Autore: Luca Di Girolamo
L’epoca in cui si viene a collocare il pontificato del beato Pio IX si segnala per i mutamenti in seno alla società italiana e a causa dei quali la Chiesa subisce dei forti contraccolpi dovuti a tutta una serie di provvedimenti limitativi (soppressioni, espropri, ecc.) posti in atto dal nascente stato italiano ormai incamminato verso una propria autonoma e laica fisionomia. Proprio il costituirsi di un’entità italiana – separata dalla Chiesa e non sempre pacificamente convivente con essa – provoca attriti e scontri, peraltro alimentati da una diffidenza che si tramuta, a volte, in accesa ostilità.
Da Pio IX all’inizio del secolo XX. Con il recupero del sentimento e del cuore sulla ragione critica si entra nel Romanticismo, epoca di restaurazione decisamente contrapposta alla precedente era dei lumi ed in particolare ai suoi eventi storici, primo fra tutti la Rivoluzione francese che tuttavia aveva ormai seminato gli ideali del trittico liberté-fraternité-egalité, consacrati dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo (1789). Nell’ambito del cattolicesimo si accentua la divisione tra cattolici liberali disponibili al dialogo col mondo e gli intransigenti che, invece, propendono per un ritorno al passato. La Chiesa ufficiale, in questo clima agitato, giungerà alla condanna della libertà in ogni sua forma (di pensiero, di culto e di stampa) con la Mirari vos di Gregorio XVI (1832) e, successivamente, con il Sillabo di Pio IX (1864). L’ansia restauratrice, nemica delle novità e tale da rappresentare anche sul piano della fede una sorta di archeologia, tende al recupero di un Medioevo che torna, da un lato, ad essere guida per l’impostazione teologica con l’utilizzo, ad esempio, del genere letterario della summa (Summa aurea de laudibus Beatæ Mariæ Virginis in 13 volumi di Jean Jacques Bourassé del 1862) e, per altro verso, alimenta l’attrazione per l’aspetto più fascinoso del mistero.
Sul piano più specifico delle devozioni abbiamo la ripresa di quanto l’Illuminismo aveva tacciato di ingenuità e superstizione: la devozione al SS. Cuore di Gesù, le processioni e i pellegrinaggi ai luoghi sacri dedicati a Maria. A ciò si aggiungono alcuni eventi di apparizioni che, pur collocandosi fuori dell’Italia, accompagnano l’evento ecclesiale, a carattere mariano, più importante del secolo: la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione promulgato nel 1854 da Pio IX, dopo un lungo e non semplice coinvolgimento dell’intera Chiesa attraverso la valorizzazione del sensus fidelium. L’iter dogmatico è articolato e vi prendono parte figure della cultura del tempo, fra cui il grande filosofo il beato Antonio Rosmini (†1885), prodigo di suggerimenti e consigli tesi a conferire al dogma un solido impianto cristologico e trinitario. Sta di fatto che nei vari formulari liturgici promulgati dallo stesso papa si attua una forte concentrazione sullo splendore proprio di Maria, creatura al di sopra ogni altro essere umano, colmata di grazia e per questo singolare per santità. L’accoglienza del dogma è entusiastica e si riflette sul piano devozionale con l’unificazione de le trois blancheurs (secondo la definizione di Yves Congar): Eucaristia, Papa e Immacolata, che divengono la carta d’identità del cattolicesimo antecedente al Vaticano II contro il protestantesimo, il laicismo e la massoneria diffusi nella società del tempo avvalendosi di pubblicazioni specifiche (cf. S. M. Perrella, La venerazione a S. Maria. Storia, teologia e prassi, 422). L’insieme degli elementi legati alla proclamazione del 1854 costituisce il terreno dove sempre più matura la superesaltazione della Donna celeste in contrapposizione alla donna che, sulla terra, continua a vivere in un ruolo di subalternità.
A mitigare tale status e ad indicare nuovi sentieri sorgono altri fenomeni riguardanti l’affetto e la pietà mariana italiana del tempo: l’affermarsi di famiglie religiose di vita ed apostolato che pongono Maria quale ispiratrice di opere di carità (Oblati di Maria Immacolata, Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice, Suore di Maria Bambina, Serve di Maria Riparatrici, ecc.). Una devozione quindi, sempre più inserita nel vissuto ecclesiale grazie proprio a questi nuovi consacrati nel nome di Maria (o di particolari titoli a lei legati come Immacolata, Rosario, Cuore di Maria) che dirigono la loro attenzione verso il povero e l’indigente: Maria diviene perciò la ‘carta vincente’ con la quale la Chiesa risponde al liberalismo e all’anticlericalismo imperanti non estranei al processo di unificazione dell’Italia.
L’incidenza di Maria nel vissuto del tempo presenta risvolti di carattere cultuale e devozionale molto rilevanti e non privi di certa incongruenza. Assistiamo al proliferare di ricorrenze mariane che rischiano di deformare il ciclo dell’anno liturgico. La S. Sede esorta in qualche modo ad una maggior sobrietà, ma gli eccessi di devozione continuano a presentarsi anche avallati da disposizioni e decreti papali, come quelli di Leone XIII che, in due riprese (1886 e 1889), prescrive in ogni luogo di culto dedicato a Maria (parrocchie, cappelle, oratori pubblici, ecc.) durante il mese di ottobre tutta una serie di preghiere (rosario, litanie lauretane, giaculatorie a S. Giuseppe), talvolta da recitare persino durante la S. Messa.
Inoltre, non meno importante prosegue la tradizione teatrale mariana con funzione pedagogica a favore del popolo di Dio. In tale ambito, Passionisti (XVIII sec.) e Salesiani (XIX sec.) si inseriscono in un terreno battuto in precedenza da Gesuiti, Somaschi, Oratoriani e Scolopi. I componimenti che vedono la luce nell’ambito teatrale non di rado commentano piamente testi scritturistici, ma ancor più si propongono di consolidare, attraverso vicende toccanti e sentimentali, l’amore verso la Vergine Santa: accanto ad un panorama di devozioni non sempre in armonia con la prassi liturgica (ma anch’essa sulla strada di un futura riforma) si diffondono forme letterarie e drammatiche finalizzate ad onorare la Madre del Signore e a coinvolgere l’uditorio. Già S. Paolo della Croce († 1775), precedentemente, preferisce la drammatizzazione alle processioni penitenziali in quanto la visione e l’ascolto suscitano maggior forza emotiva nei presenti inducendoli alla confessione dei peccati (cf. L. Di Girolamo, Teatro, 1194-95). Assume vigore anche la stampa mariana a carattere popolare, soprattutto quella legata ai santuari (Pompei dal 1884), il cui scopo può essere considerato triplice: l’incremento della devozione, il collegamento dei devoti con il santuario ed il sostegno economico per alcune iniziative caritative.
Epoca contemporanea. Il trapasso dal secolo XIX al XX mostra alcuni fenomeni importanti per la Chiesa italiana che hanno diversi legami con la devozione mariana. All’interno della società italiana agli aspetti positivi vengono ad affiancarsi quei segni preoccupanti che saranno alla base dei violenti effetti delle ideologie. Da un lato perciò si mantiene una devozione non distaccata dall’impegno caritativo a favore dei diseredati, anzi la pietà mariana non può essere giustificata senza un’adeguata prassi caritativa e, inversamente, la carità si rafforza laddove c’è il culto a Maria. Ciò emerge dal Congresso mariano di Livorno del 1895 e che vedremo poi attuata nella fondazione dell’UNITALSI (1903) ad opera di Giovanni Battista Tomassi († 1920), organizzazione finalizzata ai pellegrinaggi a Lourdes dei malati gravi e disabili e, in seguito, nell’azione religiosa legata al santuario di Pompei del beato Bartolo Longo († 1926), autore del pio esercizio della Novena alla Madonna dell’omonimo santuario composta nel 1889. Particolare importanza assume in quegli anni l’iniziativa di un vasto movimento per promuovere la consacrazione solenne dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, il cui culto pubblico è, tuttavia, anteriore risalendo alla metà del secolo XVII, favorito da numerose confraternite. C’è da osservare che, pur nella serietà degli impegni portati avanti in questo periodo, la Chiesa italiana si trova a fare i conti con un ateismo ed un anticlericalismo piuttosto rilevanti, oltre al fenomeno del modernismo che, tuttavia, non è soltanto di area italiana. Ateismo ed anticlericalismo convergono nel fenomeno inquietante rappresentato dalla Massoneria che propone un nuovo ordine del mondo ed un’escatologia pagana del tutto orizzontale, debitrice e in stretto contatto con le dottrine scientiste e positiviste tipiche dell’humus culturale che segna il passaggio tra i due secoli. Appare chiaro che la Massoneria, prescindendo dalla Rivelazione e ponendo al centro l’uomo nella sua naturalità lo allontana inesorabilmente da Dio e dai mezzi sacramentali di salvezza, finendo addirittura con il parlare, ad esempio, di una Cena Rituale in sostituzione dell’Eucaristia. Una deformazione analoga sarà attuata successivamente dal Modernismo che ridurrà la Rivelazione ed il suo carattere veritativo a prodotti dell’inconscio.
In tale atmosfera di smarrimento, ecco che la Vergine Santa torna ad essere guida per il popolo cristiano e, ancora sull’onda del revival medievale tipico del Romanticismo, vengono riprese la figura ed il titolo di Maria vittoriosa sulle eresie. Ad operare tale scelta è S. Massimiliano M. Kolbe (†1941), formatosi teologicamente in Italia e fondatore a Roma della Milizia dell’Immacolata in un anno particolare, il 1917, in cui si svolgono le celebrazioni romane in onore di Giordano Bruno, vittima, secondo i laicisti, del potere clericale oppressivo verso il libero pensiero. Questa manifestazione, attuatasi con gran concorso di popolo con bandiere e vessilli anticristiani, scuote profondamente l’animo del francescano polacco che vede nel movimento massonico la testa del serpente che Maria schiaccerà secondo il dettato di Gen 3,15. Tutta la vita di Kolbe fa della devozione all’Immacolata lo scudo per tenersi lontano da questa filosofia aberrante nella certezza che Maria, madre universale, ama coloro che restano prigionieri del peccato e vuole salvarli. Nata in Italia, in seno all’Ordine Francescano, la Milizia si diffonderà rapidamente fino a toccare alcuni paesi dell’estremo Oriente (Giappone).
La vicenda di Kolbe ci dà anche modo di toccare con mano uno degli elementi più caratterizzanti del secolo XX, quello delle guerre mondiali e delle persecuzioni alimentate da aberranti ideologie diversificate nei vari paesi europei che si vengono a consolidare dopo il I conflitto mondiale (1914-18). Ma è soprattutto la II Guerra mondiale, terminata nel 1945, a rendere l’Europa una rovina e l’Italia stessa deve curarsi le profonde ferite inferte dalle crudeli ostilità. Legata alle vicende della capitale durante la II Guerra mondiale è anche la forte devozione dei romani alla Madonna del Divino Amore alla quale i cittadini fanno voto solenne il 4 giugno 1944 nella Chiesa di S. Ignazio, seguito una settimana dopo da una visita di ringraziamento di Pio XII (1939-1958) per la salvezza della città e con enorme concorso di folla. Particolare importanza assume per questo santuario la figura del Servo di Dio Don Umberto Terenzi (1900-1974) che ha svolto qui, dal 1930, il suo apostolato e ufficio di rettore con grande attenzione al contesto socio-ambientale dominato dal degrado.
Da questo legame forte tra dimensione civile e sfera religiosa si comprende come l’opera di graduale ricostruzione e ricomposizione di un assetto politico avviene sotto il segno di Maria attraverso la pratica della peregrinatio Mariæ. Essa, originatasi nel Medioevo, viene ripresa in Francia nel pieno conflitto (1943) per poi caricarsi di forte valenza politica all’indomani delle elezioni italiane del 1948 (vinte dalla Democrazia Cristiana) e si costituisce come fenomeno che interessa tutte le diocesi italiane. Della fine degli anni ’40, inoltre, è da registrare anche un evento destinato a far discutere e verificatosi a Roma, tale da indurre ad un incremento della devozione mariana nella città, ossia l’apparizione della Vergine alle Tre Fontane (1947) a Bruno Cornacchiola, un protestante assai ostile al cattolicesimo, e ai suoi figli: un’apparizione in cui la Vergine – autoproclamatasi Vergine della Rivelazione – esorta alla conversione e alla preghiera per l’unità dei cristiani. L’evento provoca la decisa e risoluta conversione del Cornacchiola e il suo incontro con Pio XII (1949), e sul luogo dei fenomeni viene eretto un santuario. Tale apparizione, tuttavia, non è stata ancora riconosciuta dalla Chiesa ufficiale.
La distruzione apportata all’Europa dal conflitto terminato nel 1945 non è solo materiale, ma va a toccare anche la dimensione socio-culturale per cui si impone una seria riflessione favorita da tutta una serie di correnti filosofiche che, lungi dallo scadere nel naturalismo positivista, vogliono riabilitare l’uomo nella sua dimensione conoscitiva e relazionale (fenomenologia, esistenzialismo e personalismo), talvolta con accenti spiritualisti. Tali nuovi fermenti di pensiero utili a collegare il dato rivelato e trascendente alla vita umana concreta con tutto il suo carico di problemi trovano la loro esplicitazione nei due eventi ecclesiali più importanti del secolo XX: la proclamazione del dogma dell’Assunzione (1950) e il Concilio Vaticano II (1962-65). Fra questi due eventi si collocano: la nascita della Pontificia Facoltà Teologica «Marianum» (30 novembre 1950) affidata all’Ordine dei Servi di Maria che, pur collocandosi in Italia, è finalizzata allo studio scientifico della mariologia, l’indizione dell’anno mariano (1954: centenario della definizione dell’Immacolata) durante il quale Pio XII istituisce, con l’enciclica Ad cœli Reginam del 11 ottobre, la festa di Maria Regina dell’Universo da celebrarsi il 31 maggio e, due mesi dopo, l’incoronazione fatta dallo stesso papa, del quadro “Salus populi romani” venerato a S. Maria Maggiore. Nello stesso anno si celebra un Congresso mariologico internazionale a Roma. Successivamente, abbiamo la tanto richiesta e desiderata Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria (13 settembre 1959) ad opera di S. Giovanni XXIII (canonizzato da papa Francesco il 27 aprile 2014 unitamente a Giovanni Paolo II). Dello stesso decennio sono i fatti legati alla lacrimazione di un’icona mariana del Cuore immacolato di Maria (1953) posseduta da una famiglia di Siracusa, evento che ha originato grande concorso di popolo e la costruzione, a partire dal 1954, del santuario della Madonna delle Lacrime.
Pur avviandoci verso tempi nuovi che saranno sanciti ed inaugurati dal Vaticano II, la Chiesa deve tener conto della ricomparsa di certa esagerazione cultuale, legata anche a certa pressione (mai venuta meno anche dopo il Vaticano II) per la proclamazione del quinto dogma mariano relativo alla mediazione e corredenzione. Tale deformazione, dettata da eccessivo zelo non sostenuto da adeguata formazione biblica e catechetica, si fa presente ancor oggi in qualche gruppo di preghiera a carattere mariano che necessita di forte discernimento.
Tanto il dogma dell’Assunzione quanto il Vaticano II propongono una nuova visione dell’uomo immerso nel mistero di Dio e anche la persona di Maria ne riceve beneficio nel senso che si umanizza e si concretizza senza ledere, tuttavia, la sua singolarità. Il fatto che in Maria – come ricorda la Lumen gentium al n. 65 – vengono a riunirsi e a riverberarsi i massimi dati della fede significa che nella Figlia di Sion la Chiesa, i cristiani e, in genere, l’umanità trovano la propria identità e la propria realizzazione. A livello più propriamente cultuale va detto che il Concilio mette in guardia pastori e fedeli dagli estremismi rappresentati dal minimalismo limitante e dal massimalismo ingombrante a favore di una devozione cristocentrica sostenuta dalla liturgia e dalla Scrittura, onde evitare la “vana credulità” apportatrice di errori (cf. Lumen gentium n. 67). Su questa strada di rinnovamento si colloca l’esortazione apostolica Marialis cultus di Paolo VI (1974), specialmente nella seconda parte nella quale vengono prese in esame alcune forme e pratiche di devozione che devono essere in equilibrio tra Scrittura ed esigenze del popolo di Dio nella varietà di culture ed aspirazioni.
Notevole è l’impressione suscitata dal documento ed in fondo abbastanza accostabile alla situazione italiana del post-concilio dove, relativamente al culto, convivono elementi tradizional-popolari e novità apportate da autori singoli, oppure provenienti da movimenti ecclesiali, già esistenti o in formazione sul territorio italiano(Azione Cattolica, Focolari, Comunione e Liberazione, ecc.), che raccolgono diverse generazioni ed esprimono la loro venerazione alla Madonna. Il popolo, in sostanza, persiste nella sua devozione a Maria attraverso il Rosario, le litanie lauretane oppure altre forme ed è presente anche ai riti dell’incoronazione delle immagini (dei quali viene fissata una forma nell’Ordo coronandi imaginem Beatæ Mariæ Virginis del 1981) per i quali si sottolinea l’esigenza di unificare il concetto di regalità mariana con il servizio all’umanità, esigenza modellata sul Cristo Signore e Servo nonché compimento della Rivelazione.
Un enorme potenziamento della devozione e del culto mariano si attua con il pontificato di S. Giovanni Paolo II (1978-2005), figura complessa per esistenza e formazione umano-religiosa sempre contraddistinte dalla presenza materna di Maria e che, anche come papa, ha mostrato un intenso e cordiale affetto per l’Italia visitandone diversi luoghi religiosi. Nonostante ciò, S. Giovanni Paolo II è stato molto discusso anche dai cattolici italiani per alcune sue posizioni (a livello comune è stato criticato per la sua ingerenza nella politica, e neppure è sfuggito alle forti riserve avanzate da alcuni intellettuali italiani all’indomani della pubblicazione della Fides et ratio del 1998), ma egli mostra l’imprescindibile importanza di Maria per la fede cristiana in molti suoi scritti ufficiali (prima fra tutti l’enciclica Redemptoris mater del 1987) e altri notevoli discorsi di natura catechetica. La devozione mariana di questo papa, connessa all’approfondimento del dettato conciliare, si nota a livello generale ed esperienziale e lo provano alcuni eventi e circostanze particolari: l’indizione di un anno mariano (1987-88) e di un altro dedicato al Rosario (2002), lo scampato pericolo dall’attentato del 13 maggio 1981 (memoria della Madonna di Fatima) nel quale il pontefice ha visto il segno materno di Maria. Si tratta di un evento di portata mondiale, ma che ha inciso profondamente anche nella storia civile italiana. Ad esso si aggiunge il Discorso al Convegno di Capua del 1993 nel quale il santo pontefice polacco si è soffermato sull’immacolatezza e verginità di Maria in modo davvero magistrale, aprendo nuove strade alla riflessione teologica. Sempre sotto il suo pontificato vedono la luce oltre al citato Ordo coronandi, anche il De Benedictionibus del 1985, la Collectio Missarum de Beata Maria Virgine del 1987: una raccolta di 46 formulari di Messe ordinati secondo i tempi liturgici, la lettera della Congregazione per l’Educazione Cattolica La seconda Assemblea (1988) che ha il preciso intento di ribadire l’impegno di conoscenza e di ricerca e la pietà nei confronti di Maria di Nazaret. Non meno importante il rinnovamento della pia pratica del Rosario con l’aggiunta dei misteri della luce nella lettera apostolica Rosarium Virginis Mariæ del 2002. Notevoli poi altre iniziative di carattere artistico e cultuale: la costruzione della cappella Redemptoris mater nel Palazzo apostolico, l’immagine musiva della Mater Ecclesiæ sulla facciata del Palazzo apostolico volta sull’antistante piazza S. Pietro, l’aggiunta del titolo Regina della famiglia nelle litanie lauretane, i frequenti pellegrinaggi ai santuari italiani, la solenne consacrazione della nuova chiesa Madonna del Divino Amore (4 luglio 1999). Inoltre sotto il pontificato di S. Giovanni Paolo II vede la luce il Direttorio su pietà popolare e liturgia pubblicato dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti nel 2002, documento importante che riserva i nn. 183-207 alla venerazione alla Madre del Signore ribadendo la solidità di un culto e di una devozione nell’espressione della nota trinitaria e nel profondo legame con Scrittura e Tradizione (n. 186).
Preoccupazione costante del magistero di questo papa è il portare a compimento quanto è sempre stato presente nella coscienza del credente, ossia la devozione a Maria congiunta alla carità e alla presenza nel tessuto sociale, in cui convivono non poche difficoltà, ansie e paure. Ciò conduce a considerare come il malessere diffuso in Europa, in Italia prende una decisa connotazione politica manifestatasi nel terrorismo (pensiamo ai cosiddetti «anni di piombo» – ’70-’80 – in cui grandi personalità cristiane delle istituzioni vengono sequestrate ed uccise come Aldo Moro e Giovanni Bachelet), alla quale si aggiunge la criminalità in simbiosi con la tossicodipendenza e lo squilibrio socio-economico fra nord e sud Italia. Si tratta di fenomeni che hanno prodotto esiti disastrosi nel nostro paese, ai quali si contrappone l’auspicio di un clima più sereno favorito da una religiosità mariana atta a porre allo scoperto e far fruttificare le migliori energie della nostra cultura e popolazione. Il discorso rinvia facilmente a tutta la problematica della donna all’interno della società e nella Chiesa, peraltro affrontata da Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem del 1988: Maria costituisce un costante modello attraente e lo mostrano gruppi e cenacoli di preghiera che sovente si appoggiano a strutture parrocchiali o santuariali e da esse ricevono incoraggiamento anche per iniziative di carità. Ci si potrebbe chiedere: quale positività per l’oggi? Placata la spirale terroristica più cruenta, la società italiana odierna vive e patisce gli assalti del disorientamento, del malcostume e dell’immoralità esibiti in modo ostentato e a diversi livelli (anche da organismi pubblici e politici di vario orientamento) e senz’altro la Vergine Santa si ripresenta a noi quale modello di vita realizzata: modello visibile ed oggetto di devozione che mai deve perdere le coordinate che la rendono convincente e propositiva: la Scrittura (come canale privilegiato di Rivelazione), il legame con la liturgia della Chiesa universale evitando squilibri ed eccessi dannosi e l’aggancio con la società ferita che attende un soccorso non solo a parole, ma nei fatti. Solo così è possibile mantenere quei legami con la grande tradizione civile, culturale e religiosa del nostro paese. Notevole, in tal senso, l’opera di sensibilizzazione attuata sulla cultura e sulla società italiane dall’AMI (Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana fondata nel 1990) che, attraverso dense pubblicazioni (la Rivista Theotokos e gli Atti dei suoi periodici convegni), affronta problematiche di natura storica, sociale, cultuale e dottrinale. Da non ignorare la decisa presa di posizione di alcune conferenze episcopali regionali su inquietanti fenomeni legati, ad esempio, all’occultismo e alle sette sataniche (Conferenza Episcopale Toscana nel 1994) che riservano alcune righe di commento all’azione potente di Maria.
In margine al clima di grave incertezza della società italiana dove, riprendendo gli insegnamenti di papa Benedetto XVI (singolare merito di questo papa nella sua esortazione Verbum Domini il rapporto fra Maria e la Parola di Dio), il laicismo e il relativismo continuano la loro incessante opera di distruzione, ci sembrano profetiche le parole di Giovanni Testori († 1993), singolare testimone e drammaturgo autore di un lavoro dal titolo emblematico: Interrogatorio a Maria. Un testo ancora attuale in quanto sofferto e scritto in un contesto di lotta ideologica tra cristiani e negatori di ogni forma di vita in nome di una falsa idea di liberazione e, nello stile, debitore della tradizione poetica italiana. Ad un certo punto del dramma viene rivolta a Maria un’urgente e dolorosa domanda sintetizzata come segue: è possibile all’uomo, arrivato sull’orlo della sua autodistruzione, porre fine e distruggere il seme dell’odio? La risposta di Maria è ancora nei termini del servizio e della speranza: “È possibile, sì. Ogni speranza in Dio, nel mio e nel suo Figlio, nasce come da un bulbo il giglio, ma bisogna a lui darsi: in lui e di lui vivere e fidarsi”.
Parole forti e di lontana eco jacoponica, espresse con la fede cristiana e con la generosità che distinguono l’Italia ed il suo popolo sempre pronto a farsi voce, ad accogliere e ad aiutare persone in difficoltà. Potremmo azzardare un paragone: la fede dei semplici è propria dell’Italia (che pure ha donato insigni monumenti di teologia e cultura), una fede che si esprime con forme, a volte, elementari, ma che tiene viva la fiaccola dei valori umani e sociali: rosari, giaculatorie, pellegrinaggi e processioni rappresentano i canali espressivi di un culto e di una devozione che, nel momento in cui celebra la Vergine Santa, contempla le meraviglie di Dio al cui vertice è posto l’uomo creato a sua immagine e somiglianza, capace di opere grandi solo se sostenuto dalla grazia.
Rispetto a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI, l’attuale pontificato di Papa Francesco iniziato nel 2013 si segnala per una devozione mariana molto sentita, sebbene alquanto sobria e poco appariscente. Di notevole impatto (soprattutto nel primo periodo immediatamente successivo all’elezione) con il popolo italiano nelle visite a varie regioni e città della penisola. Frequenti – soprattutto in margine ai suoi viaggi apostolici – sono le sue visite oranti a S. Maria Maggiore. Con questo papa – proveniente da un’area del mondo particolarmente segnata da istanze liberatrici – si sta avendo una forte enfasi sulla dimensione sociale e caritativa (anche nelle omelie) più che su una valorizzazione piena del discorso teologico. Compatibilmente al contesto di provenienza di papa Jorge Mario Bergoglio (tra l’altro di lontane origini italiane) appare una forte insistenza sull’ortoprassi. C’è da segnalare che un tratto mariano emerge sempre nei suoi ultimi documenti (Evangelii gaudium, Laudato si, Amoris lætitia).
In questo anno 2018, l’attuale pontefice poi ha portato a compimento, con un apposito Decreto datato 11 febbraio, quanto proclamato da papa Paolo VI, in pieno svolgimento del Concilio, nel 1964: Maria Mater ecclesiæ. Un titolo che, sappiamo, non compare nei documenti conciliari (specialmente in Lumen gentium cap. VIII), ma che è fatto proprio dall’esortazione apostolica dello stesso papa Montini Marialis cultus di dieci anni dopo (1974) e dalla citata Collectio Missarum de beata Maria Virgine in ben 3 formulari (nn. 25-27). Con tale Decreto si istituisce la memoria liturgica intitolata a Maria Madre della Chiesa fissata al lunedì seguente la Domenica di Pentecoste. Un mese dopo (19 marzo) compare l’esortazione apostolica sulla chiamata alla santità Gaudete et exsultate dove non poche volte compare il riferimento a Maria come modello di santità. Due eventi in qualche modo connessi fra loro e che hanno quale oggetto di interesse l’unica vocazione del cristiano e della Chiesa alla santità guardando alla Tuttasanta.
Conclusione. Le grandi cose compiute da Dio in Maria (cf. Lc 1,49) che culminano con l’Incarnazione salvifica costituiscono il patrimonio di fede di ogni credente, che tende ad esprimerlo e manifestarlo con pluralità di mezzi appartenenti al vasto quadro del culto. Una pluralità che, nel nostro paese, è stata incrementata anche dalla sedimentazione storica di elementi, a volte, provenienti dal resto dell’Europa e che il popolo di Dio della nostra penisola ha saputo far proprio non senza il pericolo, sempre risorgente, dell’eccesso e della ridondanza, anche inconsapevoli ed animate da sincero affetto.
Dinanzi a questo fenomeno, la Chiesa italiana – soprattutto sull’onda del Concilio Vaticano II e sui documenti posteriori anche a carattere locale (si pensi alle conferenze episcopali regionali) – ha mantenuto un atteggiamento di vigilanza tesa a far comprendere al popolo e ai pastori che la validità di un culto e di una devozione a S. Maria vanno ricercate non fermandosi ad un oggetto esteriore (medaglie, scapolari o altro) e/o ad una pia pratica (sia essa una giaculatoria, oppure un pellegrinaggio santuariale), ma considerando ed incarnando i valori che quelle celebrazioni, quelle preghiere e quei segni visibili di devozione vogliono esprimere a beneficio della maturazione del credente.
Valori che si riassumono nel favore che Dio nel Figlio Unigenito ‘ex Virgine natus’ ha offerto all’uomo immerso nelle tenebre del peccato. Tenebre che, pur velando il mondo, non riescono a vincere quel Verbo-Luce delle genti che trasforma coloro che lo accolgono (cf. Gv 1,4-5.12). L’Italia che, sin dagli inizi e per opera degli Apostoli Pietro e Paolo, ha saputo accogliere il germe di vita proprio del Vangelo è chiamata a ripercorrere l’itinerario mariano della Visitazione. Esso è itinerario di fede e di opere che, a sua volta, la Chiesa italiana deve facilitare nella guida e negli atteggiamenti materni e paterni che sono caratteri peculiari del Dio dell’Alleanza che si snoda lungo la storia in parole ed eventi. È questo il vero culto da tributare alla Vergine, coscienti che la nostra fedeltà sarà ricompensata nei cieli, perché essa è segno di conformazione al Servo sofferente e glorioso dalle cui piaghe l’intera umanità è stata redenta (cf. I Pt 2,24).
Fonti e Bibl. essenziale
Per uno studio sulla pietà, sul culto e la teologia mariane è imprescindibile l’uso di alcuni strumenti: la Bibliografia mariana curata dalla Pontificia Facoltà Teologica «Marianum», da G.M. Besutti a partire dal 1948 e continuata da E. M. Toniolo e da S. M. Danieli. Attualmente tale Bibliografia mariana consta di 15 volumi fino al 2013, nonché i volumi dei Simposi Mariologici Internazionali (SIM) organizzati dalla Pontificia Facoltà «Marianum» a scadenza biennale dal 1976 (attualmente consta di 20 volumi fino al 2015, è in stampa il 21° del 2017 ed è in via di organizzazione il 22° SIM che avrà luogo nel 2019). A ciò si aggiunge la pubblicazione annuale della rivista Marianum organo della Pontificia Facoltà «Marianum». Dizionari e repertori: G. M. Roschini, Dizionario di Mariologia, Roma 1961; S. De Fiores-S. M. Meo (a cura di), Nuovo Dizionario di Mariologia, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1986; S. De Fiores, Maria. Nuovissimo Dizionario, Dehoniane, Bologna 2006-2008, 3 voll.; S. De Fiores-V. Ferrari-Schiefer-S. M. Perrella (a cura di), Mariologia, S. Paolo, Cinisello Balsamo 2009; Aa.Vv., Testi mariani del II millennio, Città Nuova, Roma 1996-2012, 8 voll. Documenti ecclesiali: per i documenti ecclesiali ci siamo serviti dei seguenti strumenti: Enchiridion Vaticanum, Dehoniane, Bologna 1981, voll. 1ss.; H. Denzinger-P. Hünermann (a cura di), Enchiridion Symbolorum definitionum ac declarationum de rebus fidei et morum, Dehoniane, Bologna 1995; Pontificia Academia Mariana Internationalis, La Madre del Signore. Memoria – presenza – speranza, Città del Vaticano 2000; Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2002. Monografie a carattere generale: G. Penco, Storia della Chiesa in Italia nell’epoca contemporanea, Jaca Book, Milano 1982 (2 voll.: I, 326ss. e II, 323ss); S. De Fiores-S. Epis-G. Amorth (a cura di), La consacrazione dell’Italia a Maria. Teologia, storia e cronaca, Ed. Paoline, Roma 1983; E. Cattaneo, Il culto cristiano in Occidente, CLV, Roma 1984; P. Borzomati, La fiducia nella Madre di Dio elemento permanente della spiritualità italiana, in La Madonna 32 (1984), 5-6,75-85; L. Gambero, Culto, S. De Fiores-S. M. Meo (a cura di), Nuovo Dizionario di Mariologia, cit., 425-43; J. Castellano Cervera, Religiosità popolare mariana, in Credere Oggi 49 (1/1989), 93-109; S. Gaspari, Maria nella Liturgia, Dehoniane, Roma 1993; V. Bo, Maria nella pietà popolare, in Theotokos 1 (1993), 227-31; M. M. Pedico, La Vergine Maria nella pietà popolare, Ed. Monfortane, Roma 1993; S. De Fiores, Italia, in Maria. Nuovissimo Dizionario, Dehoniane, Bologna 2008, vol. II, 992-1055. Studi di storia della mariologia relative al periodo esaminato: S. Cecchin, L’Immacolata Concezione. Breve storia del dogma, PAMI, Città del Vaticano 2003; S. De Fiores, L’immagine di Maria dal Concilio di Trento al Vaticano II (1563-1965), in E. M. Toniolo (a cura di), La Vergine Maria dal Rinascimento a oggi, Centro di Cultura mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1999, 9-62; G. Calvo Moralejo-S. Cecchin (a cura di), L’Assunzione di Maria Madre di Dio. Significato storico-salvifico a 50 anni dalla definizione dogmatica. Atti del I Forum Internazionale di Mariologia (Roma 30-31 ottobre 2000), Pontificia Academia Mariana Internationalis, Città del Vaticano 2001; S. M. Perrella, Teologia e pietà mariana ai tempi del beato Pio IX, in Marianum 63 (2001), 177-243; G. Grosso, Con Maria figlia di Sion. In ascolto della Parola, Messaggero, Padova 2002; E. M. Toniolo (a cura di), Cinquant’anni del «Marianum», Ed. Marianum, Roma 2005; E. M. Toniolo, La Beata Maria Vergine nel Concilio Vaticano II, Centro di Cultura mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2004; R. Ricciardo, Pianto di Maria e dolore di Dio. L’evento di Siracusa, S. Paolo, Cinisello Balsamo 2004; C. Maggioni, La Tuttasanta nelle testimonianze liturgiche, in F. Lepore (a cura di), L’Immacolata segno della bellezza e dell’amore di Dio, PAMI, Roma 2005, 31-64; E. M. Toniolo (a cura di), Maria nel Concilio. Approfondimenti e percorsi. Centro di Cultura mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2005; S. M. Perrella, La Madre di Gesù nella coscienza ecclesiale contemporanea, PAMI, Città del Vaticano 2005; C. Maggioni, Culto mariano e pietà popolare in Giovanni Paolo II, in E. M. Toniolo (a cura di), Il magistero mariano di Giovanni Paolo II, Percorsi e punti salienti. Centro di Cultura mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2006, 157-94; S. M. Perrella, Ecco tua Madre (Gv 19,27). La Madre di Gesù nel magistero di Giovanni Paolo II e nell’oggi della Chiesa e del mondo, S. Paolo, Cinisello Balsamo 2007; L. M. Di Girolamo, Teatro, in S. De Fiores-V. Ferrari-Schiefer-S. M. Perrella (a cura di), Mariologia, cit., 1190-99; Id., L’influsso di Maria nella storia e nella società italiana prima e dopo il raggiungimento dell’unità nazionale, in Ephemerides Mariologicæ 63 (2013), 4, 361-96; M. G. Fasoli, Maria nella letteratura del novecento. Un percorso esemplare di mariologia poetica, in Marianum 76 (2014), 95-137; Id., Manzoni e il femminile mariano. Un itinerario ermeneutico tra biografia, poetica e storia, in Marianum 78 (2016), 231-67; S. M. Perrella, La Mariologia dei papi e il Rosario, Ed. Aracne, Roma 2017; Id., La Madre di Gesù nella teologia, Ed. Aracne, Roma 2017; D. Kulandaisamy-L. M. Di Girolamo, Maria di Nazareth tra Bibbia e Teologia, NSO, Sivakasi 2017. L. M. Di Girolamo, L’insegnamento universitario nell’Ordine dei Servi di Maria dalle origini ai giorni nostri, in Studi Storici OSM 6 (2017), 65-95 (dove sono tracciate le vicende della Pontificia Facoltà Marianum a Roma). È in preparazione il secondo fascicolo della rivista Theotokos dedicato al secolo XIX monografico sull’Immacolata.
Immagine: Gonfalone della Mater Misericordiae, nella chiesa di Santa Maria Assunta (Corciano, Pg).