Santuari – vol. II

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    Autore: Giovanni Liccardo1

    La svolta moderna. Mentre nella tarda antichità e nel medioevo, lo sviluppo dei santuari fu principalmente legato al culto dei santi e delle loro reliquie, a partire della fine del Trecento e in epoca moderna la loro nascita si riferisce per lo più alle loro immagini o ad alcune rivelazioni soprannaturali; così in Occidente, l’origine della devozione, testimoniata nelle leggende di fondazione, risale spesso alla scoperta fortuita fatta da un contadino o da una pastorella, di una statua di Cristo o della Vergine Maria sepolta nella terra o nascosta nel tronco di un albero.

    Paradigmatica è la storia del santuario pugliese della Madonna della Fontana, a Francavilla Fontana, legata alle vicende del principe di Taranto Filippo D’Angiò (1278-1332); secondo la tradizione, mentre cacciava cervi in quella zona, il nobile avrebbe rinvenuto presso una fontana un’immagine della Vergine dipinta su un muro in rovina. Simili circostanze determinarono l’erezione, tra gli altri, dei santuari casertani di Roccamonfina (S. Maria dei Lattani) e della B.V. del monte Altino, nella media valle Seriana, in provincia di Bergamo.

    Ciò nondimeno, altri tipi di santuari sono legati alla perdita definitiva della Terra Santa nel 1291 e alle invasioni turche che rafforzarono il desiderio dei cristiani, soprattutto in Italia, di riportare Gerusalemme in patria, nel quadro di un movimento spirituale di superamento mistico della crociata. Iniziò allora un processo di trasferimento in Occidente delle sacralità orientali, illustrato in modo particolare dal “miracolo” della Santa Casa di Loreto, dove, secondo la tradizione, la Vergine Maria ricevette l’Annunciazione. La casa di Maria era costituita da due parti: da una grotta scavata nella roccia e da una camera in muratura antistante, composta da tre pareti di pietre poste a chiusura della grotta. Alcune indicazioni documentali, i risultati degli scavi archeologici a Nazareth e nel sottosuolo della Santa Casa (1962-65) e studi filologici e iconografici, sembrerebbero confermare l’ipotesi secondo cui le pietre della Santa Casa furono trasportate a Loreto su una nave, per iniziativa della nobile famiglia Angeli, che regnava sull’Epiro. Comunque, dalla sua fondazione la memoria lauretana coinvolge numerose manifestazioni religiose, artistiche, letterarie; la Santa Casa di Loreto è diventata meta di pellegrinaggio, centro spirituale e culturale tra i più importanti e noti d’Europa. Ancora oggi Loreto continua ad essere “sosta dell’anima”, luogo d’incontro con Dio e talora forza ispiratrice per nuove iniziative, per istituti religiosi e movimenti della Chiesa.

    Dal Trecento l’esigenza di fissare nello spazio l’immaginario religioso legato all’esistenza terrena di Cristo e di sua madre trovò un’espressione tangibile nella creazione di spazi devozionali basati sulla ricostruzione cronologica e topografica della Passione di Cristo in un percorso simile a quello che si può desumere dai vangeli. In questo modo la fissazione delle memorie religiose in stretto collegamento con la realtà visibile e durevole di un paesaggio e tramite la figurazione scenografica di alcuni episodi maggiori della storia della salvezza furono impiegate dalla Chiesa per dare un carattere immutabile alle credenze religiose.2

    Più o meno nello stesso tempo, inoltre, fu promossa la venerazione di specifici santi dagli Ordini Mendicanti, che trasformarono i loro santuari in articolate imprese architettoniche e artistiche; basti pensare alle basiliche francescane di Assisi, che videro la presenza dei massimi pittori della fine del ’200 e del ’300 (Cimabue, Giotto, Simone Martini e altri). In particolare, l’itinerario nei luoghi del francescanesimo primitivo, dentro e fuori Assisi (tra gli altri, la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli, il Convento di S. Damiano, l’eremo delle Carceri, il santuario di Rivotorto) racconta la storia di un grande cammino di fede e permette di ricostruire le tappe di una strada che condusse sempre Francesco e poi i suoi seguaci all’incontro con gli altri uomini e ad un rapporto di amore ed armonia con tutto il creato. Altro importante polo francescano di pellegrinaggio fu la basilica di Sant’Antonio di Padova, ininterrotto cantiere dal XIV al XX secolo (a decorare il santuario concorsero, tra gli altri, Donatello, Giorgione, Tiziano, Annigoni, ecc.). Secondo la tradizione, deceduto Antonio nel 1231, il suo corpo – secondo il suo stesso desiderio – venne trasportato e sepolto nella chiesetta di Santa Maria Mater Domini. Il primo nucleo della basilica, una chiesa francescana a una sola navata con abside corta, fu iniziato nel 1238; furono poi aggiunte le due navate laterali e alla fine si trasformò il tutto nella stupenda costruzione visitata ogni anno da decine di migliaia di pellegrini e turisti.

    All’ordine agostiniano, invece, è legato il santuario di San Nicola da Tolentino (morto nel 1305). La sepoltura e specialmente la fama e la considerazione del “grande taumaturgo”, celebrate dagli affreschi del Cappellone, dalle numerosissime tavolette ex voto e dalle belle tele, hanno da allora richiamato l’attenzione di grandi masse popolari; le prove della consolante presenza di Dio, testimoniate dal santo agostiniano, hanno avuto, in questo caso, anche un valore pedagogico per fare scoprire ai fedeli le vie della virtù e della santità.3

    I santuari più frequentati. I santuari possono concorrere anche nell’attuale fase storica ad arginare il secolarismo e a incrementare la pratica religiosa, lo sottolinea una recente raccomandazione del cardinale Mauro Piacenza e dell’arcivescovo Celso Morga Iruzubieta, presidente e segretario della Congregazione per il Clero, indirizzata, tramite gli ordinari diocesani, ai rettori dei santuari di tutto il mondo; i santuari, secondo la nota, «possono continuare ad illuminare molti con la gioia della fede cristiana ed a contribuire a sensibilizzare all’ascolto della chiamata universale alla santità».

    Tra i santuari più frequentati attualmente in Italia è quello della Madonna del Rosario di Pompei, edificato per volontà del beato Bartolo Longo: l’8 maggio e la prima domenica di ottobre nel santuario si recita la supplica scritta dallo stesso benefattore. Costruito tra il 1876 e il 1891, ampliato nel 1933-39, è visitato ogni anno da più di quattro milioni di fedeli: l’affluenza dei devoti e dei pellegrini, la particolare benevolenza papale, vivissima specie durante il pontificato di Giovanni Paolo II, la diffusione della pratica del rosario lo hanno reso uno dei nuclei principali degli itinerari mariani d’Italia e d’Europa. Centro della devozione mariana è l’icona della Beata Vergine del Rosario, che rappresenta Maria con in grembo Gesù assisa in trono e circondata da san Domenico e da santa Caterina da Siena; l’opera, della scuola di Luca Giordano, si presenta adorna di gemme e attorniata dai misteri del rosario, dipinti su rame da Vincenzo Paliotti. Nella cripta sotto l’altare maggiore si conservano i resti di Bartolo Longo, proclamato beato il 26 ottobre 1980: a lui è dedicato anche il Museo del Santuario, in cui si conservano la sua camera da letto, le sue suppellettili e numerosi ex voto.

    Sempre in Campania, un caso peculiare è rappresentato dal santuario della Madonna dell’Arco; costruito a cavallo tra il 1500 e il 1600, il santuario è rimasto fondamentalmente come appare oggi al visitatore. Qui la pietà popolare prorompe esuberante ogni anno da oltre cinque secoli il lunedì dopo Pasqua, in ricordo del lunedì del 1450 in cui avvenne il primo miracolo, mentre alcune altre manifestazioni di fede, che ebbero origine alla fine del Cinquecento, non sono mutate molto con il passare degli anni. Si calcola che il lunedì in albis oltre centomila persone affluiscano da tutta la Campania e da altre regioni d’Italia; caratteristica di questa giornata è la partecipazione al pellegrinaggio di numerosi gruppi di “battenti” (cioè coloro che si battono mentre camminano in processione a devozione della Vergine) o “fujenti” (cioè coloro che corrono durante il loro cammino verso il santuario) di ambo i sessi. Vestiti di bianco con fasce rosse alla vita e azzurre a tracolla, preceduti da bandiere e stendardi tutti con l’immagine della Madonna dell’Arco, vengono a piedi (talora scalzi), spesso con molte ore di cammino alle spalle. Di solito, i gruppi di devoti che si recano al santuario della Madonna dell’Arco allo scopo di portare a compimento il proprio voto, partono nelle prime ore del mattino, dopo essersi radunati davanti alla chiesa parrocchiale o presso la sede dell’associazione. Il pellegrinaggio alla Madonna dell’Arco con la sua schiettezza e semplicità popolare, con le sue esuberanti manifestazioni, ha esercitato un potente fascino sull’animo di molti artisti.4

    Altro importante santuario, assai frequentato oggi, è quello dedicato a Santa Rita. La sua costruzione si rese necessaria per l’affluire di una massa sempre crescente di pellegrini che si recavano a rendere omaggio alle spoglie della santa (canonizzata da Leone XIII il 26 maggio 1900). Venne iniziata nel 1936 di lato alla primitiva chiesa e al convento; progettato da Spirito Maria Chiapetta, fu ultimato nel 1940 e aperto al culto nel 1948. La festa che Cascia tributa a Santa Rita, e che rappresenta uno dei richiami principali per i pellegrini, è particolarmente articolata e momenti puramente celebrativi si alternano ad ampi spazi di riflessione legati ad una liturgia che ormai conta secoli di storia. È il caso dei “giovedì di Santa Rita”, una particolare devozione nata quasi trecento anni fa e mai interrotta: per i 15 giovedì antecedenti la festa del 22 maggio si svolgono in diverse ore della giornata incontri di fede in preparazione della festa.

    Una straordinaria intensità devozionale, infine, si compie oggi presso il moderno santuario di San Giovanni Rotondo, centro del culto di San Pio da Pietrelcina che visse nell’omonimo borgo per quattro decenni e del quale si custodiscono le memorie più importanti. Il flusso dei pellegrini, che raggiunge cifre di sei/sette milioni l’anno, ha determinato la costruzione di un’imponente serie di costruzioni per i fedeli, culminate nell’edificazione di una nuova chiesa commissionata dall’Ordine dei Frati Minori Cappuccini della provincia di Foggia alla Renzo Piano Bulding Workshop. La fabbrica religiosa, iniziata nel 1994 e consacrata il primo luglio 2004 con la dedicazione a “San Pio da Pietrelcina” (dinanzi ad oltre trentamila persone), ha determinato la necessità di scavare 70.000 metri cubi di roccia; si sviluppa su una superficie complessiva di circa 9.200 mq. con una capacità di 7.000 posti a sedere, ciò nondimeno nelle grandi occasioni il grande sagrato permette a 30.000 fedeli di poter assistere alle cerimonie religiose. Il santuario, unico nel suo genere, ha la forma della conchiglia; i suoi diciassette arditi e possenti archi, disposti a raggiera, realizzati con blocchi di pietra garganica, costituiscono la struttura portante della struttura secondaria in legno e acciaio che sorregge la volta, e convergono tutti nel punto dov’è l’altare. Nel pilastro centrale è stata collocata l’urna contenente i resti di Padre Pio, traslati dalla cripta della chiesa di Santa Maria delle Grazie il 19 aprile 2010. Eppure, la costruzione ha raccolto anche molte critiche, poiché la grandiosa architettura sembra priva di pregio artistico; lo stile (per alcuni adatto più ad uno stadio che ad un luogo di culto) ha deluso poi chi era propenso per una forma più classica dell’edificio. Accese discussioni ha meritato pure la realizzazione della cripta del santo in oro massiccio, con l’inserimento di 2.000 metri quadrati di mosaici, grazie al contributo ventennale dei milioni di devoti al padre di Pietrelcina; l’edificio è stato inaugurato da papa Benedetto XVI.

    Fonti e Bibl. essenziale

    Arte e Architettura nel Santuario di Cascia (Pg): opere, documenti e testimonianze; primo centenario della canonizzazione di S. Rita 1900-2000, Centro per l’Arte, Roma 2000; Basilica San Nicola a Tolentino: guida al santuario, Basilica San Nicola (Pollenza Tip. S. Giuseppe), Tolentino 2008; S. Boesch Gajano e L. Scaraffia (a cura di), Luoghi sacri e spazi della santità, Rosenberg e Sellier Editori, Torino 1990; P. Caggiano – M. Rak – A. Turchini, La madre bella, Pontificio Santuario di Pompei, Pompei 1990; D.L. Carmichael, J. Hubert, B. Reeve, A. Schanche, Luoghi di culto, culto dei luoghi. Sopravvivenza e funzioni dei siti sacri nel mondo, ECIG, Genova 1996; O. Condorelli, Clerici peregrini: aspetti giuridici della mobilità clericale nei secoli XII-XIV, Il Cigno-Galileo Galilei edizioni, Roma 1995; Donne in viaggio: viaggio religioso, politico, metaforico, a cura di M.L. Silvestre – A. Valerio, GLF editori Laterza, Roma 1999; E. Dupré Theseider, Loreto e il problema della città santuario, Sonciniana, Fano 1959; F. Grimaldi, Devozione e committenza nelle Marche: la Madonna di Loreto, Delegazione pontificia per il Santuario della Santa casa di Loreto, Loreto 1997; Le Basiliche rinate: San Francesco ad Assisi, San Pietro a Roma, De Agostini-Rizzoli periodici, Milano 1999; Il grande cammino: itinerari e luoghi dei pellegrini nel Medio Evo e nel nostro tempo, a cura di R. Bove, I.S.U. Università Cattolica, Milano 2000; G. Palumbo, Giubileo giubilei: pellegrini e pellegrine, riti, santi, immagini per una storia dei sacri itinerari, RAI-ERI, Roma 1999; G. Scarvaglieri, Pellegrinaggio ed esperienza religiosa: ricerca socio-religiosa sul Santuario Santa Maria delle Grazie in San Giovanni Rotondo, Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo 1987; Scotto D. (a cura di), Del visibile credere. Pellegrinaggi, santuari, miracoli, reliquie, Olschki, Firenze 2011; L. Sganzini – S. Valzania, La via maestra: attraverso le Alpi sulle orme dei pellegrini, Casadei Libri, Padova 2009; M. Tosti, Santuari cristiani d’Italia. Committenze e fruizione tra Medioevo ed Età Moderna. Atti del convegno di Isola Polvese (Perugia, 11-13 settembre 2001), Roma 2003.

    Immagini:

    1) Siracusa, Santuario Madonna delle Lacrime; 2) Trieste, Santuario Nazionale a Maria Madre e Regina; 3) Tindari (Me), Decorazioni della cupola del santuario della Madonna; 4) Cascia,  Abside del santuario di Santa Rita.

    Sitografia:

    http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_commissions/pcchc/index_it.htm (sito della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa); http://www.chiesacattolica.it/beniculturali/ufficio/00006065_Finalita_e_struttura.html (sito dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana); http://www.santuario.it/ (sito del Pontificio Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, con notizie storiche generali); http://www.santuari.it/ (sito dedicato ai santuari d’Italia).


    LEMMARIO