Conferenze Episcopali Regionali – vol. II

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    Autore: Francesco Sportelli

    I processi risorgimentali degli anni Venti e Trenta dell’Ottocento, le rivoluzioni del 1848 e la creazione dello Stato unitario nel 1861, con la conseguente legislazione, pongono in maniera urgente ai vescovi italiani l’esigenza di abbandonare il proprio particolarismo diocesano e di intraprendere forme di collaborazione tali da permettere una azione efficace ed adeguata rispetto ai nuovi problemi che la Chiesa è chiamata ad affrontare. Con tale scopo si riuniscono conferenze regionali di vescovi nel luglio del 1849 a Villanovetta di Saluzzo, per la provincia torinese; a Napoli, per il Mezzogiorno d’Italia, nel novembre dello stesso anno e successivamente in Liguria, in Umbria, nella provincia di Vercelli. Dopo l’invito del papa dell’8 dicembre 1849 con l’enciclica Noscitis et Nobiscum, si riuniscono nel 1850 i vescovi delle Marche, della provincia di Urbino, della Sardegna, della Sicilia e della Toscana. Dopo il 1861 l’azione collettiva dell’episcopato italiano si sviluppa ulteriormente con proteste collettive contro la politica e le legislazioni ecclesiastiche del governo. L’episcopato italiano diventa, così, consapevole della positività e della fecondità di una azione episcopale concordata a livello territoriale. Fra il 1881 e il 1887 la Congregazione vaticana per gli Affari Ecclesiastici Straordinari avvia una riflessione per l’Italia sulle strutture di collegamento dei vescovi a base territoriale. A partire dal 1887 si fa serrato il dibattito vaticano teso ad abbandonare la formula del coinvolgimento solo di alcuni vescovi in ogni regione italiana e passare al coinvolgimento diretto di tutti i vescovi accorpati per aree geografiche al fine di far funzionare efficacemente il rapporto fra centro e periferia. Nel marzo del 1889 gli interrogativi romani vengono interrotti da un quesito dei vescovi delle “tre Puglie” che chiedono alla Santa Sede di rivedere la ripartizione ecclesiastica della loro area geografica e di giungere alla creazione di un vero e proprio “corpo regionale”.

    L’iniziativa è dell’arcivescovo di Taranto Pietro Alfonso Jorio che nella lettera di accompagnamento al quesito sottolinea che i fatti accaduti in Italia dopo l’unificazione nazionale hanno reso necessaria una unione maggiore ed un aiuto reciproco fra i vescovi ed inoltre afferma che è ormai indispensabile una ripartizione dell’Italia meridionale in “tanti centri quante sono le regioni”. Leone XIII incarica i componenti della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari di discutere la richiesta. Questa Congregazione elabora la proposta di inviare all’episcopato italiano una lettera circolare che attribuisce ad “alcuni Arcivescovi e Vescovi d’Italia” la richiesta delle riunioni episcopali collettive e che suddivide l’Italia in regioni ecclesiastiche, prescrivendo adunanze collettive annuali. Si giunge così all’invio da parte della Congregazione dei Vescovi e Regolari della “Lettera circolare”, con la data del 24 agosto 1889, che indica i confini di 17 regioni ecclesiastiche in cui viene divisa l’Italia. Il documento vaticano chiede che le Conferenze regionali si riuniscano almeno una volta all’anno e promuovano l’uniformità della disciplina ecclesiastica, redigano atti collettivi, individuino linee comuni per superare le difficoltà di governo delle singole diocesi, uniformino nell’ambito regionale la formazione del clero, potenzino l’attività religioso-sociale del laicato.

    Nel giro di pochi anni tutti gli episcopati delle nuove regioni ecclesiastiche italiane iniziano l’organizzazione e la celebrazione delle conferenze episcopali. Le norme vaticane del 1889 vengono confermate negli anni successivi: nel 1919 vengono ribadite dalla Congregazione Concistoriale e nel 1932 dalla Congregazione del Concilio. L’istituzione della Conferenza episcopale italiana, avviata nel 1952 e istituzionalizzata con uno Statuto nel 1954, non svuota di significato le conferenze regionali, ma ne valorizza l’importanza inquadrandole in un più ampio contesto di collaborazione, attribuendo alle conferenze regionali funzioni rilevanti all’interno della conferenza nazionale. Lo statuto della CEI del 1985 si preoccupa di assicurare che le conferenze regionali non costituiscano una sorta di riunione privata di vescovi, ma le raccorda con il contesto ecclesiale e sociale, esigendo che le conferenze regionali promuovano ed accolgano “la collaborazione dei presbiteri, dei diaconi, dei membri di istituti di vita consacrata e di società di vita apostolica, dei laici, attraverso i loro organismi istituzionali regionali” e lo stesso statuto richiede alle conferenze regionali di mantenere “rapporti con le autorità civili e con le realtà culturali, sociali e politiche delle regioni civili, al fine di contribuire, in spirito di sincera collaborazione, alla promozione umana delle popolazioni delle regioni stesse”. L’esplicita menzione delle conferenze regionali nell’Accordo di revisione del Concordato lateranense del 18 febbraio 1984 costituisce un riconoscimento significativo dell’importanza che esse assumono nella Chiesa italiana come elementi integranti nella sua struttura istituzionale. L’identità delle conferenze regionali italiane viene modificata e integrata da una serie di decreti con cui il 4 novembre 1994 la Congregazione per i vescovi attribuisce alle Regioni ecclesiastiche italiane la personalità giuridica canonica pubblica e contemporaneamente provvede ad approvare lo statuto di ogni Conferenza allo scopo di ottenere il riconoscimento delle Regioni ecclesiastiche quali enti ecclesiastici civilmente riconosciuti.

    Fonti e Bibl. essenziale

    M. Costalunga, De episcoporun conferentiis, in “Periodica de re morali canonica liturgica”, 49 (1968), 268-273; G. Feliciani, Azione collettiva e organizzazioni nazionali dell’episcopato cattolico da Pio IX a Leone XIII, “Storia contemporanea”, 3 (1972), 325-363; G. Feliciani, Legislazione ecclesiastica ed azione collettiva dell’episcopato italiano (1861-1878), in Studi in onore di Pietro Agostino d’Avack, II, Giuffré, Milano 1976, 225-275; G. Feliciani, Le regioni ecclesiastiche italiane da Leone XIII a Giovanni Paolo II, in G. Feliciani (a cura), Confessioni religiose e federalismo, Il Mulino, Bologna 2000, 103-155; A. Marani, Una nuova istituzione ecclesiastica contro la secolarizzazione. Le conferenze episcopali regionali (1889-1914), Herder editrice e libreria, Roma 2009.


    LEMMARIO