Nunziature – vol. I

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    Autore: Antonio Menniti Ippolito

    Le Nunziature permanenti sono rappresentanze diplomatiche stabili della Santa Sede incaricate di esercitare il diritto di legazione sia nella sua forma esterna, ossia nel trattare gli affari politici con i governi civili, sia nella forma interna, in relazione alle Chiese locali. A questo proposito i Nunzi nell’età moderna dovevano tra le altre cose informare la Sede romana sullo Stato della religione nelle aree in cui erano stati inviati; individuare candidati a benefici vacanti ove Roma conservava qualche possibilità d’esprimersi al riguardo; potevano consacrare i vescovi che non erano in grado di recarsi a Roma per essere investiti direttamente dal papa; esercitare infine attività giurisdizionale, legata soprattutto ai giudizi d’appello, con un proprio tribunale. La funzione dei Nunzi era insomma da un lato simile a quella degli ambasciatori ordinari, ma sotto altro aspetto, che lo studio delle fonti mostrano di fatto prevalente, presupponeva una funzione di giurisdizione sulle gerarchie ecclesiastiche locali. Alle Nunziature permanenti si affiancano quelle straordinarie, dai caratteri più difficilmente codificabili.

    Origini. La Sede romana ebbe rappresentanti diplomatici già nei tempi più antichi, ad esempio presso la Corte imperiale di Costantinopoli, ma l’origine delle Nunziature permanenti è di norma collegata all’ufficio del Nunzio collettore e commissario delle decime. Dal XIII sec. il papato riscuoteva le decime inviando a tal fine funzionari della Camera Apostolica. Via via tale funzione aumentò di rilievo e in qualità di collettori vennero destinati prelati di grado sempre più elevato. Costoro, in Francia o in Germania, esercitavano il compito in una o due province ecclesiastiche, mentre in sedi più lontane, come in Inghilterra, esso veniva svolto per l’intero territorio dello Stato. In queste aree più lontane, i collettori potevano essere investiti anche di un mandato che li autorizzava a trattare questioni d’ordine politico (nelle altre invece ai collettori potevano affiancarsi a tal fine legati) e gradualmente gli agenti fiscali andarono a trasformarsi in agenti diplomatici. Ciò in misura più decisa, se non definitiva, quando l’evoluzione generale europea vide comparire, in specie dal XV sec., potenze statuali sempre più solide e ambiziose ora sotto la guida di stabili dinastie il che condusse alla istituzione da parte delle stesse di sedi diplomatiche permanenti, guidate da ambasciatori. Il papato trasferì nel ruolo di Nunzio le funzioni che già avevano svolto i collettori, e questo sia nelle sedi ove queste figure già avevano operato, sia in quelle che vennero istituite ex novo per far fronte alle esigenze.

    I Nunzi, titolari delle Nunziature permanenti, lo si è già detto, non svolgevano esclusivamente le funzioni tipiche degli ambasciatori, legate alla funzione di tenere rapporti politici con i governi. Si sovrapponevano infatti sulle gerarchie ecclesiastiche locali, gelose delle proprie prerogative, rappresentando anche presso di loro, oltre che con i governi, l’autorità del papa. Una funzione molto delicata che li impegnava, come già accennato, per gran parte della loro missione. Tutto questo innestò una dialettica che ritmò l’intera vicenda delle Nunziature in età moderna generando contrasti di diversa intensità e che portò in qualche occasione a vere e proprie prese di posizione da parte delle Chiese locali contro quelle rappresentanze diplomatiche avvertite quali lesive delle competenze dei metropoliti e dei vescovi (nel 1786, gli arcivescovi di Magonza, Treviri, Colonia e Salisburgo, richiesero formalmente l’abolizione delle Nunziature apostoliche).

    Fondazione delle Nunziature. Di norma le Nunziature non nascevano in virtù di un atto formale di fondazione, bensì dalla stabilizzazione dei rappresentanti straordinari che erano stati inviati a trattare degli affari diplomatici presso un principe. Troviamo tuttavia casi in cui una serie di inviati straordinari venne seguita da altri stabili, ma anche casi dove ad una serie di rappresentanti stabili seguì una serie di straordinari. Ciò rende insomma complicato stabilire date di nascita precise delle Nunziature permanenti: più prudente collocare la prima affermazione delle stesse a partire dalla metà del XV sec. quando sappiamo che sotto il pontificato di Niccolò V, Antonio Giacomo Venier (o de Veneris) fu destinato Nunzio in Castiglia. In Italia la prima Nunziatura permanente fu quella veneziana e ciò a partire dal 1485 quando Niccolò Franco, appena destinato alla guida del vescovato di Treviso, venne nominato oratore pontificio con potestà di legato a latere presso le Serenissime autorità veneziane. La durata dell’incarico (fino al 1492) e il fatto che a Franco vennero conferiti pure i poteri di collettore delle decime ecclesiastiche nel Dominio veneto portano ad identificarlo quale il primo della lunga serie di Nunzi pontifici presso la Repubblica veneta.

    A partire dai primi decenni del XVI sec. si consolidò un sistema di sedi diplomatiche che si articolò in una dozzina circa di nunziature ordinarie: Bruxelles (da qui si diceva anche di ciò che accadeva in Inghilterra e Olanda), Colonia, Firenze, Francia, Graz, presso la Corte imperiale, Napoli, Polonia, Savoia, Spagna, Svizzeri, Venezia. La Nunziatura del Portogallo si era trasformata in collettoria priva di incombenze politiche quando quella Corona era stata assimilata dal sovrano di Spagna, mentre altre realtà che possono essere in qualche modo accomunate a quelle delle Nunziature furono rappresentate dalla Legazione di Avignone e dall’Inquisizione di Malta. Il sistema era però dinamico e legato a esigenze particolari che potevano venir meno o mutare. S’è appena detto del declassamento della Nunziatura del Portogallo; quella di Transilvania venne invece soppressa nel 1600, quella di Modena fu chiusa da Paolo V che istituì invece quelle di Milano e Vienna che non sopravvissero però al suo pontificato. Nel 1622 Gregorio XV soppresse la sede di Graz, nel 1785 venne invece inaugurata la Nunziatura di Baviera, ecc.

    Tale evoluzione mostra dei papi sempre più coinvolti nella politica europea in qualità di principi di uno stato territoriale oltre che come pastori della Chiesa universale. Sotto questo aspetto, l’articolazione delle Nunziature fu anche conseguenza inevitabile della serie di concordati stipulati tra la Santa Sede e le potenze europee soprattutto a partire dagli anni ’40 del Quattrocento. L’esigenza di fronteggiare il conciliarismo e di evitare che altri seguissero l’esempio del re di Francia che con la Prammatica sanzione di Bourges aveva creato unilateralmente la Chiesa gallicana, a lui soggetta, spinsero i papi ad elargire per concessione ai principi ampie prerogative sulle Chiese nazionali. L’istituzione delle Nunziature si legava in definitiva anche a questa situazione, per cercare di stabilire un network tra tutte queste realtà e per evitare che il loro legame con Roma assumesse un carattere esclusivamente formale. L’incombenza di rappresentare oltralpe una Chiesa per forza di cose sempre più italianizzata venne ricoperta da Nunzi e legati di sola origine peninsulare (immediato pensare che ciò era dovuto anche alla necessità di evitare imbarazzi, incompatibilità e contestazioni) e la funzione di Nunzio, così come fu indicato dal Concilio di Trento e sostanzialmente rispettato nella prassi, fu legata alla dignità episcopale. Per fare un esempio durante il pontificato di Paolo V il 36% di chi venne nominato Nunzio fu consacrato vescovo proprio in occasione dell’invio in missione. La durata media delle missioni fu di circa 4 anni, ma il dato è ricavato da un quadro generale che vide Nunziature anche di durata quasi ventennale.

    Nunziature e carriere curiali. L’indagine prosopografiche sugli alti livelli delle carriere curiali rivela come per un lungo periodo la totalità dei pontefici e un’alta percentuale di cardinali e prelati di vertice poté vantare precedenti esperienze diplomatiche, in qualità di Nunzi o di legati a vario titolo presso corti extrapeninsulari. Per dir meglio, tale genere di esperienza dovette di fatto essere ritenuta indispensabile per poter assumere la responsabilità di pontefice ancora per tutto il Seicento perché riguardò tutti gli eletti al trono di Pietro da Martino V a Innocenzo XII (che spirò nel 1700), con la sola eccezione di Alessandro VIII (1689-91), che percorse l’intera sua carriera in Curia e che si era allontanato dall’Urbe nel solo decennio 1654-64 quando fu vescovo di Brescia. Nel sec. XV le missioni di questi curiali poi destinati al papato si svolsero in gran parte in area tedesca; nel secolo successivo, stante anche l’unione, per largo tratto della prima metà del secolo, delle corone di Spagna e imperiale nella persona di Carlo V, nella penisola iberica; nel XVII sec. la sede più impegnativa e sotto certi aspetti ambita fu quella francese. Dopo papa Pignatelli la situazione mutò d’improvviso. A partire da Clemente XI (1700-1721), che mai pose piede fuori dello Stato pontificio, e fino a Pio IX, con la sola eccezione di Innocenzo XIII, nessun papa godette infatti di tale esperienza, e anche questo è indice del livello di marginalizzazione che la Chiesa di Roma conobbe in misura sempre maggiore a partire dalle paci di Vestfalia.

    Facoltà dei Nunzi. Al momento di partire per la missione i Nunzi ricevano delle Istruzioni e dei brevi che tracciavano le linee politiche cui il loro operato avrebbe dovuto ispirarsi e indicavano le facoltà generali o più specifiche di cui avrebbero goduto: su quali aree avrebbero esercitato la loro giurisdizione, quali dispense avrebbero potuto elargire, quali cause giudicare (dopo Trento, lì dove il concilio era stato recepito, fungevano da giudici d’appello per le sentenze di primo grado emesse dagli ordinari), quando poter richiedere l’intervento del braccio secolare o dei vescovi, quali benefici ecclesiastici poter collazionare, quali deleghe poter concedere, ecc. Alcuni Nunzi avevano la facoltà di svolgere i processi informativi circa le qualità di chi veniva candidato ai benefici concistoriali (vescovi o abati). Ma la varietà di queste facoltà era assai ampia e ad esempio in Germania i Nunzi ne godettero anche di tipicamente inquisitoriali, come la possibilità di assolvere eretici o di autorizzare la lettura di libri proibiti ma anche quella di assumere le funzioni di commissario e inquisitore generale. Quanto al cerimoniale, i Nunzi, che avevano il titolo d’Eccellenza, godevano ovunque della precedenza sugli altri ambasciatori.

    Struttura diplomatica della Santa Sede. Nunzi avevano una propria cancelleria e un proprio tribunale. Loro referente principale romano fu, per un buon tratto dell’età moderna (seconda metà XVI-fine XVII sec.), il cardinal nipote, attraverso però la struttura della Segreteria di Stato retta dal suo Segretario che prese formalmente il posto del favorito consanguineo del papa dopo l’abolizione del nepotismo nel 1692. La mole di corrispondenza che passava attraverso la Segreteria di Stato era cospicua e dai contenuti assai vari il che creava l’esigenza di coinvolgere nell’attività diplomatica anche altre Congregazioni curiali. Tale struttura ancora per tutto il XVIII sec. conobbe mutamenti spesso significativi, da un lato favoriti dalla persistenza delle figure degli influentissimi cardinali nipoti sia pure sotto altre vesti, in primis quella di Segretari dei memoriali, e sotto un altro aspetto anche determinati dalle figure insipide o del tutto indegne di alcuni Segretari di Stato (ininfluente fu ad esempio il cardinale Lazzaro Pallavicini sotto Clemente XIV e parte del pontificato di Pio VI, costretto alle dimissioni per condotta immorale fu Ignazio Boncompagni sempre durante il papato Braschi). Solo dopo il 1814 il processo di riorganizzazione curiale promosso da Pio VII con l’indispensabile collaborazione del cardinal Consalvi pose la Segreteria di Stato definitivamente al centro degli affari interni ed esterni della Santa Sede.

    Fonti e Bibl. essenziale

    H. Biaudet, Les Nonciatures Apostoliques permanentes jusqu’en 1648, Suomalainen Tiedeakatemia, Helsinki 1910; L. Karttunen, Les Nonciatures Apostoliques permanentes de 1650 a 1800, Imprimerie E. Chaulmontet, Genéve 1912; F. Gaeta, Origine e sviluppo della rappresentanza stabile pontificia in Venezia (1485-1533), in “Annuario dell’Istituto Storico Italiano per l’età moderna e contemporanea”, IX-X (1957-1958), 5-281; P. Blet, Histoire de la Représentation Diplomatique du Saint Siège des origines à l’aube du XIXe siècle, Città del Vaticano 1982; Le istruzioni generali di Paolo V ai diplomatici pontifici. 1605-1621, a cura di S. Giordano OCD, I, Max Niemeyer Verlag, Tübingen 2003, 119-152.


    LEMMARIO