Ecumenismo – vol. II

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    Autore: Stefano Cavallotto

    Nel 1895 sorge in Svezia la Federazione Mondiale degli Studenti Cristiani, con una visione ecumenica originale e capace di attrarre l’adesione di molte chiese evangeliche; essa tende a valorizzare le singole confessioni, offrendo a tutte l’occasione di partecipare agli altri i propri doni. Occorre ricordare ancora i movimenti americani e inglesi del cristianesimo sociale (Social Gospel), impegnati a rispondere in nome della fedeltà a Cristo alle problematiche della società (miseria e guerra), acuite dall’industrializzazione capitalistica, e le varie federazioni o alleanze tra chiese della medesima tradizione (luterani, riformati, metodisti, battisti, ecc.) volte a rafforzare la propria identità. In questa prospettiva si muove fin dal 1867 l’iniziativa delle «conferenze di Lambeth», a cui ogni dieci anni partecipano vescovi anglicani di tutto il mondo con a capo l’arcivescovo di Canterbury. Ma sono soprattutto le società missionarie protestanti a dare l’impulso determinante al movimento ecumenico organizzato. Alla Conferenza missionaria mondiale di Edimburgo del 1910 diventa consapevolezza comune tra gli evangelici che l’annuncio di Cristo “alle genti” per essere credibile non può prescindere dal superamento delle divisioni tra cristiani e che quindi occorre istituzionalizzare la «promozione dell’unità» sia attraverso confronti chiarificatori sulle controversie dottrinali sia elaborando risposte comuni in ordine alla prassi ai problemi dell’umanità. Due esigenze che si concretizzano nei movimenti «Vita e Azione» (Life and Work) (Ginevra 1920) e «Fede e Costituzione» (Faith and Order) (Losanna 1927), entrati a far parte nel 1948 nel Consiglio Ecumenico delle Chiese. E’ questo un organismo nuovo nella storia cristiana, che nella sua prima assemblea ad Amsterdam (1948) si definisce un’associazione fraterna di chiese, tutte con pari dignità e ciascuna con la propria identità, unite sull’unico comune fondamento, che è il Signore, col compito spirituale di favorire il dialogo e la conoscenza reciproca; un organismo, protagonista fondamentale dell’attuale cammino ecumenico, a cui le chiese evangeliche italiane (in particolare valdesi e metodiste) aderiscono ben presto, mentre la chiesa cattolica partecipa a tutt’oggi solo come “osservatrice”, anche se è membro a pieno titolo della commissione «Fede e Costituzione».

    L’ecumenismo del cattolicesimo romano, infatti, parte da presupposti diversi ed ha una storia propria, nella quale è possibile individuare nel concilio Vaticano II (1962-1965), voluto e aperto da Giovanni XXIII (†1963) e guidato da Paolo VI (†1978), uno spartiacque: se prima di tale evento prevale la visione espressa nell’“unionismo” o nell’ecumenismo del «ritorno» con giudizi fortemente negativi sui «dissidenti» e le loro iniziative ecumeniche, con il decreto Unitatis Redintegratio (giunto all’approvazione conciliare nel 1964 per l’opera del Card. Agostino Bea [†1968], Presidente dell’allora Segretariato per la promozione dell’Unità dei cristiani) la chiesa cattolica dichiara di entrare a fianco delle altre comunità cristiane nell’unico cammino ecumenico, riconosciuto come frutto dello Spirito; una posizione, questa, di fatto confermata, seppure con alti e bassi, nel magistero papale post-conciliare e riproposta con vigore nell’enciclica Ut unum sint del 1995 di Giovanni Paolo II (†2005). Nell’Italia post-unitaria a maggioranza cattolica una visione diversa rispetto al pre-conciliare ecumenismo del «ritorno e della sottomissione a Roma» era stata anticipata non soltanto da alcuni protagonisti del modernismo, come lo scrittore Antonio Fogazzaro (†1911), ma anche in molti ambienti del rinnovamento biblico, liturgico, patristico e teologico. Il vescovo di Cremona, Geremia Bonomelli (†1914) e don Mazzolari (†1959) sono figure pionieristiche di quell’atteggiamento di apertura verso i non cattolici che caratterizzerà il cattolicesimo post-conciliare, così come la trappista Maria Gabriella Sagheddu (†1939) e sorella Maria a Campello sul Clitumno (†1961) con la sua comunità danno vita al non meno necessario «ecumenismo spirituale» che sosterrà i successivi passi intrapresi dalle chiese verso l’unità. In effetti la svolta ecumenica del Vaticano II anche in Italia a partire dagli anni Sessanta del ‘900 mette in moto soprattutto a livello di base, ma anche sul piano istituzionale, tutta una serie di organismi e di iniziative che sorreggono l’attuale dialogo fra i cristiani. Un dialogo certo che vive stagioni diverse, ma che comunque nella coscienza delle chiese diventa sempre più elemento irrinunciabile della propria fedeltà al Signore.

    La Conferenza Episcopale Italiana istituisce nei primi anni del dopo-concilio una Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo con un Ufficio nazionale specifico col compito di incoraggiare la preghiera (come quella di gennaio: Settimana di preghiera per l’unità del cristiani) e di guidare l’impegno delle comunità locali e la loro maturazione in ordine all’unità dei cristiani e tal fine organizza incontri di formazione ecumenica (ricordiamo quelli del 1979: Problemi e prospettive dell’ecumenismo nelle Chiese locali e nelle comunioni regionali di Chiese d’Italia, del 2001:La ripresa del dialogo ecumenico in Italia dopo il giubileo del 2000, alla luce della Novo Millennio ineunte e della Charta Oecumenica, del 2008: In unitate Spiritus e convegni interconfessionali nazionali (ad esempio sul Padre Nostro [1999], sulle Beatitudini [2003], sulla Charta ecumenica [2006]). Sempre all’istituzione cattolica si possono collegare alcuni organismi di grande rilievo come l’«Istituto di Studi Ecumenici S. Bernardino» di Venezia, nato dall’esperienza dei vari corsi di ecumenismo avviati a partire dal 1975 presso lo Studio teologico dei Frati minori “S. Bernardino” in Verona e divenuto una sezione della Facoltà teologica del Pontificio Ateneo “Antonianum” di Roma; e ancora, il «Centro per l’Ecumenismo in Italia» con sede a Venezia, fondato nel 2008 allo scopo di promuovere la raccolta, la conservazione e lo studio della memoria storica dell’ecumenismo in Italia, sostenendo progetti di ricerca storico-teologica così da favorire la ricostruzione di figure, eventi e momenti di tale cammino. Occorre ricordare pure il «Centro di Documentazione del Movimento Ecumenico in Italia», sorto a Livorno nel 2000 per iniziativa di mons. Alberto Abbondi (†2010) e dall’idea di altri convinti sostenitori dell’ecumenismo come i vescovi Pietro Giachetti (†2006), Clemente Riva (†1999), Vincenzo Savio (†2004), con la finalità di mantenere viva la dimensione ecumenica della chiesa livornese e promuovere su scala nazionale il dialogo interconfessionale.

    Ma è soprattutto a livello di base che il Vaticano II libera le forze ecumeniche più vivaci e produce i frutti più promettenti nel cammino verso l’unità. Ne è testimonianza rimarchevole il «Segretariato Attività Ecumeniche»: un’ «Associazione interconfessionale di laici impegnati per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo ebraico-cristiano», articolata per gruppi locali, che ogni anno programma una Sessione di formazione ecumenica aperta a tutti e i cui atti sono regolarmente pubblicati. Sorge a Venezia nel 1947 per iniziativa di Maria Vingiani, che ne diventerà bene presto la presidente e l’animatrice instancabile, e nel 1959 all’annuncio del Concilio si trasferisce a Roma sotto l’alto patrocinio ed incoraggiamento di papa Giovanni. Laici cattolici, evangelici, ortodossi ed ebrei costituiscono i membri effettivi dell’associazione, mentre preti, pastori e religiosi vi aderiscono come amici; c’è poi un comitato permanente di esperti biblisti e teologi di varie confessioni cristiane che l’affianca nell’attività di formazione e nella ricerca teologica. Tra le tante figure rappresentative e benemerite dell’impegno ecumenico del Segretariato ci limitiamo a ricordare tra gli evangelici: i pastori valdesi Renzo Bertalot, Giorgio Giradet (†2011) e Paolo Ricca e tra i cattolici: don Carlo Molari, don Germano Pattaro (†1999), mons. Luigi Sartori (†2007) e don Giovanni Cereti.

    Fonti e Bibl. essenziale

    R. Rouse – S.C. Neill (edd.), A History of the Ecumenical Movement, London 1967 [ed. it.: Storia del movimento ecumenico dal 1517 al 1948, vol. I: Dalla Riforma agli inizi dell’Ottocento, Bologna 1973; vol. II: Dagli inizi dell’Ottocento alla conferenza di Edimburgo, Bologna 1973; vol. III: Dalla Conferenza di Edimburgo (1910) all’Assemblea Ecumenica di Amsterdam (1948), Bologna 1982; vol. IV (ed. H. E. Fey): L’avanzata ecumenica (1948-1968), Bologna 1982]; G. Cereti, L’ecumenismo cristiano, in G. Filoramo – D. Menozzi (a cura di), Storia del Cristianesimo, vol. IV: L’età contemporanea, Laterza, Roma 1997, 353-396 (con bibl.); P. Ricca, Il movimento ecumenico, in G. Filoramo (a cura di), Cristianesimo, Laterza, Roma 1995, 563-561 (con bibl.); W.A. Visser’t Hooft, The Genesis and formation of the World Council of Churches, Geneva 1982; W.  Kasper, L’ecumenismo spirituale. Linee-guida per la sua attuazione, Città Nuova, Roma 2006; J. Ernesti, Breve storia dell’Ecumenismo. Dal Cristianesimo diviso alle chiese in dialogo, EDB, Bologna 2010; R. Burigana, Una straordinaria avventura – Storia del movimento ecumenico in Italia (1910-2010), Bologna 2013; L’ortodossia in Italia: le sfide di un incontro, a cura di G. Battaglia, Bologna 2011; F.T. Rossi, Manuale di ecumenismo, Brescia 2012.


    LEMMARIO