Autore: Giovanni Liccardo
L’archeologia cristiana ha logiche comuni a tutte le altre archeologie; nello specifico, offre fonti per la ricostruzione integrale e obiettiva della vita cristiana nell’antichità e nell’alto medioevo e si impegna a determinare come l’idea religiosa sia stata compresa dall’artista e quali forme gli abbia suggerito. Tralasciando la problematica della definizione dei confini cronologici precisi, il suo campo di riflessione è rappresentato dal graduale passaggio dagli orizzonti del mondo classico e pagano a quelli dell’affermazione del cristianesimo; per questo in vari studi si preferisce definire la materia come “archeologia tardoantica” o “archeologia postclassica” e talvolta “archeologia altomedioevale”. Per l’Italia si indica in Roma il suo centro più importante, per chiese e catacombe, epigrafi e pitture, collezioni e raccolte; presentano monumenti di grande interesse anche Aquileia, Cagliari, Milano, Napoli, Ravenna e Siracusa.
Riguardo alle fonti, le dirette o principali sono gli edifici di culto, i monumenti funerari, gli oggetti di uso domestico e quelli di uso liturgico. Di essi si studia soprattutto la topografia, l’architettura, l’iconografia, l’epigrafia. Dalle fonti indirette o letterarie, invece, l’archeologo ricava tutte le informazioni, indispensabili o integrative, che danno vita al bagaglio di acquisizioni storiche basilari all’indagine scientifica del monumento. Di norma vengono divise in tre classi: fonti che documentano l’ambiente nel quale si pongono i monumenti; fonti desunte dal culto dei martiri o destinate al rituale liturgico; fonti medioevali a carattere archivistico, espositivo e antologico.
Oltre agli autori cristiani, particolarmente importanti si rivelano gli Atti e le Passiones dei martiri; anche se queste ultime confondono le leggende con la storia, contengono sempre qualche indizio attendibile e utile all’archeologo: il nome del martire, la data approssimativa degli avvenimenti, talvolta il nome del prefetto o del giudice o del governatore. Particolarmente accolgono notizie preziose sul luogo del sepolcro (ubicazione, distanza dalla strada, composizione ecc.), poiché all’epoca in cui sono state composte molti dei monumenti che descrivono erano ancora visitabili e frequentati.
Lo stesso interesse meritano i calendari e vari documenti affini che confluirono nella vasta compilazione del Martirologio geronimiano, spesso forniti di utili indicazioni topografiche. Assai peculiare è il calendario di Napoli, inciso sopra due lastre di marmo verso la metà dell’VIII secolo, ma risalente nel suo nucleo primitivo ad un’età molto più antica; è conservato oggi in alcuni locali attigui al Duomo. Anche gli itineraria e le biografie dei papi e dei vescovi sono fonti notevoli di notizie sulle chiese e sui cimiteri delle varie città. La più famosa compilazione del genere è il Liber Pontificalis di Roma, che raccoglie le biografie dei pontefici da S. Pietro a Martino V (1431). Tra le altre raccolte sono il Chronicon (o Gesta) Episcoporum di Napoli e il Liber Pontificalis ecclesiae di Ravenna.
I diari di viaggio a Roma, infine, apparvero verso il VI secolo; tra i più importanti sono l’Itinerario del prete Giovanni alla ricerca dell’olio santo dei martiri, su incarico della regina Teodolinda, durante il pontificato di Gregorio Magno (590-604); la Notitia ecclesiarium urbis Romae, composta tra il 625 e il 629, che riporta informazioni sulle chiese suburbane dei martiri classificate secondo le vie sulle quali si affacciavano; l’Itinerario di Malmesbury, scritto nel periodo compreso tra il 648 e il 682; l’Itinerario di Einsiedeln, dal monastero svizzero dove venne trovato, il cui autore dimostra di aver personalmente visitato Roma al tempo di Carlo Magno, di avere studiato i monumenti e di aver partecipato anche a cerimonie pagane, che sollecitamente ricorda.
Metodo e compiti. L’archeologia cristiana al tempo delle prime esplorazioni nel XVI secolo aveva la funzione celebrativa di servire alla storia della Chiesa e costituiva un ausilio apologetico della teologia storica; oggi non può prescindere dai risultati conseguiti nell’ambito dell’archeologia classica, della storia del primo cristianesimo, delle scienze bibliche, della liturgia, dell’agiografia e della patristica. A sua volta offre allo studio di queste materie i risultati delle sue indagini.
Uno dei suoi compiti principali è quello di preparare il materiale scientifico con un metodo che prevede la ricerca e la catalogazione dei monumenti, ciascuno corredato di tutti gli elementi topografici, analitici e bibliografici, capaci di formare una “scheda” del monumento stesso. L’archeologo, in base ai prodotti acquisiti, vaglia l’autenticità del manufatto, accerta la sua funzione, stabilisce l’epoca cui appartiene, in modo che possa determinare la vera origine del monumento, vale a dire ricercare i fattori psicologici (concetti religiosi), sociali, fisici e ambientali che agirono in germe nell’attività creatrice dell’artista. La diligenza e la cura di questa procedura permette la ricostruzione sintetica della vita cristiana in tutte le sue manifestazioni, con la ricerca del vero nesso causale delle espressioni religiose, appunto con il sostegno dei monumenti e dei resti storici in tutto il loro insieme. Ovviamente, l’indagine archeologica non ha termine, come per ogni scienza, e le ricerche anche limitate a un solo “argomento” appaiono continuamente integrate dalle nuove; si arricchisce il materiale documentario, si rafforza la capacità di comprensione attraverso nuovi studi o ultime tecniche d’indagine. Tenuto conto della molteplice tipologia dei resti archeologici cristiani, solitamente si distinguono tre insiemi di monumenti:
- Gruppo architettonico, che comprende i monumenti del culto cristiano (dalle prime domus ecclesiae alle basiliche più tarde) e i complessi funerari (cimiteri subdiali, catacombe e tutte le varie forme di sepoltura);
- Gruppo iconografico, che considera le raffigurazioni pittoriche (affreschi e mosaici), le sculture e le arti minori (vetri dorati, lucerne, medaglie, pietre preziose, anelli, ecc.);
- Gruppo epigrafico, che include tutte le iscrizioni incise o dipinte su qualunque materia (ad esclusione della pergamena e del papiro) e in qualsiasi luogo si trovino, nei cimiteri, nelle basiliche, nei battisteri, ecc.
Topografia cimiteriale. I cristiani preferirono per varie ragioni l’inumazione all’incinerazione; i cimiteri furono in origine delle tombe di famiglia, protette dal diritto privato romano, che dichiarava la tomba un locus sacer, un locus religiosus, e come tale protetto. All’inizio la sepoltura fu eseguita da privati, o dai servi, nelle aree usate dai pagani, come avvenne nel caso di S. Pietro e S. Paolo; nel IV e V secolo le aree cimiteriali si estesero notevolmente. Molti cimiteri si svilupparono particolarmente intorno alle tombe dei martiri sostanzialmente secondo una duplice forma: cimiteri sopra terra (subdiali) e cimiteri ipogei, chiamati catacombe. Le aree subdiali erano contenute in zone circoscritte, chiuse con muretti di recinzione e talvolta sorvegliate da un custode. Qui l’aspetto delle tombe era corrispondente alle sepolture pagane, con tombe singole e familiari: fosse nel terreno (formae), tombe “a cappuccina” o “ad enchytrismòs” (con pezzi di anfore rotte), memoriae o cellae. In Italia un esempio di grande interesse è a Roma, presso la necropoli vaticana, scoperta nelle esplorazioni degli anni ’50 del Novecento; di notevole importanza sono anche le aree di Iulia Concordia Sagittaria, presso l’odierna città del Friuli, di Ravenna, nella zona di Classe, e di Milano, vicino alla basilica di S. Ambrogio.
La seconda forma di cimiteri fu quella delle catacombe; a Roma sono i complessi più antichi e famosi, ma anche in altre città, come a Napoli e a Siracusa, le catacombe presentano caratteristiche di grande rilevanza. Il modello comune di sepoltura nei cimiteri sotterranei consisteva in una cavità scavata (loculo) nella parete di un ambulacro, parallela alla galleria; vi erano poi i cubicula (camere funerarie), riservati di solito a famiglie o ad associazioni. Per quanto riguarda la toponomastica, le catacombe presentano una varietà di nomi piuttosto articolata; alcuni cimiteri esibiscono denominazioni di persone (Bassilla, Massimo, Trasone, Priscilla, Pretestato, ecc.), per altre il nome deriva dalla posizione topografica legata alla strada o aggiunta ad altre indicazioni (ad duas lauros, ad septem palumbas, ad clivium cucumeris ecc.). Ma il gruppo più nutrito di cimiteri è conosciuto con nomi di santi: a Roma, Panfilo, Agnese, Ippolito, Tecla, ecc.; a Napoli, Gennaro, Gaudioso, Severo ecc.; a Siracusa, Lucia, Giovanni ecc.; a Cagliari, Bonaria e Saturno.
Epigrafia. Definita metodologicamente da Giovanni Battista De Rossi, l’epigrafia considera le antiche iscrizioni specificamente cristiane (scritte su ogni tipo di materiale, tranne i manoscritti e le monete), ossia quelle che offrono un segno del loro cristianesimo, oppure si trovano in un luogo (chiese, battisteri, cimiteri, ecc.) dove non possono esserci epigrafi pagane. I segni di cristianesimo sono generalmente o la professione di qualche dogma cristiano o l’uso di simboli e segni particolari (pesce, colomba, ancora, croce, monogramma ecc.) o di terminologia sicuramente cristiana (depositio, specifici nomi propri, l’acclamazione pax, riferimenti a usi e costumi cristiani ecc.).
Le iscrizioni rappresentano le testimonianze più spontanee per la conoscenza delle antiche comunità cristiane, le quali pure in maniera vaga, attraverso la memoria funeraria, e non solo, hanno lasciato traccia delle loro idee, della loro mentalità, della loro cultura, dei loro atteggiamenti di fronte ai grandi problemi esistenziali e a quelli del vivere quotidiano. Tra i vari tipi sono quelle ufficiali, d’apparato, le dedicatorie, le votive, le didascaliche, però la stragrande percentuale dei testi è funeraria, avendo origine dai cimiteri subdiali e dalle catacombe. Si tratta di un insieme di enorme interesse, il cui studio conduce all’acquisizione di una quantità di dati preziosi: oltre a quelli specificamente epigrafici, anche storici, linguistici e filologici, agiografici, liturgici e cultuali.
Tra le iscrizioni più caratteristiche sono quelle legate al pontificato di Damaso (366-384), mentre assai comuni sono quelle che si riferiscono al culto dei martiri. Oltre al frequente ricordo delle feste dei santi, nelle iscrizioni i dedicanti si rivolgono ai beati per raccomandarsi alla loro intercessione o manifestano il desiderio di essere seppelliti accanto alle loro tombe. Le varie formule epigrafiche esprimono la serena speranza che i santi renderanno testimonianza a favore di chi è vissuto bene; manifestano la certezza che colui che ha onorato i martiri in questo mondo li troverà accanto a sé come avvocati nell’altro. Infine, i graffiti furono generalmente o sepolcrali (incisi al momento della chiusura della tomba, sulla calce fresca) o dei pellegrini (scritti sull’intonaco delle pareti, solitamente presso le tombe dei martiri).
Fonti e Bibl. essenziale
G. Bovini, Gli studi di archeologia cristiana dalle origini alla meta del secolo XIX, Patron, Bologna 1968; G. Cantino Wataghin, Problemi di archeologia cristiana: lezioni di archeologia cristiana (con appendice raccolta da C. Caprotti), G. Giappichelli, Torino 1970; C. Carletti, Epigrafia dei cristiani in Occidente dal III al VI secolo. Ideologia e prassi [Inscriptiones Christianae Italiae (= ICI). Subsidia VI], Bari 2008; L. Cervellin, L’arte cristiana delle origini. Introduzione all’archeologia cristiana, SEI, Torino 1998; A. Chavarria Arnau, Archeologia delle chiese: dalle origini all’anno mille, Carocci, Roma 2009; E. Conde Guerri, Los “fossores” de Roma paleocristiana. Estudio iconografico, epigrafico y social (Studi di antichità cristiana 33), Città del Vaticano 1979; F.D. Deichmann, Archeologia cristiana, L’Erma di Bretschneider, Roma 2002; A. Felle, L’uso dei testi biblici nella comunicazione epigrafica in età tardoantica, in La comunicazione nella storia antica: fantasie e realtà. III Incontro Internazionale di Storia Antica (Genova, 23-24 novembre 2006) (Colloqui AIEGL – Borghesi 2006 = Epigrafia e Antichità, 26), Bologna 2008, 209-220, tavv. VIII-XIII; V. Fiocchi Nicolai – J. Guyon (a cura di), Origine delle catacombe romane. Atti della giornata tematica dei Seminari di Archeologia Cristiana (Roma-21 marzo 2005) (Sussidi allo studio delle antichità cristiane 18), Città del Vaticano 2006; S. Gelichi, Introduzione all’archeologia medievale. Storia e ricerca in Italia, Carrocci, Roma 1998; A.J. Iniguez Herrero, Archeologia cristiana, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2003; G. Liccardo, Introduzione allo studio dell’archeologia cristiana. Storia, metodo, tecnica, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2004; S. Marchesini, Seriazione ed epigrafia: l’impiego di BASP (The Bonn Archaeological software package) nello studio di iscrizioni, «Archeologia e Calcolatori» 15 (2004), 257-266; A. Petrucci, s.v. Graffito, in EAM, VII, 1996, 64-66 (con bibliografia ulteriore); P. Testini, Archeologia cristiana, EdiPuglia, Bari 19802a.
Immagini:
1) Aquileia, Museo Paleocristiano Nazionale: resti della basilica cristiana; 2) Roma, Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro, volta del cubicolo del Buon Pastore (IV secolo); 3) Napoli, Catacombe di San Gennaro, ambulacro del piano superiore; 4) Ravenna, Basilica di Sant’Apollinare in Classe, sarcofago della Traditio Legis (VI secolo); 5) Siracusa, Catacomba di S. Giovanni, iscrizione di Euschia (IV secolo).
Sitografia:
http://www.aiac.org/ (sito dell’Associazione Internazionale di Archeologia Classica); http://www.unioneinternazionale.it/ (sito dell’Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia dell’Arte in Roma); http://irfrome.org/language/it/dove-antichita-e-moderno-si-incontrano/ (sito dell’Institutum Romanum Finlandiae); http://www.icomos.org/fr/ (sito dell’ICOMOS, International Council on Monuments and Sites); http://www.edr-edr.it/Italiano/index_it.php (sito dell’Epigraphic Database Roma, EDR, parte costitutiva della Federazione internazionale di banche dati epigrafiche, denominata Electronic Archive of Greek and Latin Epigraphy, EAGLE); http://www.archeologiamedievale.it/ (sito per studiosi e appassionati di archeologia tardoantica e medievale).