Morale – vol. II

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    Autore: Sabatino Majorano

    Nell’Italia post-unitaria, il vissuto e la proposta morale della comunità cristiana appaiono retti da una duplice preoccupazione: rispondere costruttivamente alle istanze di una realtà sociale e culturale in rapida evoluzione e restare fedele al particolare rapporto che la lega al Successore di Pietro, che riceve nuovo impulso dalla definizione dell’infallibilità da parte del Vaticano I (1870). È una sintesi complessa con momenti di tensione e sfumature diverse nelle varie realtà regionali. È possibile evidenziarne alcune coordinate più significative.

    Una complessa eredità. Il processo di unificazione del paese, per le modalità in cui si era svolto e per le tensioni presenti all’interno della stessa comunità cristiana che lo avevano accompagnato, lascia una difficile eredità di riconciliazione e di pacificazione. A pesare non è solo l’annessione degli Stati Pontifici, ma anche le scelte di politica religiosa del governo (come la confisca dei beni degli istituti religiosi e i limiti alle attività formative e assistenziali). La “questione romana” e il condizionamento dell’anticlericalismo massonico, da una parte, e, dall’altra, gli atteggiamenti di chiusura di fronte alla nuova realtà (Non expedit di Pio IX), rendono problematica la presenza costruttiva dei credenti a livello politico nazionale, pur conservando un protagonismo significativo a livello amministrativo locale. Il superamento di questo stato di cose richiederà decenni di lavoro, sarà facilitato dallo sforzo unitario, vissuto nel corso dalla Prima Guerra Mondiale, e sarà sancito dal Concordato e dai Patti Lateranensi del 1929.

    Per quanto riguarda la proposta morale, occorre ricordare che, dai primi decenni dell’Ottocento, era in corso nel nostro paese un graduale processo di unificazione, grazie all’affermazione della benignità pastorale di S. Alfonso, riconosciuto dottore della Chiesa nel 1871. Il rinnovamento catechistico, sfociato nella pubblicazione del Catechismo di S. Pio X (1912), e la progressiva creazione di seminari regionali sotto la guida diretta della Santa Sede, favoriscono l’ulteriore unificazione. Resta però difficile il rapporto con le istanze della modernità, come emerge dalla crisi del Modernismo (cf. Sillabo di Pio IX del 1864 e decreto Lamentabili del S. Uffizio del 1907).

    L’esclusione della teologia dai curriculum universitari statali porta ad attribuire un’importanza maggiore alle Università Pontificie di Roma per la specializzazione del clero del nostro paese e contribuisce a dare una impronta di romanità più marcata al pensiero teologico e alla pastorale italiana. Nel campo morale, ci si preoccupa prevalentemente di aggiornare i contenuti pratici, senza mettere in discussione il metodo casistico, come invece avviene in altri paesi europei tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Va però segnalata la partecipazione convinta al rinnovamento tomista, stimolato da Leone XIII (Aeterni Patris, 1879).

    Una nuova corresponsabilità per il sociale. La Rerum Novarum di Leone XIII (1881) trova un’accoglienza non sempre entusiasta tra i cattolici italiani. Però le resistenze cedono ben presto il passo a una condivisione più convinta, determinando la ricerca di una rinnovata presenza nel sociale: Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici in Italia negli ultimi decenni dell’Ottocento; Settimane Sociali, promosse per la prima volta da Giuseppe Toniolo nel 1909; fondazione del Partito Popolare ad opera di Luigi Sturzo nel 1919.

    Questa apertura al sociale, si inserisce nell’affermarsi progressivo di una più chiara coscienza della corresponsabilità dei laici in tutta la vita ecclesiale. Pio XI fa della promozione dell’Azione Cattolica uno dei cardini del suo programma rinnovatore e nel 1923 ne riordina la struttura e ne approva gli statuti.

    Per la proposta morale, questo significa una graduale apertura a un metodo non più rigidamente deduttivo dai principi (il giudizio della coscienza come “sillogismo pratico”), ma aperto all’ascolto e al discernimento della realtà (“vedere, valutare, agire”). La laicità, intesa come presenza nel sociale coerente con i valori cristiani e, al tempo stesso, rispettosa della specificità e dell’autonomia dei diversi campi e discipline, determina maggiormente i modelli di vita cristiana. Gradatamente anche il rapporto con le scienze positive acquista toni e prospettive più costruttive.

    L’ascesa al potere del fascismo negli anni Venti è fonte di nuove difficoltà e tensioni nella chiesa italiana: l’iniziale atteggiamento di sostegno critico, giustificato dalla difesa della tradizione etica e dalla ricerca del dialogo con la stessa chiesa (Concordato e Patti Lateranensi del 1929), si trasforma in rifiuto e condanna per le derive violente, totalitarie e razziali. Dalle rovine della Seconda Guerra Mondiale e dall’esperienza della Resistenza emerge un nuovo slancio del laicato cattolico, che sfocia nella fondazione della Democrazia Cristiana, in conflitto ma anche in rapporto di concreta cooperazione con le forze politiche di ispirazione diversa.

    Gli anni Cinquanta-Sessanta sono quelli della ricostruzione e del primo boom economico, che incide sugli stili di vita aprendoli verso il consumismo. Sono anche gli anni in cui si fanno più forti i processi di secolarizzazione, fino all’approvazione della legge sul divorzio (1970) e sull’aborto (1978). Il fallimento dei referendum abrogativi (rispettivamente 1973 e 1981) e le tensioni, che li accompagnano, fanno emergere gravi difficoltà per individuare, nel metodo e nei contenuti, le modalità di una presenza efficace nel pluralismo crescente della società.

    Il rinnovamento conciliare. Come per gli altri campi, anche per la proposta morale, il Concilio Vaticano II (1963-1965) segna una svolta importante. Nonostante i fermenti di rinnovamento dei decenni precedenti, la teologia morale presente nei testi preparatori è quella casistica, sia nel metodo sia nei contenuti. Le riserve, evidenziate nel corso dei lavori conciliari, sono diverse: carenza di fondazione e articolazione propriamente teologica, polarizzazione eccessiva sui dati normativi e distacco dalla spiritualità, inadeguata considerazione delle dimensioni comunitario-sociali.

    Il rinnovamento richiesto dal Concilio è profondo. Per coglierlo in maniera corretta occorre aver presente l’insieme dei testi conciliari, partendo dalle quattro Costituzioni: Sacrosanctum Concilium (la priorità della grazia e il fondamento sacramentale), Lumen Gentium (la dimensione comunitaria e la chiamata universale alla santità), Dei Verbum (il radicamento nella Parola), Gaudium et spes (il dialogo con mondo contemporaneo). In maniera più specifica, il Concilio chiede una «speciale cura nel perfezionare la teologia morale, in modo che la sua esposizione scientifica, più nutrita della dottrina della sacra Scrittura, illustri la grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo» (OT 16). A questo fine, la Gaudium et spes indica una metodologia che parte dall’ascolto della realtà e coglie in essa, attraverso un discernimento radicato nel Vangelo e aperto al contributo dell’esperienza e delle scienze, il bene da fare. È possibile così superare le impostazioni individualistiche dell’etica (cf. n. 30), riconoscendo la competenza, propria anche se non esclusiva, dei laici nel campo sociale e professionale (cf. n. 43).

    La ricezione dei dati conciliari nel nostro paese non avviene senza difficoltà e tensioni, anche a causa della loro ricaduta nel campo socio-politico. Sullo sfondo è possibile cogliere la tensione tra un’ermeneutica della continuità o della riforma e un’ermeneutica della discontinuità o rottura. Non mancano momenti di particolare acutezza di queste tensioni, come la crisi dell’Azione Cattolica e delle ACLI, il dibattito sul pluralismo nelle scelte politiche, il rapporto tra coscienza e magistero in seguito alla promulgazione dell’enciclica Humanae vitae (1968), le questioni poste dai referendum sul divorzio e sull’aborto. Nel suo insieme però il postconcilio nel nostro paese è vissuto in maniera meno problematica che in altri.

    Per meglio promuovere il rinnovamento della teologia morale, nel 1966 viene fondata l’Associazione Italiana dei Teologi Moralisti, divenuta poi Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale (ATISM). Ripercorrendo il susseguirsi dei suoi Congressi e scorrendo le pagine della Rivista di Teologia Morale (fondata nel 1969 dalle Edizioni Dehoniane di Bologna in collaborazione con la stessa associazione) è possibile avere un quadro dell’evoluzione della teologia morale: dall’iniziale impegno per la ristrutturazione teologica e cristologica, si passa a una maggiore preoccupazione per il dialogo con le scienze e per un argomentare significativo in una società divenuta pluralista, con un interesse crescente per le problematiche sociali e bioetiche.

    Negli ultimi decenni, la prassi e la proposta morale della comunità cristiana nel nostro paese sono influenzate in maniera crescente dai movimenti ecclesiali. La varietà dei percorsi formativi da essi proposti determina non solo un’articolazione maggiore della dinamica della comunità cristiana, ma anche una diversità di stili di vita, che costituisce una ricchezza, purché sorretta dal riconoscimento reciproco e da sincera comunione ecclesiale.

    Per un impegno condiviso di testimonianza. L’evolversi sempre più rapido del nostro paese, in simbiosi con il contesto europeo e mondiale, dominato in maniera crescente dai processi di globalizzazione, pone problematiche morali sempre nuove. Diventa prioritario il discernimento, comunitario e personale. Occorre però riconoscere che tale discernimento non è sempre all’altezza della complessità e della urgenza delle situazioni, come è avvenuto, ad esempio, per la crisi morale che ha investito la politica a partire dagli anni Ottanta/Novanta.

    Il rinnovamento della catechesi, iniziato nella seconda metà degli anni Sessanta e concretizzato nella pubblicazione prima del Documento base (1070) e poi, tra il 1973 e il 1982, dei volumi destinati alle diverse fasce di età, tende a suscitare un impegno formativo globale: «Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come lui, a giudicare la vita come lui, a scegliere e ad amare come lui, a sperare come insegna lui, a vivere in lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. In una parola, nutrire e guidare la mentalità di fede: questa è la missione fondamentale di chi fa catechesi si a nome della Chiesa» (RdC, 38). Questa scelta di fondo è alla base anche della redazione definitiva dei Catechismi (1995-1997), che la integra con le indicazioni, soprattutto contenutistiche, del Catechismo della Chiesa Cattolica (1992).

    Attraverso una programmazione su base decennale, la CEI cerca di promuovere un impegno unitario su alcuni obiettivi, decisivi anche per il rinnovamento morale: fare che la pratica sacramentale, a volte solo in forza di tradizione familiare o sociale, diventi effettivo cammino di fede (Evangelizzazione e sacramenti, per gli anni Settanta); essere promotori di incontro e di riconciliazione (Comunione e comunità, per gli anni Ottanta, segnati dalla violenza terroristica); un impegno rinnovato di carità nei diversi settori della vita (Evangelizzazione e testimonianza della carità negli anni Novanta); la necessità di comprendere e vivere evangelicamente i cambiamenti sociali (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia per il primo decennio del Duemila). Questo cammino sfocia nella scelta per l’educazione per questo secondo decennio (Educare alla vita buona del Vangelo).

    Fonti e Bibl. essenziale

    AA.VV., Le scienze teologiche in Italia a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II. Storia, impostazioni metodologiche, prospettive, ElleDiCi, Leumann 2011; G. Angelini, Teologia morale fondamentale. Tradizione, Scrittura e teoria, Glossa, Milano 1999; D. Capone, La teologia morale in Italia oggi, in Studia Moralia 18 (1980), 5-32; R. Gerardi, Storia della morale. Interpretazioni teologiche dell’esperienza cristiana. Periodi e correnti, autori e opere, EDB, Bologna 2003; L. Lorenzetti, La morale nella storia. Una nuova voce nei quarant’anni della “Rivista di teologia morale” (1969-2009), EDB, Bologna 2009; B. Petrà, Teologia morale, in G. Canobbio – P. Coda (edd.), La teologia del XX secolo. Un bilancio, 3. Prospettive pratiche, Città nuova, Roma 2003, 97-193; A. Prosperi, Eresie e devozioni. La religione italiana in età moderna, Edizioni di storia e Letteratura, Roma 2010; A. Rovello, La morale e i movimenti ecclesiali, EDB, Bologna, 2013; L. Vereecke, Storia della teologia morale, in F. Compagnoni – G. Piana – S. Privitera (edd.), San Paolo, Cinisello Balsamo 1990, 1314-1338; M. Vidal, Nuova morale fondamentale. La dimora teologica dell’etica, EDB, Bologna 2004; P. Zovatto (ed.), Storia della spiritualità italiana, Città Nuova, Roma 2002.


    LEMMARIO