Archivi ecclesiastici – vol. II

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    Autore: Emanuele Boaga †

    Gli archivi ecclesiastici e le leggi eversive. La sorte toccata alle 4.474 case religiose, colpite dalle leggi “italiane” della soppressione delle corporazioni religiose portò i loro archivi ad alterne vicende. Dal punto di vista giuridico si vennero a verificare tre situazioni diverse: gli archivi divenuti proprietà dello Stato, quelli appartenenti a complessi “monumentali d’importanza”, e quelli che rimasero di assoluta proprietà ecclesiastica.

    Per gli archivi incamerati dallo Stato – oltre a provvedimenti legislativi per regolare la vendita dei beni ex-conventuali e anche per la loro tutela – si ebbe il passaggio dagli uffici del Demanio, delle Intendenze di Finanza, del Registro e del Fondo per il culto fino a giungere, per la maggioranza di essi, agli Archivi di Stato. Alcuni archivi ex-conventuali andarono però dispersi o rimasero spezzettati tra gli enti statali. Si ebbe anche casi in cui detti archivi finirono sul mercato e acquistati all’asta da privati e anche da benefattori di ex-conventi e poi dati da essi ai rispettivi religiosi. Non mancarono anche acquisti fatti per i religiosi da alcuni prestanome.

    Tra gli archivi rimasti presso i complessi monumentali, in base all’art. 30 del Concordato del 1929 tra la S. Sede e l’Italia, alcuni hanno continuato ad essere proprietà ecclesiastica, mentre altri, perché annessi a monumenti nazionali, furono posti sotto la dipendenza del Ministero della Pubblica Istruzione e soggetti alla vigilanza delle Sovrintendenze.

    Per gli archivi di assoluta proprietà ecclesiastica, quali quelli diocesani, capitolari, seminarili, parrocchiali, religiosi, confraternali, ecc., sono stati oggetto di attenzione da parte delle competenti autorità ecclesiastiche a partire soprattutto dopo l’apertura agli studiosi dell’Archivio Segreto Vaticano nel 1880, i cui regolamenti influenzarono in gran parte detti interventi e gli orientamenti seguiti soprattutto negli archivi diocesani e in quelli più rilevanti di altri enti ecclesiastici.

    Gli archivi ecclesiastici fino alla seconda guerra mondiale. Già nell’agosto 1898 la S. Congregazione del Concilio promosse un’inchiesta sugli archivi diocesani d’Italia. Seguì il 30 settembre del 1902 una lettera circolare del Segretario di Stato di Pio X, Rafael Merry del Val, con la quale veniva trasmesso ai vescovi diocesani d’Italia una serie di istruzioni in forma di regolamento per l’ordinamento, l’inventario, la custodia e l’uso degli archivi e biblioteche ecclesiastiche. Ancora lo stesso Segretario di Stato di Pio X inviò una circolare del 12 dicembre 1907 alle diocesi italiane ordinando l’istituzione di un commissario permanente per l’inventario e la tutela dei documenti, monumenti e oggetti artistici custoditi dal clero diocesano. A questi provvedimenti si aggiunsero, con forte incisione, alcuni canoni del Codice di Diritto Canonico del 1917, con precise prescrizioni sugli archivi diocesani e sulla tenuta dei libri parrocchiali. In seguito, con lettera del 15 aprile 1923, Pietro Gasparri, Segretario di Stato di Pio XI, inviava agli ordinari diocesani una circolare molto dettagliata, nella quale, richiamata l’osservanza delle precedenti disposizioni, indicava suggerimenti e istruzioni per il restauro di codici con l’aiuto della S. Sede, per la formazione di commissari e direttori di archivio idonei, per la compilazione e stampa dei cataloghi, e per il servizio degli studi e degli studiosi; e nella stessa circolare si sottolineava con un certo rigore di nominare il personale veramente idoneo.

    Tutti questi interventi ebbero l’effetto di promuovere la preparazione degli archivisti mediante adeguati corsi presso le locali università e specialmente presso la Scuola Vaticana istituita nel 1884 a questo scopo da Leone XIII. E così non pochi archivi ecclesiastici, specialmente quelli diocesani, ebbero un proficuo riordinamento e conseguente valorizzazione da parte degli studiosi. Però, nonostante gli interventi dell’autorità ecclesiastiche, alcuni archivi giacevano in stato di abbandono e subivano in vario tempo manomissioni e deterioramenti.

    Gli archivi ecclesiastici dopo la seconda guerra mondiale. Tra questi interventi della S. Sede e i successivi si ebbero le vicende del secondo conflitto mondiale, e anche gli archivi ecclesiastici subirono gravissime distruzioni o danneggiamenti di locali e di materiale. In questo contesto nel 1941 maturò l’idea di un censimento degli archivi ecclesiastici italiani per affrontare gli inevitabili danni e prevenire possibili nuove dispersioni e anche per evitare possibili attriti con lo Stato in conseguenza delle leggi nel 1939 su il “nuovo ordinamento degli archivi del Regno”. Fu così che dopo il lavoro svolto da apposita commissione, tale censimento – noto anche come “Censimento Mercati” dal card. Giovanni Mercati che ne era l’anima – prendeva il via nel novembre del 1942. Si ebbe però una drastica interruzione l’anno seguente a causa degli eventi politici e bellici. Nel frattempo vari archivi e biblioteche ecclesiastiche e statali furono salvati con il trasporto in Vaticano.

    Al termine della guerra, la S. Sede fece un’inchiesta per conoscere, almeno in parte, i danni subiti dagli archivi ecclesiastici: si ebbe così una lista di ben 779 archivi, e il loro stato e quello di molti altri archivi risultava poco consolante a seguito anche del loro trasferimento in altre sedi, in locali spesso inadatti, e del disordine in cui si trovava il materiale documentario, del personale impreparato o addirittura mancante. Piuttosto pochi erano gli archivi ben ordinati e funzionanti, mentre diffusa era la poca cura verso altri archivi da parte delle autorità competenti.

    Fu così che prese forma ed ebbe attuazione l’attenzione dello Stato Italiano per aiuti notevoli per il consolidamento e ripristino dei locali di vari archivi ecclesiastici, e del restauro del loro materiale documentario. Maturò anche da parte della S. Sede la necessità di intervenire mediante una istituzione adeguata e così nell’aprile del 1955 Pio XII istituì la Pontificia Commissione per gli Archivi ecclesiastici d’Italia, con il compito di accertare i singoli casi e proporre i provvedimenti necessari. In seguito, con Giovanni XXIII, questa Commissione fu in parte modificata e dotata di un nuovo statuto nel 1960, e nel dicembre dello stesso anno seguiva una Istruzione agli Ordinari diocesani e ai Superiori religiosi d’Italia sull’amministrazione degli archivi. Purtroppo per varie cause la Commissione praticamente smise di funzionare.

    In questo clima nacque nel 1956 l’Associazione Archivistica Ecclesiastica, con sede in Vaticano e con membri provenienti non solo dall’Italia ma anche da altre nazioni d’Europa. Questa Associazione, tuttora funzionante, ha svolto un notevole ruolo per inculcare l’attenzione e la cura degli archivi ecclesiastici, per sviluppare una più attenta coscienza archivistica attraverso una visione dell’archivistica ecclesiastica rinnovata e aperta, anche di fronte ai nuovi mezzi informatici. Gran parte di questo lavoro è stato svolto nei 24 convegni di studio finora celebrati dal 1957 al 2014 su temi specifici, e con due conferenze europee delle associazioni archivistiche ecclesiastiche (2002 e 2013). Inoltre la stessa Associazione ha promosso numerosi saggi e monografie; ha aiutato l’adeguata formazione degli archivisti, tenendo anche conto del ruolo, per certi aspetti nuovo, che essi devono compiere di fronte alle esigenze odierne. Inoltre ha curato la pubblicazione della Guida degli archivi diocesani d’Italia (3 vol., Città del Vaticano, 1990-1998) e della Guida degli archivi capitolari d’Italia (3 vol., Roma, 2000-2006) e di altre pubblicazioni utili al lavoro degli archivisti, e ha offerto collaborazione alla Conferenza Episcopale Italiana per il Regolamento degli archivi ecclesiastici proposto ai vescovi diocesani (Roma 1998). Ha anche promosso la realizzazione e la pubblicazione di un manuale di archivistica ecclesiastica, intitolato Consegnare la memoria (a cura di S. Palese, E. Boaga, G. Zito, Giunti, Firenze, 2003), che riflette lo sviluppo di una nuova cultura archivistica ecclesiastica, colmando una lacuna dopo le opere edite da Ambrogio Palestra e Angelo Ciceri nel 1965, da Simeone Duca e Basilio Pandizc nel 1967, da Simeone della S. Famiglia (T. Fernández) nel 1978, e da Gino Badini nel 1984.

    Odierna situazione degli archivi ecclesiastici in Italia. L’Associazione Archivistica Ecclesiastica è rimasta per vario tempo in materia di archivi ecclesiastici l’interlocutore principale con il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, svolgendo una proficua opera di collaborazione reciproca.

    Tra gli organismi ecclesiastici ufficiali, sorti per i beni culturali in genere e per le biblioteche e archivi ecclesiastici in particolare, si possono ricordare il Pontificio Consiglio per i Beni Culturali della Chiesa, istituito da Giovanni Paolo II con il Motu Proprio “Inde a pontificatus nostri initio” del 25 marzo 1993, e avente competenza per impartire direttive a tutti gli Ordinari diocesani e ai Superiori religiosi dell’intera Chiesa; e la Consulta nazionale dei Beni culturali ecclesiastici in seno alla Conferenza Episcopale Italiana e anche l’Ufficio specifico per i Beni Culturali della Chiesa Italiana.

    I rapporti della Conferenza Episcopale Italiana con il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali nel settore archivistico hanno portato nel 1996 ad un accordo per regolare meglio la reciproca collaborazione per la salvaguardia, inventariazione, valorizzazione e godimento dei beni culturali della Chiesa, prevista dall’art. 12 del testo di revisione del Concordato Lateranense (1984). Una collaborazione già ben consolidata specialmente in alcune aree regionali, e anche favorita della legge statale 253/86 nei confronti degli archivi ecclesiastici. Infine l’intesa del 18 aprile del 2000 tra la Conferenza Episcopale Italiana e il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali dello Stato Italiano ha fissato i principi in base ai quali si realizza la suindicata collaborazione ai fini dell’ordinamento, conservazione e consultazione degli archivi ecclesiastici italiani.

    È bene ricordare che in ogni diocesi italiana esistono un archivio della Curia Vescovile, un archivio o biblioteca capitolare della cattedrale, gli archivi delle parrocchie, delle confraternite, associazioni, movimenti ecc, di diritto vescovile o solo operanti di fatto e con dipendenza da quale autorità ecclesiastica, e gli archivi della case religiose maschili e femminili.

    In questi ultimi anni si registra un notevole sviluppo di centri di studio, spesso con sede presso gli archivi diocesani, che pongono la loro attenzione specialmente su questi archivi e su quelli parrocchiali e del mondo confraternale. Dal 2004 l’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali della Conferenza Episcopale Italiana promuove e offre una serie di strumenti informatici per gli archivi ecclesiastici che partecipano al progetto CeiAr, con l’intento di facilitare la loro fruizione e accesso.

    Inoltre si registra un sottolineatura sulla valenza del materiale archivistico vedendo in esso, secondo un’espressione di Paolo VI, le tracce del “transitus Domini” nella storia degli uomini. In questa linea si pone oggi la funzione pastorale che gli archivi ecclesiastici nella “mens” della Chiesa hanno come luoghi della memoria delle comunità cristiane e come fattori di cultura per la nuova evangelizzazione. A questo riguardo è notevole l’illustrazione di questa funzione pastorale fatta dalla Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa con circolare del 1997.

    Fonti e Bibl. essenziale

    Enchiridion Archivorum Ecclesiasticorum. Documenta potiora Sanctae Sedis de archivis ecclesiasticis a Concilio Tridentino usque ad nostros dies, quae collegerunt Rev.dus Dom. Simeon Duca et P. Simeon a S. Familia, O.C.D., Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano, 1966; Per gli archivi ecclesiastici d’Italia. Strumenti giuridici e culturali, a cura di G. Zito, Associazione Archivistica Ecclesiastica, Città del Vaticano, 2002 (Quaderni di “Archiva ecclesiae”, 8); Le conseguenze sugli archivi ecclesiastici dal processo di unificazione nazionale: soppressioni, concentrazioni, dispersioni, Atti del Convegno di Modena (19 ottobre 2011), a cura di G. Zacchè, Mucchi Esditore, Modena, 2012. (Centro nazionale sugli archivi ecclesiastici di Fiorano e Ravenna, Atti dei Convegni, 16); Il libro del centenario. L’Archivio Segreto Vaticano a un secolo dalla sua apertura 1880/82 – 1980/82), Città del Vaticano, 1981-1982; Pagano S., Il censimento degli archivi ecclesiastici d’Italia del 1942. Introduzione, Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano, 2010 (Collectanea Archivi Vaticani, 73). F. Bartoloni, Gli archivi ecclesiastici, in Notizie degli Archivi di Stato, 12 (1952), 10-14; G. Battelli, Gli archivi ecclesiastici d’Italia danneggiati dalla guerra, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, 1 (1947), 306-308; M. Giusti, I compiti della Pontificia Commissione per gli Archivi ecclesiastici d’Italia, in Archiva Ecclesiae, 2 (1959), 149-157; V. Monachino, La “Associazione Archivistica Ecclesiastica” e l’odierna situazione degli archivi ecclesiastici in Italia, Associazione Archivistica Ecclesiastica, Città del Vaticano, 1993 (Quaderni di “Archiva Ecclesiae”, 1); Cinquant’anni di attività (1956-2006). Bilancio e prospettive, Associazione Archivistica Ecclesiastica, Città del Vaticano, 2007 (Quaderni di “Archiva ecclesiae”, 11); G. De Longis Cristaldi, Interventi e contributi dello Stato a favore degli Archivi ecclesiastici, in Archiva Ecclesiae, 34-35 (1991-192), 85-91; Le carte della Chiesa. Archivi e biblioteche nella normativa pattizia, a cura di A.G. Chizzoniti, Bologna, 2003, 65-105.


    LEMMARIO