Centri culturali – vol. II

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    Autore: Maria Teresa Falzone †

    I centri culturali cattolici hanno svolto e svolgono un ruolo rilevante nella storia della Chiesa in epoca contemporanea, ora favorendo la ricomposizione della frattura tra fede e cultura, instaurando un dialogo aperto tra la Chiesa ed il mondo, ora sostenendo le posizioni ufficiali del Magistero, ora invece mantenendosi nella retroguardia, ponendosi anche a volte in posizione critica, più o meno apertamente, nei confronti dell’orientamento magisteriale. Oggi in modo particolare si costituiscono come forum pubblici, per la riflessione sulle sfide culturali del tempo e ricerca creativa di risposte ispirate dalla fede. Costituiscono una realtà ricca e diversificata, sia per quanto riguarda le denominazioni (centri o circoli, associazioni, accademie, istituti, ecc.) sia per gli orientamenti intorno a cui essi si muovono.

    Dall’Unità d’Italia al secondo dopoguerra. Tanti e svariati sono i centri cattolici in tutto il mondo, ma indiscusso ne è il numero elevato in Italia, dove già da tempo essi sono una realtà viva, con un notevole crescendo dall’Unità d’Italia ai nostri giorni. C’è però da rilevare una differenza tra le prime deboli realizzazioni e la ricchezza ed efficienza dei molti centri dell’epoca odierna. A cominciare dalla torinese Amicizia cattolica di Bruno Lanteri, laicale, in cui nel 1817 sfociò l’anteriore Amicizia cristiana, ambedue espressione del movimento alfonsiano, lontane ancora dall’organizzazione di massa e dallo spirito che distinguerà poi il laicato cattolico. Pure negli anni sessanta, anche sotto l’influenza de «La Civiltà cattolica», ci fu un pullulare di associazioni, soprattutto a Bologna, Firenze e Roma; da ricordare soprattutto la bolognese Società cattolica italiana per la difesa della libertà della Chiesa in Italia (1865), che però ebbe vita breve, sciolta in seguito alla legge Crispi del 1866, sfociando poi nella Società della Gioventù cattolica.

    Dopo Porta Pia la situazione slittò sempre più verso le forme intransigenti del Movimento cattolico >. Ma pur deboli furono le organizzazioni intorno al ’70, quando, all’esplosione della pubblicistica cattolica non corrisponde un’organizzazione di gruppi culturalmente costituiti; non si può infatti del tutto classificare sotto il titolo di “centro culturale” la Federazione Piana, che pur svolse a Roma un ruolo importante sotto i pontificati di Pio IX e di Leone XIII; fondata nel 1872 aggregava oltre venti società cattoliche romane, che operavano «a difesa della Fede e dei diritti della Chiesa» (Statuto). Così pure con certa titubanza possiamo fare cenno alle cosiddette riunioni di Casa Campello (1878), che ebbero protagonisti cattolici conservatori nazionali che intendevano accettare “i fatti compiuti” e che, fortemente osteggiati da «La Civiltà Cattolica», finirono presto il loro corso. C’è però da osservare che non pochi quotidiani e periodici cattolici del tempo, principalmente la rivista dei gesuiti, fecero da fulcro per un grande e vivace movimento culturale. Impiantata l’Opera dei Congressi, vi si incentra tutto il movimento cattolico nelle forme proprie dell’organizzazione. Pare però interessante, all’interno di essa, la formazione cristiano-sociale del Circolo di studi romani e la padovana Unione cattolica per gli studi sociali (1889), un centro che intendeva muoversi in modo autonomo nei confronti dell’Opera. Sciolta l’Opera dei Congressi, sbocco dell’interesse per gli studi sociali sarà il piccolo Centro di studi sociali (1904), divenuto poi Istituto cattolico di scienze sociali (Bergamo, 1910).

    Il modernismo vede sorgere le prime organizzazioni nel campo del femminismo cattolico, sia pure alquanto osteggiate in campo ecclesiale, a cominciare dal vasto movimento di idee sollevato da Elena da Persico attorno alla rivista «Azione Muliebre» (Milano 1901-1949), inteso a scuotere le coscienze femminili. Ancor più stimolante l’azione della milanese Adelaide Coari, che promosse la nascita di associazioni femminili ed animò circoli di studio a sostegno ed a favore della donna, tra cui soprattutto il Cenacolo di Lentate, con un corso di didattica per le maestre impegnate nelle campagne. A Torino intanto nasceva l’Associazione Pro Cultura Femminile (1911) da un coraggioso gruppo di donne che si prefiggevano di “fare” cultura al femminile, costituendo un’apposita biblioteca dall’ampio patrimonio librario nel vasto panorama della cultura europea e sviluppando progressivamente anche interessi politici e musicali.

    L’immediato primo dopoguerra vide un incremento dell’interesse culturale organizzato in appositi centri dalle dimensioni sempre più ampie ed impegnate, tra cui la monzese Procultura dei barnabiti (1921), la milanese Associazione Cardinal Ferrari, ma soprattutto l’Istituto Toniolo di studi superiori, sorto a Milano nel 1920, poco dopo la morte del grande sociologo, che si accompagnerà alla nascita dell’Università cattolica del S. Cuore, ambedue cooperanti alla formazione di una soda cultura cattolica universitaria. Progressivamente l’Università cattolica si andrà diramando e decentrando in varie località periferiche, opportunamente coordinate: oltre alle cinque sedi regionali, sono oggi tredici in tutta Italia i centri collegati in sistema stellare di rete istituzionale dell’Ateneo, finalizzati a creare nel territorio forme qualificate di formazione permanente. Sempre nei primi del Novecento nascevano anche non pochi centri che esprimevano la propria aderenza all’Azione cattolica, coordinati al Movimento ecclesiale d’impegno culturale, iniziato nel 1932-33 con il nome “Movimento laureati di Azione Cattolica” ed oggi diffuso in quasi tutte le regioni d’Italia, mentre, nell’alveo dell’Azione cattolica femminile, sorgevano i Convegni di cultura Maria Cristina di Savoia (Roma, 1937) quale “opera” dipendente dall’Unione Donne di Azione Cattolica, d’ispirazione monarchica e con scopi di formazione cristiana delle aderenti; costituiscono tuttora una rete non indifferente di centri in tutta Italia.

    Fiorente e non raramente informata a spirito critico si presenta l’azione dei centri culturali durante il Fascismo, che vi esercitava un pesante controllo. Da ricordare la reazione dei gruppi dell’Università Cattolica >, a cui faceva anche riferimento la riunione settimanale in casa Padovani (1940), un gruppo sorto per iniziativa di Agostino Gemelli, oltre ad altre riunioni del genere in casa Spataro, Gonella, ecc., che in germe saranno la futura Democrazia Cristiana. Antifascista fu poi il Circolo “Dante e Leonardo” che, fondato a Roma prima dell’avvento del fascismo da dirigenti del Partito Popolare, fu negli anni del regime sede di incontri improntati al dialogo e che si rivelerà di notevole importanza per quel che riguarda le vicende interne della Sinistra cristiana e, più largamente, per le dinamiche politiche dell’intero movimento cattolico. Da ricordare i «Corsi sociali» istituiti in varie diocesi sotto l’egida dell’ICAS (Istituto Cattolico di Azione Sociale), in cui si trattavano i postulati della dottrina sociale della Chiesa, mentre di notevole rilievo appare il gruppo dei laureati cattolici di Piacenza che radunava buona parte della intellighentia cattolica, il cui organo era la rivista «Studium», gruppo definito da un rapporto della polizia fascista «il più pericoloso» tra le associazioni cattoliche. A Firenze contemporaneamente operava il gruppo di Giorgio La Pira, con un dibattito sulla posizione politica dei cattolici. Sarà l’humus in cui matureranno le scelte dei cattolici della Resistenza. Ad Assisi nel 1939 nasceva la Pro Civitate Christiana, la “Cittadella”, nella logica del consenso al regime, che pur diverrà laboratorio di confronto e di dialogo, fermento di cultura cristiana.

    Intorno al Vaticano II. Tutto questo movimento culturale sfocia nel secondo dopoguerra in una grande ricchezza di centri culturali. Il card. Schuster, in collaborazione con Giuseppe Lazzati, fonda a Milano nel 1948 l’Ambrosianeum, strumento di dialogo e d’incontro, spazio di cultura cristiana. Giuseppe De Luca dà il via alla sua raccolta di fonti letterarie che porterà alla fondazione dell’Archivio per la storia della pietà (Roma, 1951) con il supporto delle Edizioni di storia e letteratura e con la fondazione dell’Istituto Sturzo (1951), che troverà in Gabriele De Rosa il più autorevole propulsore. Intanto molti centri nascono e si diramano in tutta Italia: il Centro culturale “S. Luigi di Francia” a Roma ad opera di J. Maritain (1945), oggi istituto francese d’insegnamento, l’Associazione A.I.A.R.T. ispirata all’Azione cattolica (1953), l’Akropolis di Roma e l’Istituto internazionale “Jacques Maritain” (1957), Veritas (Venezia, 1958), il Laurentianum dei cappuccini e tanti altri orientati alla cultura sacra in genere, alla musica, all’arte, alla letteratura, alla storia.

    L’epoca conciliare ed immediatamente post-conciliare (1963-1980) vide un fiorire di centri che, recependo man mano le istanze del Concilio Vaticano II >, si aprivano a problematiche più ampie, provocati anche dai cambiamenti che caratterizzano via via la società e la Chiesa del tempo: crisi delle ideologie, problematica giovanile, bipolarismo in politica, globalizzazione, secolarizzazione, internazionalismo ed interculturalità. Non pochi si ponevano in modo nuovo nel confronto con i laici, credenti e non, non raramente in apertura al nuovo rapporto che si andava profilando con il cristianesimo orientale, nascendo pertanto anche come luoghi di incontri per il dialogo ecumenico. L’incremento, poi, degli anni successivi, fino ai nostri giorni, denota una grande estensione ed una notevole capillarità di presenza nel territorio nazionale, oltre all’ampiezza ed alla vastità delle tematiche in studio, che più frequentemente si imperniano su teologia, filosofia, educazione, arte, storia, ecumenismo, magistero della Chiesa, in riferimento agli orientamenti sociali, politici ed economici. Molti dei centri poi, ma non tutti, aderiscono al Progetto culturale della Chiesa italiana orientato in senso cristiano (1996), che si pone come uno dei compiti affidati al Pontificio Consiglio della Cultura onde facilitare il dialogo Chiesa-culture.

    Da rilevare anzitutto la tipologia di massima: pur nella varietà – in rapporto all’origine, finalità e modalità espressiva – si possono sommariamente evidenziare tematiche ricorrenti, orientate a dare risposte illuminanti ai numerosi e stimolanti interrogativi che si pone l’uomo di oggi rispetto al modus vivendi ed alle finalità di vita che lo rimandano alla storia, lo pongono innanzi alle problematiche attuali e lo proiettano verso il futuro.

    Oltre ai grandi fondatori poi ed alle figure eminenti degli istituti, religiosi e non, nel cui alveo sorgono alcuni centri – cappuccini, domenicani, francescani, gesuiti, focolarini, Comunione e Liberazione, ecc. -, varie sono le personalità di spicco a cui essi si ispirano e molto spesso si intitolano: Maritain, Peguy, Bachelet, La Pira, Escrivà, Tommaso d’Aquino, Rosmini, Toniolo, Frassati, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Sturzo, Lazzati, Kolbe, ecc. Costituiscono l’ottica con cui essi guardano al mondo ed al territorio circostante, cercando di porre argine al pensiero debole imperante e proponendo uno sviluppo cristiano alla luce di una data esperienza spirituale eminente.

    Mappa geografica dei centri. C’è poi da considerare la distribuzione geografica di tali centri, che evidenzia l’impronta di un’Italia che, benché segnata da disparità tra una zona e l’altra, dimostra una pur ricca e varia vivacità culturale. Da evidenziare soprattutto la Lombardia, con la stragrande quantità di centri, di Milano soprattutto, che da soli totalizzano più della metà dei centri italiani; oltre ai sopra ricordati, basta accennare al Centro francescano Rosetum (1964), al San Dionigi (1975), alla Fondazione Lazzati (1989), al San Fedele (1994) d’ispirazione gesuitica, al Centro Studi Paolo VI di Brescia, ecc. Il Piemonte, particolarmente con le diocesi di Cuneo e Torino che ne sono più dotate, accentua l’orientamento educativo. Ampio e vivace il movimento culturale nei molti centri del Veneto, tra cui particolarmente Padova e Venezia con l’attenzione alle comunicazioni sociali, oltre alle tematiche teologiche e culturali in genere, come pure alle ricerche storiche e socio-religiose. Da ricordare soprattutto Trento con l’Istituto storico italo-germanico, che molto deve all’impulso di Paolo Prodi, e con i tanti altri suoi centri. Né v’è da tralasciare la Liguria, soprattutto con il Centro studi culturali e politici Giuseppe Dossetti.

    L’Italia centrale, pur non competendo con il Nord, è dotata di un grande numero di centri, e non pochi di notevole rilievo, quali soprattutto quelli dell’Emilia-Romagna, che nel dopo concilio sviluppa una ricca gamma di realtà culturali incentrati soprattutto a Bologna, ma pure sparsi per le altre province, ispirandosi anche ai movimenti o a spiritualità d’istituti religiosi. La Toscana continua in epoca contemporanea la vivacità culturale che l’ha caratterizzata in epoca fascista, principalmente con il Centro internazionale studenti “Giorgio La Pira” (Firenze, 1978), sviluppando notevolmente un confronto intellettuale inteso pure a conservare e valorizzare il patrimonio culturale del territorio. Da ricordare anche il Centro internazionale celestiniano de L’Aquila (1982), con la “Perdonanza” celebrata annualmente a Collemaggio. S’impone Roma, ed il Lazio in genere, per il numero e la qualità dei centri, ispirati a varie finalità culturali, non pochi nati anche da particolari spiritualità d’istituti religiosi.

    Il Meridione d’Italia esprime anche coi suoi centri una vivacità intellettuale che, se non può equipararsi al Nord per il numero di essi, ne rileva una valenza che raramente gli è inferiore, particolarmente viva anche per le tematiche meridionaliste che pur vi vengono affrontate. Basti pensare ai centri campani, tra cui non ultimo il Centro di cultura “Mons. Raffaele Calabria” di Benevento, riferibile per la fondazione all’Università Cattolica (1971), attento anche al mondo rurale oltre alla trattazione di temi di ordine generale; il recente Centro studi sociali Bachelet (2005), ecc. Tra i molti e qualificati centri della Puglia ricordiamo soprattutto il Centro Studi storici di Bari (1989), dall’imponente collana di volumi finora pubblicati. La Calabria promuove pure non pochi centri di notevole rilievo, tra cui è da ricordare soprattutto l’équipe guidata e coordinata da Maria Mariotti, che opera in appoggio alla Deputazione di Storia patria per la Calabria, con l’approvazione della Conferenza Episcopale Calabra. La Sicilia infine offre un quadro non certo povero di interventi culturali. Basti pensare al Centro Studi per la cooperazione “A. Cammarata” (S. Cataldo, Caltanissetta), rigoglioso e fiorente di attività editoriali e culturali in genere, l’Istituto per la Documentazione e la Ricerca S. Paolo di Catania (1982), attento ad incrementare la cultura in Sicilia, con le sue molte pubblicazioni ed il suo organo «Synaxis»; l’Officina di studi medievali di Palermo, portato avanti dai conventuali, l’Istituto di formazione politica “P. Arrupe” dei gesuiti, il Centro Siciliano Sturzo e tanti altri sparsi per l’isola.

    È una forte potenzialità che la Chiesa italiana possiede attraverso i tanti centri culturali che intessono il territorio italiano, quali punte di diamante della sua missione in un mondo che essa si impegna di impregnare evangelicamente.

    Fonti e Bibl. essenziale

    A. Gambasin, Il movimento sociale nell’Opera dei Congressi (1874-1904). Contributo per la storia del cattolicesimo sociale in Italia, Apud aedes Universitatis Gregorianae, Romae 1958; G. De Rosa, Il movimento cattolico in Italia dalla Restaurazione all’età giolittiana, Editori Laterza, Roma-Bari 1976; G.B. Guzzetti, Il movimento cattolico italiano dall’Unità ad oggi, Edizioni Dehoniane, Napoli 1980; Storia del Movimento Cattolico in Italia, diretta da F. Malgeri, 6 voll., Il Poligono editore, Roma 1981; Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, a cura di F. Traniello e G. Campanini, 5 voll., Marietti, Casale Monferrato 1981-1994; Dizionario storico del movimento cattolico in Italia. Aggiornamento 1980-95, Marietti, Casale Monferrato 1997; P. Poupard, I Centri Culturali Cattolici. Idea, esperienza, missione, Città Nuova, Roma 1996; Conferenza Episcopale Italiana, Servizio Nazionale per il Progetto culturale, Centri culturali cattolici, voll. 4, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2003; Pontificium Consilium de cultura, Centres culturels catholiques, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 20054; G. Salvini, I centri culturali cattolici in Italia, «La Civiltà Cattolica» 160 (2009) II, 477-482.


    LEMMARIO