Millenarismo – vol. II

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    Autore: Fabio Besostri

    Il termine “millennio” (da cui “millenarismo”) nasce nell’Ottocento (da un raro aggettivo di uso dotto, “millenne”, “di mille anni, che dura mille anni”, ricalcato su “decenne” e simili): è interessante notare che il contesto in cui il vocabolo viene coniato è quello del cattolicesimo liberale italiano, dove viene usato da alcune figure eminenti per congiungere insieme l’espressione della fede cristiana e il sentimento del moderno: ad esempio Vincenzo Gioberti (1801-1852) ne Il Gesuita moderno, pubblicato a Losanna nel 1847 (p. 196) afferma che «il regno temporale di Cristo sulla terra, espresso coll’allegoria del millennio, non è altroche la civiltà moderna partorita dal Cristianesimo».

    Attraverso il recupero di un concetto per altro problematico (v. la voce “millenarismo” nel primo vol.) i cattolici liberali intendevano far risaltare la vocazione ed il destino dell’Italia nella particolare congiuntura storica che si era creata a metà del secolo XIX, ed insieme promuovere il ruolo che il papato avrebbe dovuto assumere, nella loro visione politica, nei confronti della nazione e dell’Europa intera. I successivi sviluppi della vicenda risorgimentale italiana e le posizioni ostili assunte da Pio IX nei confronti di quel processo storico vanificarono le attese e le speranze dei cattolici liberali, mentre le loro prospettive millenariste, private del loro afflato più propriamente cristiano, venivano curiosamente assunte da altre istanze culturali, anticlericali e quasi anche anticristiane, come suggerisce l’Inno a Satana del Carducci (che destò grande scalpore al tempo della sua pubblicazione, nel 1865), anticipando per certi versi i messianismi sottostanti alle ideologie rivoluzionarie di stampo marxista e totalitario del secolo successivo.

    Nel contesto della realtà italiana, il millenarismo non scomparì però del tutto, riemergendo in maniera imprevista in un ambito completamente diverso e inatteso, privato però delle sue caratteristiche più “alte”. Fu il movimento popolare suscitato da David Lazzaretti, “il messia dell’Amiata” (1834-1878), a riprenderne in maniera confusa e per così dire “carismatica” le istanze, rievocando per breve tempo le gesta e le aspirazioni dei millenaristi medievali (v. DBI, s.v.).

    Dal canto suo, la Chiesa cattolica mantenne un atteggiamento sempre piuttosto guardingo nei confronti delle diverse sfumature millenaristiche che nel corso del XIX e XX secolo sono variamente apparse sulla scena italiana e mondiale. Il Catechismo della Chiesa cattolica (nn. 675-676) del 1997 riassume i contenuti ortodossi della fede sulla seconda venuta di Cristo e sugli eventi che la precedono, mettendo in guardia i credenti da ogni messianismo di stampo materialista, riprendendo in questo le affermazioni del magistero precedente (specialmente l’enciclica Divini Redemptoris di Pio XI, 19 marzo 1937, contro il comunismo).

    Il Catechismo definisce anche “falsificazione” il cosiddetto “millenarismo mitigato”, proposto dall’ex-gesuita Manuel de Lacunze y Diaz, che nel 1810 pubblicò (sotto lo pseudonimo di Juan Josafat Ben-Ezra) l’opera Venida del Mesías en gloria y majestad, proibita nel 1824 dal Sant’Uffizio. La dottrina si ripresentò nel XX secolo, e fu oggetto di una lettera della stessa “Suprema Congregazione” all’arcivescovo di Santiago del Cile pubblicata su AAS (=Acta Apostolicae Sedis) nel 1944 (cf. Denzinger-Schoenmetzer 3839), nella quale si dichiarava che tale dottrina non poteva essere insegnata con sicurezza. Il Catechismo rigetta con maggior decisione la dottrina in questione, forse anche a causa di alcune sue nuove manifestazioni in tempi molto recenti, sulla scorta dei movimenti di tipo pentecostale e di suggestioni legate alle numerose asserite apparizioni mariane di questi ultimi decenni a cavallo del nuovo millennio, verso le quali sembra esserci una acuta sensibilità anche in Italia (che di alcuni fenomeni è stata anche teatro).

    A questo proposito, vale la pena di ricordare come nel periodo immediatamente precedente l’inizio del nuovo millennio, il Magistero ecclesiale, e soprattutto Giovanni Paolo II si siano costantemente preoccupati di purificare da ogni falsa attesa l’appuntamento: si vedano, ad esempio, le meditazioni che accompagnano l’Angelus di domenica 6 settembre 1998, quando il papa ha ricordato che un mistero d’amore avvolge l’uomo e il creato; per cui non servono oroscopi e previsione magiche, ma piuttosto la preghiera. E in un’omelia nel febbraio 1997, soffermandosi sul passo biblico relativo al diluvio universale e all’alleanza stabilita con Noè (Genesi 6,5 – 9,17) ha affermato: «Nel corso delle epoche della storia gli uomini hanno continuato a commettere peccati, forse persino maggiori di quelli descritti prima del diluvio: tuttavia dalle parole dell’alleanza stretta da Dio con Noè si comprende che ormai nessun peccato potrà portare Dio ad annientare il mondo da Lui stesso creato» (Omelia della prima domenica di Quaresima, 16 febbraio 1997).

    Fonti e Bibl. essenziale

    G. Bonomi, Gioberti, Brescia, La Scuola, 1948; G. Guderzo, Pietro Tamburini, (estr. da Grande Dizionario Enciclopedico), Torino, UTET, 1962; F. Bardelli, David Lazzaretti, Siena, Cantagalli, 1978; I. Garlaschi, Vita cristiana e rigorismo morale: studio storico-teologico su Pietro Tamburini (1737-1827), “Pubblicazioni del Pontificio seminario lombardo in Roma”, 24, Brescia, Morcelliana, 1984; P. Apolito, Il cielo in terra : costruzioni simboliche di un’apparizione mariana, Bologna, Il Mulino, 1992; V. De Cesari, Pro Judaeis: il filogiudaismo cattolico in Italia (1789-1938), Milano, Guerini, 2006.


    LEMMARIO