Magia e stregoneria – Vol. I

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    Autore: Michal Brywczynski

     

    La credenza nell’esistenza della magia, intesa come quella particolare forza che, per mezzo di specifici rituali magici, compiuti da certi particolari individui, ossia maghi, stregoni, sciamanni, indovini ecc., di entrambi i sessi, o dovuta a esseri soprannaturali, si presume riesca ad esercitare un particolare dominio sulle forze della natura e anche sull’essere umano volgendole alla volontà di chi tali pratiche compia, come anche nell’esistenza della stregoneria, strettamente associata alla magia, intesa come l’esercizio di queste pratiche magiche proprio da parte di questi speciali individui che si presume possano influenzare sia positivamente (magia bianca) che negativamente (magia nera) la natura e gli uomini, è presente nella maggior parte delle culture antiche e moderne.

    Il cristianesimo, subentrando gradualmente alla religione e alla cultura greco-romana, dovette inevitabilmente confrontarsi e scontrarsi con questa realtà magico-pagana, che sarebbe perdurata per lunghi secoli ancora, soprattutto nelle aree rurali. Per il cristianesimo la religione pagana e le pratiche magiche rappresentano tutt’uno, perché tutte e due sono idolatre e non sono altro che il residuo e la sopravvivenza di antichi culti e credenze, per cui vengono considerate semplicemente come un’insieme di “superstizioni”. Inoltre, il cristianesimo, soprattutto con Sant’Agostino, aggiunge un altro elemento, ossia il fatto di considerare sia il culto degli antichi dei pagani così come anche le superstizioni popolari niente meno che come opera dell’antico nemico, Satana, il quale, insieme ai suoi servi, i diavoli, che nel mondo antico erano conosciuti e chiamati “demoni”, ossia quei esseri o spiriti intermediari tra le divinità e l’uomo che interagivano nel mondo, come gli dei, negativamente o positivamente, in questo modo abilmente ingannava gli uomini. In sostanza i pagani credendo di adorare gli dei in realtà prestavano inconsapevolmente il culto a Satana e dunque anche le arti magiche erano considerate come opera del diavolo.

    Proprio per questo motivo la Chiesa, nel corso dell’Alto Medioevo, considerò la magia e la stregoneria, affianco al culto degli dei e alle tradizioni greco-romane, come residui del paganesimo e soprattutto come effetto delle illusioni demoniache. Nel processo, lento e graduale, di conversione dei popoli pagani al cristianesimo, la Chiesa cercò di estirpare le antiche credenze e di sostituirle con il culto del vero Dio attraverso le predicazioni popolari e la diffusione del culto dei santi e dei miracoli che essi compivano e delle loro reliquie, ma anche attraverso l’imposizione di penitenze per chi continuasse a praticarle. Un altro aspetto che caratterizza questo periodo è il fatto che viene messo in dubbio, da parte di diversi scrittori ecclesiastici e nei testi normativi, la presunta capacità delle streghe di dominare le forze della natura, la volontà degli uomini, danneggiando loro, i loro raccolti o averi, e soprattutto la possibilità di effettuare un volo notturno a seguito della dea pagana Diana o di Erodiade, che nei secoli successivi rappresenterà la classica prova del fatto che si tratti di una vera e propria strega, serva del demonio. La credenza nell’esistenza di questo fenomeno veniva spiegata come effetto di un’illusione diabolica o frutto dell’immaginazione e chi vi prestava fede doveva scontare una penitenza. Tuttavia, il tema della cavalcata notturna delle donne avrebbe, a partire dal quel momento, conosciuto una diffusione e si sarebbe arricchito di tanti altri dettagli oscuri. L’immagine di alcune donne che di notte, possibilmente di sabato, volano sopra certe bestie o su un bastone o scopa, dopo essersi cosparse di un particolare unguento, per raggiungere dei luoghi di adunanze notturne (i cosiddetti “sabba”) allo scopo di adorare Satana, con cui precedentemente avevano stipulato un patto concedendogli la propria anima, sottoforma di un caprone, che prendono parte a delle danze, orge e banchetti osceni e commettono uccisioni rituali di bambini, dei quali bevono sangue e mangiano i corpi, che poi fanno risuscitare, o di altre vittime sia umane che animali, rappresenta la fase finale e completa del processo di “invenzione” della figura della strega.

    In linea di massima si può osservare che fino alla prima metà del XIII secolo il problema della magia e delle stregoneria occupa un posto marginale nella vita della Chiesa. I processi e condanne a morte di maghi e di streghe non mancano certamente neanche in questo periodo, ma si tratta di casi isolati e circostanziati. Tuttavia, a partire da questo momento e a causa di diversi mutamenti socio-economici, istituzionali, teologici, dottrinali comincia a farsi strada, gradualmente, un nuovo tipo di atteggiamento, sempre più intollerante, nei confronti di questi fenomeni. La magia e la stregoneria non vengono più viste solo come un residuo del paganesimo da sradicare né più come effetto delle illusioni diaboliche, dunque viene affermata la loro reale esistenza. Adesso le pratiche magiche cominciano ad essere collegate direttamente con l’azione del demonio, che per mezzo di esse, attraverso l’uomo, può compiere realmente il male e danneggiare gli uomini. Con San Tommaso la magia viene inserita nella trattazione teologica e comincia ad essere equiparata all’eresia, appunto perché contraria alla fede in Dio, e in quanto tale perseguita. Inoltre, egli introduce, seguendo Sant’Agostino, il concetto del patto con il demonio, un aspetto che nei processi contro le streghe sarebbe stato determinante per l’accertamento della colpevolezza dell’inquisito. Tra il XII e il XIII secolo, la Chiesa con l’apparire dell’eresia catara e valdese, e di altre sette minori, che mettevano in questione alcune verità di fede e sostenevano dottrine eterodosse, cominciò ad essere molto più attenta ed intollerante verso ogni forma di manifestazione di dissenso religioso e contraria alla fede. Un altro fattore che ebbe profonde ripercussioni sulla magia e sulla stregoneria fu la nascita dell’Inquisizione (1231-1234), sotto Gregorio IX, per porre rimedio all’eresia e prevenirla, che in seguito allargò il concetto di eresia anche alle pratiche magiche, sotto Alessandro IV, con la bolla Quod super nonnullis del 1258 e poi successivamente con la bolla Super illius specula del 1326 o 1327 di Giovanni XXII. L’autorizzazione da parte di Innocenzo IV nel 1252, con la bolla Ad extirpandam, dell’uso della tortura nei processi contro gli eretici fu fondamentale per gli sviluppi e la diffusione del fenomeno della caccia alle streghe, dal momento che sotto tortura le vittime confessavano anche le colpe di cui non si erano macchiate e fornivano, su richiesta degli inquisitori, i nomi dei presunti complici moltiplicando così il numero dei presunti colpevoli. È da sottolineare, inoltre, che a partire dalla fine del secolo XI, e soprattutto nel corso del XII e XIII secolo, affianco alla figura di chi fa uso delle arti magiche per nuocere alleandosi con il demonio, ossia di chi pratica la magia nera, sorge la figura dello “scienziato”, che pratica un tipo di magia bianca o colta, il quale con la propria intelligenza, ma anche con l’ausilio di alcune scienze come l’alchimia e l’astrologica, si sforza di scoprire i meccanismi che regolano la natura per dominarla. Tuttavia, anche questo tipo di “magia” spesso finì per esser associato alla magia nera e pertanto anch’esso fu talvolta perseguito come eresia.

    Nel corso del XIV, assimilato ormai il concetto della stretta relazione della magia con l’eresia, che tuttavia non esclude che i due termini sino ancora perfettamente distinguibili, i processi, sia da parte dei tribunali ecclesiastici come da parte dei tribunali civili, che spesso entravano in conflitto tra loro, contro le pratiche magiche e la stregoneria si fanno sempre più frequenti e più violenti. Essendo, nella seconda metà del XIV secolo, quasi del tutto scomparso il pericolo cataro, l’Inquisizione concentrò la propria attenzione sugli altri pericoli che minacciavano la cristianità, tra i quali un posto centrale fu assegnato alla magia e alla stregoneria, che comunque erano molto vicine all’eresia. Nel corso del Trecento la società si sente sempre più minacciata dalla magia e dalla stregoneria a causa del diffondersi di uno stato collettivo di paura e di angoscia, dell’ossessione della morte, della percezione della presenza continua del demonio in ogni parte, e a causa di diversi sconvolgimenti come le carestie, sempre più frequenti, le guerre, le rivolte, i disastri climatici, e soprattutto la Peste nera che aveva provocato la morte di un terzo dell’intera popolazione europea. Tutti questi flagelli vengono visti come l’effetto dell’ira divina ma anche come effetto di una congiura da parte di un nemico esterno, ossia di una vera e propria “setta” di streghe e stregoni, che attirano sulla cristianità tutti questi mali. Pertanto si cercano dei capri espiatori ai quali poter addossare le colpe: così vengono colpiti dalla persecuzioni gli ebrei, i lebbrosi, i guaritori e infine i maghi e le streghe. Inoltre, un altro aspetto che va sottolineato è che ormai la realtà e la veridicità della stregoneria, a partire soprattutto dal Quattrocento, è pienamente affermata, dunque diventa un errore e peccato grave pensare che essa sia solo un’illusione demoniaca o frutto di un’immaginazione. La magia e la stregoneria esistono veramente, sono opera del demonio e dei suoi adoratori, rappresentano un serio pericolo per il gregge cristiano e pertanto devono essere perseguite ed estirpate come l’eresia. Nel corso del XV secolo la minaccia rappresentata dalla stregoneria e dalla magia si fa sempre più evidente ed è testimoniata in diversi scritti e trattati concernenti la demonologia e soprattutto nei manuali degli inquisitori, che cominciano ad apparire a partire dal Trecento, di cui certamente il più famoso è il Malleus maleficarum del 1486, contenente tutto il sapere finora accumulato riguardante la stregoneria e il modo di combatterla, che conobbe un’enorme successo e diffusione anche nei secoli successivi, opera di due domenicani tedeschi, Krämer (Institor) e Sprenger, ai quali qualche anno prima (1484) Innocenzo VIII aveva indirizzato una bolla Summis desiderantes affectibus, con la quale avevano ricevuto l’incarico di estirpare la stregoneria in alcune regioni della Germania in qualità di inquisitori. Prima di Innocenzo VIII, due papi si erano espressi contro la stregoneria: Nicolò V, nel 1451, ordinando agli inquisitori indagare sulla stregoneria anche se non vi era un esplicito collegamento con l’eresia e Callisto III, nel 1457, irrigidendo le misure da adottare contro i reati di stregoneria nel territorio di Brescia.

    A partire dal XV secolo, in particolar modo verso la fine del secolo, nel quale ora mai la figura della strega appare del tutto codificata, fino alla prima età del secolo XVII, e in alcuni casi anche oltre, l’Europa conobbe quel fenomeno che nella storiografia viene definito come la “caccia alle streghe”, una persecuzione violentissima, che coinvolse quasi tutta l’Europa in particolare la Germania, la Svizzera, la Francia, Paesi Bassi, e in misura minore l’Italia e la Spagna, mietendo migliaia di vittime.

    In Italia la persecuzione delle streghe ebbe luogo soprattutto nella seconda metà del Quattrocento e nei primi vent’anni del Cinquecento, ricomparendo poi negli anni ottanta e novanta del secolo e all’inizio del secolo successivo, in particolar modo nella zona centro-nord del paese: Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia e la regione delle Alpi (Valcamonica, Tirolo, Valtellina) e qualche altro caso isolato nel resto del territorio italiano (Toscana). In Italia, rispetto al resto dell’Europa, il numero delle vittime di queste persecuzioni, così come avvenne anche in Spagna e in Portogallo, fu molto minore e ciò fu dovuto all’azione “moderatrice” svolta dalla Congregazione della sacra Inquisizione romana, istituita nel 1542 da Paolo III, che riuscì spesso a mantenere un atteggiamento scettico nei confronti di alcuni presunti casi di stregoneria, evitando così dei processi di massa, e all’azione di controllo, non sempre efficace, esercitata sui tribunali ecclesiastici locali, non sempre inclini a mettere in pratica i dettami della Congregazione.

    Fonti e Bibl. Essenziale

    F. Bolzoni, Le streghe in Italia, Bologna 1963; J. B. Russel, Witchcraft in the Middle Ages, Ithaca-London 1972; M. Romanello, La stregoneria in Europa (1450-1650), Bologna 1975; R. Manselli, Magia e stregoneria nel Medio Evo, Torino 1976; F. Cardini, Magia, stregoneria, superstizioni nell’Occidente medievale, Firenze 1979; G. Bonomo, Caccia alle streghe. La credenza nelle streghe dal sec. XIII al XIX con particolare riferimento all’Italia, Palermo 19853; J.-C. Schmitt, Medioevo «superstizioso», Roma-Bari 1992; Id., Stregoneria, in Dizionario dell’Occidente medievale. Temi e percorsi, a cura di J. Le Goff – Id., vol. II, Torino 2004, 1134-1146; R. Kieckhefer, La magia nel Medioevo, Roma-Bari 1993; G. Romeo, I processi di stregoneria, in Storia dell’Italia religiosa, vol. II, a cura di G. De Rosa – T. Gregory, Roma-Bari 1994, 189-209; Stregoneria e streghe nell’Europa moderna. Convegno internazionale di studi (Pisa, 24-26 marzo 1994), a cura di G. Bosco – P. Castelli, Pisa 1996; G. G. Merlo, Streghe, Bologna 2006; Caccia alle streghe in Italia tra XIV e XVII secolo. Atti del IV Convegno nazionale di studi storico-antropologici, Triora (Imperia), 22-24 ottobre 2004, Bolzano 2007; A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Torino 2009; P. Dinzelbacher, Stregoneria, età medievale, in Dizionario storico dell’Inquisizione, diretto da A. Prosperi, vol. III, Pisa 2010, 1517-1521; V. Lavenia, Stregoneria, Italia, in Ibid., vol. III, 1521-1530.


    LEMMARIO