prodotto scientifico di primaria rilevanza e attestano la validità del suo metodo. Dai primi del Novecento gli specialisti di archeologia cristiana si sono poi moltiplicati e sono fiorite vere e proprie scuole, oltre che in Italia, in varie altre parti del mondo.

    Studi e scoperte. Negli ultimi decenni il quadro dell’archeologia cristiana è andato sempre più trasformandosi, grazie agli scavi che spesso hanno riportato alla luce testimo­nianze delle chiese primitive e le hanno inserite in un più ampio contesto storico-culturale. Per quanto riguarda l’Italia, di notevole rilievo sono stati i lavori eseguiti negli anni quaranta-cinquanta del Novecento sotto la basilica di S. Pietro alla ricerca del suo sepolcro. Le esplorazioni, eseguite in quel particolare frangente storico con notevole accortezza e superando grandi ostacoli, hanno confortato le testimonianze di una tradizione cultuale bimillenaria: sono stati scoperti parti di una necropoli romana con ricchi edifici sepolcrali e in mezzo ad essi una modesta edicola, risalente al 160 d. C., che presumibilmente fu costruita sulla tomba di S. Pietro.2

    Sempre a Roma, negli ultimi decenni del Novecento sono stati eseguiti importanti scavi presso la basilica di S. Cecilia in Trastevere, nella basilica di S. Clemente, nei pressi del Colosseo, e nella basilica di S. Lorenzo in Lucina, mentre un edificio chiesastico è stato rinvenuto lungo la Via Ardeatina, nel complesso di S. Callisto. La chiesa, di carattere funerario, è purtroppo ridotta al livello delle fondazioni, ma si sono identificate la navata centrale, le absidi e il deambulatorio. L’intero pavimento era coperto da tombe, tra le quali una è collocata proprio al centro dell’abside, purtroppo depredata già nell’antichità: gli studiosi ritengono che questa chiesa fu costruita da papa Marco nel 336 e in quella tomba “privilegiata” era deposto proprio il suo corpo. Infine, in un cubicolo delle catacombe romane di santa Tecla, in via Ostiense, vicino alla basilica di San Paolo fuori le mura, recentemente sono state identificate le più antiche icone degli apostoli Pietro, Paolo, Andrea e Giovanni.

    Importanti scoperte di archeologia cristiana sono state realizzate negli ultimi decenni anche in diversi siti italiani; degni di nota sono i ritrovamenti fatti nel 1975 nelle catacombe di S. Gennaro a Napoli (con la scoperta della tomba del martire e di una ricchissima serie di mosaici) e quelli realizzati nel complesso di basiliche di Cimitile (Nola), sempre in Campania, dove è stata meglio chiarita l’intricata sequenza di strutture cristiane e pagane: ha trovato conferma l’ipotesi che vede nella cittadina campana uno dei centri di spiritualità più attivi e frequentati dell’Italia meridionale per l’età antica. In Liguria notevole è il ritrovamento di un secondo fonte battesimale, a pianta ottagonale, nel suburbium meridionale di Albingaunum; ma rilevanti risultati hanno conseguito anche i molti scavi nelle catacombe (per esempio, in quella di Villagrazia di Carini) e nelle chiese siciliane (edificio della Pirrera). A Taranto e a Classe le indagini hanno consentito di rileggere la topografia delle città nella tarda antichità, mentre consistenti recuperi sono stati fatti nel sito archeologico della cappella di San Cerbone nel Golfo di Baratti a Populonia (LI), nel cimitero medievale della cappella di San Cerbone, sempre nel Golfo di Baratti a Populonia, nell’abbazia di S. Secondo all’isola Polvese del lago Trasimeno, nell’area di S. Giovanni a Canosa di Puglia, e a Siponto, dove è stato studiato un nuovo edificio religioso presso il tratto settentrionale delle mura. Molti risultati hanno conseguito anche le ricerche sugli insediamenti religiosi nelle Marche meridionali e in diversi contesti della Sardegna, come quello di S. Giulia a Padria (SS).

    Istituzioni pontificie e scientifiche. Dell’attenzione dedicata all’archeologia cristiana dai papi e tra i loro interventi più concreti, oltre alla Pontificia Accademia Romana di Archeologia, sono l’istituzione, da parte di Pio IX su suggerimento di de Rossi, della Commissione di Archeologia Sacra il 6 gennaio del 1852 e la fondazione da parte di Pio XI l’11 dicembre del 1925 del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. La prima struttura nel 1925 fu dichiarata Pontificia e ne vennero particolarmente definite le competenze, ribadite, ancora di recente, nelle convenzioni tra la Santa Sede e lo Stato Italiano, nel 18 febbraio 1984; secondo questi accordi spettano alla Commissione esclusivamente l’esplorazione, lo scavo e la custodia delle catacombe ubicate a Roma e nelle altre città d’Italia. Con le funzioni direttive e operative del Presidente e del Segretario, con la Commissione collaborano l’èquipe dei suoi membri, i commissari corrispondenti, i diversi officiali e i vari ispettori locali (per il Lazio, la Campania, la Sicilia orientale, la Sicilia occidentale, la Toscana e l’Umbria). Nei luoghi affidati alla Pontificia Commissione nulla si può modificare senza il suo permesso; inoltre, essa ha la direzione di qualunque lavoro da praticarsi e ne pubblica i risultati, stabilisce le norme per l’accesso del pubblico e degli studiosi nelle catacombe e, infine, indica quali ambienti e con quali cautele possono essere adibiti per le eventuali liturgie. In questi ultimi anni la Pontificia Commissione ha ricevuto un grande impulso, sia per quanto riguarda le operazioni archeologiche e conservative, realizzate secondo i più recenti criteri di scavo e di restauro, sia per quanto attiene l’organizzazione tecnica, documentaria ed operativa, per avanzare un sempre più valido ed efficace supporto alla conoscenza ed alla tutela del patrimonio monumentale ad essa affidato.3

    Il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, invece, fin dalla sua fondazione affiancò la Pontificia Accademia Romana di Archeologia e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Attualmente l’Istituto accoglie studenti che abbiano ultimato gli studi universitari per il corso di specializzazione di durata triennale. Inoltre, l’Istituto cura la pubblicazione della “Rivista di Archeologia Cristiana” e di varie collane di monografie riguardanti i tipici campi d’indagine della disciplina. Infine, è sede del Comitato Promotore Permanente dei Congressi Internazionali di Archeologia Cristiana, del quale i docenti sono membri di diritto e a cui sono aggregati i Direttori delle Scuole e Accademie straniere a Roma e studiosi di fama internazionale, come pure i rappresentati dei Comitati nazionali organizzatori dei più recenti congressi.

    Riguardo alla Pontificia Accademia, essa si richiama all’Accademia delle Romane Antichità, istituita nel 1740 da Benedetto XIV, e all’Accademia Romana creata da Pomponio Leto nel secolo XV. Per concessione di Pio VIII ebbe il titolo di Pontificia nel 1829; l’Accademia ha il fine di promuovere lo studio dell’archeologia e della storia dell’arte antica e medievale. Cura in maniera particolare l’illustrazione dei monumenti archeologici ed artistici di spettanza della Santa Sede; svolge la sua azione, per il progresso del sapere e lo sviluppo della cultura, attraverso comunicazioni scientifiche, conferenze, pubblicazioni, concorsi e ogni altra forma di indagine e di studio. L’Accademia ha per suo Protettore il Cardinale Segretario di Stato; oggi è costituita da 140 soci, di cui 20 onorari, 40 effettivi e 80 corrispondenti. Sotto gli auspici dell’Accademia sono stati pubblicati dalla Direzione Generale dei Musei e Gallerie Pontificie i Monumenti Vaticani di Archeologia e d’Arte, dal 1922 al 1957 (volumi 10). Nel 2011, infine, ha ottenuto quale riconoscimento della sua azione il I Premio Internazionale “Terras sem sombras”, nella sezione del “Patrimonio Culturale”.4

    La cura pastorale della Chiesa. Grande sollecitudine per l’archeologia cristiana hanno dimostrato anche i pontefici Giovanni XXIII, Paolo VI e soprattutto Giovanni Paolo II. Il documento di quest’ultimo La formazione liturgica nei seminari del 1979 raccomanda, per esempio, che «l’archeologia delle antichità cristiane» contribuisca «efficacemente a illustrare la vita liturgica e la fede della Chiesa primitiva». Questa medesima sollecitazione è ripetuta nella Costituzione Apostolica Sapientia Christiana, sempre del 1979, dove l’archeologia cristiana è additata tra le materie indispensabili negli studi di teologia. L’importanza del patrimonio artistico come espressione della fede e come strumento per il dialogo con l’umanità ha diretto anche le strategie della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, la cui responsabilità fu indicata da Giovanni Paolo II nella Pastor Bonus. La Chiesa, quindi, si è sempre prodigata in iniziative pastorali adattandosi all’indole di culture assai diverse tra loro con l’unico scopo di annunziare il vangelo; in questi anni ha mostrato quanto la considerazione dell’antichità cristiana impegni tutti coloro che hanno a cuore i valori della cultura umana e religiosa. «I vescovi, personalmente o per mezzo di delegati», si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica, «devono prender­si cura di promuovere l’arte sacra, antica e moderna, in tutte le sue forme, e di tenere lontano con il medesimo zelo, dalla Liturgia e dagli edifici del culto, tutto ciò che non è conforme alla verità della fede e all’autentica bellezza dell’arte sacra» (n. 2503). Secondo Giovanni Paolo II il cristiano che entra nello spirito della tradizione artistica non impoverisce, ma arricchisce il suo pensiero, perché ogni primavera che sorride nel mondo è una cosa vecchia e nuova; vecchia di millenni, nuova come le foglie e i fiori freschi: è la vita. Come la vita è bellezza e «la bellezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente. E’ invito a gustare la vita e a sognare il futuro. Per questo la bellezza delle cose create non può appagare, e suscita quell’arcana nostalgia di Dio» (Lettera agli artisti, 16).

    Fonti e Bibl. Essenziale

     1852-2002. Centocinquanta anni di tutela delle catacombe cristiane d’Italia, Città del Vaticano 2002; C. Angelelli, La basilica titolare di S. Pudenziana. Nuove ricerche (Monumenti di Antichità Cristiana 21), Città del Vaticano 2010; O. Brandt, Il cerimoniere, l’epigrafista e la fondazione del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, in Rivista di Archeologia Cristiana, 83 (2007), 193-221; B. Vinci, Intorno alla Rinascita dell’Accademia Romana di Archeologia, (4 ottobre 1810), in Rendiconti dell’Accademia d’Archeologia, XLIV 1971-1972, 329-341; T.T. Chmielecki, La protezione internazionale dei Beni Culturali e la Chiesa Cattolica, LEV, Città del Vaticano 1996. Dieci anni di restauro nelle catacombe romane. Bilancio, esperienze e interventi conservativi delle pitture catacombali, Città del Vaticano 2000; Giovanni Battista de Rossi e le catacombe romane. Mostra fotografica e documentaria in occasione del 1° Centenario della morte di Giovanni Battista de Rossi (1894-1994), Città del Vaticano 1994; L’Archéologie Chrétienne. Allocution de Sa Sainteté Pie XII, in Bulletin des Amis des Catacombes Romaines 12 (1939), 358-360; G. Ferretto, Note storico-bibliografiche di archeologia cristiana, Città del Vaticano 1942; F. Magi, Per la storia della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, in Rendiconti dell’Accademia d’Archeologia, XVI 1940, 113-130; S. Heid – M. Dennert (Hrsg.), Personenlexikon zur Christlichen Archäologie. Forscher und Persönlichkeiten vom 16. bis zum 21. Jahrhundert. 2 Bände. Schnell & Steiner, Regensburg 2012; G. Mancini, Il Pontificato romano e l’archeologia sacra, in Studiosi e artisti italiani a Sua Santità Pio XII nel XXV anniversario della sua consacrazione episcopale, Città del Vaticano 1943, 296-303; N. Parmegiani – A. Pronti, S. Cecilia in Trastevere. Nuovi scavi e ricerche (Monumenti di antichità cristiana 16), Città del Vaticano 2004; Ph. Pergola, I settantacinque anni del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, in Annuario. Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia dell’Arte in Roma 42 (2000), 211-213; V. Saxer, Cent ans d’archéologie chrétienne. La contribution des archéologues romains à l’élaboration d’une science autonome, in Acta XIII congressus internationalis archaeologiae Christianae. Split-Porec (25.9-1.10.1994) (Studi di antichità cristiana pubblicati a cura del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana 54), Città del Vaticano-Split 1998, 115-162.

    Immagini:

    1) Roma, Scavi archeologici del Castrum Sancti Pauli; 2) Firenze, Scavi nei pressi del Duomo (24 Agosto 1895); 3)Giovanni Paolo II e P. Antonio Ferrua sj, tra i massimi promotori dell’archeologia cristiana; 4) Roma, Lo stemma pontificio all’ingresso del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana.

    Sitografia:

    www.catacombe.roma.it/indice.html (sito di informazioni sulle catacombe e sulla Chiesa delle origini); http://www.piac.it/ (sito del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana); http://www.lettere.unige.it/dipartimenti/darficlet/sezi_arch.html (sito dell’Università degli studi di Genova. Dipartimento di Archeologia, Filologia Classica e loro tradizioni in epoca cristiana, medievale e umanistica “Francesco Della Corte “); http://www.arcadria.eu/ (sito del Centro di Studi per l’Archeologia dell’Adriatico); http://rmcisadu.let.uniroma1.it/ (sito dell’Università di Roma “La Sapienza”. CISADU, Centro interdipartimentale di servizi per l’automazione nelle discipline umanistiche); http://soi.cnr.it/iscima/ (sito dell’Istituto di Studi sulle Civiltà Italiche e del Mediterraneo Antico, ISCIMA).


    LEMMARIO