Apologetica – vol. I

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    Autore: Cesare Silva

    Gli inizi dell’A. si fanno comunemente risalire all’opera del domenicano spagnolo San Raimondo di Penafort (1175-1275), più noto come canonista, che scrive per difendere la fede cattolica dalle obiezioni della religione ebraica e mussulmana.

    Il trattato più celebre e diffuso si deve però a San Tommaso d’Aquino con il De veritate fidei catholicae contra gentiles (1261) che ispira un gran numero di opere similari che hanno una certa diffusione negli ambienti universitari ed ecclesiali italiani fino a tutto il sec. XVI. Già con la produzione del domenicano Giovanni De Torchemada (1388-1468) si assiste ad un rinnovamento dell’A. che ha tra i suoi principali artefici in Melchior Cano (1590-1560) e soprattutto nel gesuita Roberto Bellarmino (1542-1621), le cui opere principali hanno molte edizioni in Italia fino alla fine del sec. XIX. Servendosi delle categorie della teologia controversistica l’A. è concentrata nel ribattere alle dottrine religiose e politiche del Protestantesimo, difendendo il valore della Tradizione e della Ecclesiologia cattolica.

    Se ha un’influenza limitata in Italia l’opera apologetica di San Francesco di Sales (1567-1622) ben altro rilievo possiede Francois Fénelon (1651-1704), il cui carattere anti-protestante però è inteso marginalmente in Italia, e soprattutto Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704) il cui Discours sur l’histoire universelle ha molte edizioni fino a tutto l’ottocento (in traduzione italiana, ma anche nell’originale francese). Ricordiamo anche un altro francese, Blaise Pascal (1623-1662) con i suoi Pensées sur la religion, usciti la prima volta nel 1669.

    Molto comune per tutto il sec. XVIII è l’opera dell’Oratoriano Bernard Lami (1645-1715) in lingua latina che non può mancare tra gli autori della cultura ecclesiastica media; diversi apologisti italiani e francesi (tradotti o mantenuti in versione latina) scrivono trattati di A. lasciandosi coinvolgere nelle diatribe tra Gesuiti e Giansenisti che perdurano ancora fino agli inizi del secolo successivo.

    Particolare diffusione e apprezzamento raccoglie un’operetta del celebre predicatore gesuita Paolo Segneri (1624-1694) intitolata L’incredulo senza scuse (Firenze, 1690) che ha un tono marcatamente popolare come quella di Sant’Alfonso Maria de’Liguori (1696-1787) Verità della fede fatta evidente per li contrasegni della sua credibilità (Napoli 1762). Tra gli apologisti italiani che si segnalano per la confutazione degli errori filosofici dell’età dell’Illuminismo ricordiamo il domenicano Vincenzo Moniglia (1686-1767) contro i materialisti, il gesuita Fazzoni (1720-1787) contro Spinoza, il cappuccino Emanuele da Domodossola (1739-1802) contro Voltaire e Mazzarelli (1749-1813) contro Rousseau. Ricordiamo pure le edizioni italiane delle opere di Jacques-André Emery (1782-1811) a confutazione degli errori filosofici di Leibniz, Bacone e Cartesio. Di tono e brillante è l’opera del l’A. del celestino Appiano Buonafede (1716-1764), che conosce un grande successo.

    Nell’età della Restaurazione hanno molta diffusione gli scritti e il pensiero di alcuni autori francesi come Francois-Renè de Chateaubriand (1768-1848) con le molte edizioni del Génie du christianisme (1805) e di Joseph de Maistre (1753-1821) con il Le Pape (1819) diffuse in lingua francese ma anche in versione italiana. Non minore impatto sul pubblico italiano e ripresi da molti autori minori sono le opere di Jacques Maurice de Bonald (1754-1840), Felicitè-Robert de Lammenais (1783-1854) e soprattutto la vasta predicazione di Henri-Dominique Lacordaire (1802-1861). L’italiano Alessandro Maria Tassoni (1749-1818), con La religione dimostrata e diffusa uscita a Roma per la prima volta nel 1805, supera i trattati settecenteschi sostituendone la pedanteria erudita con una efficace agilità di contenuti e toni tanto da renderne le moltissime edizioni tra i libri immancabili in ogni biblioteca ecclesiastica, compresa quella del buon parroco anche di campagna.

    Molto diffuso nell’Ottocento è poi il Dizionario Apostolico per uso de’parrochi e predicatori e di tutti i sacerdoti, edito a Verona in 18 volumi tra il 1833 e il 1836 (ebbe numerose altre edizioni) riprendendo l’opera del francese Giacinto di Montagon (Parigi 1830-31) che affronta i principali temi di discussione in tono chiaro e puntuale secondo l’A. classica.

    L’Abate Mauro Cappellari, futuro papa Gregorio XVI, ha fatto uscire, alcuni decenni prima, a Roma nel 1799 un’operetta famosa e paradigmatica intitolata Il trionfo della S. Sede e della Chiesa che trova un fecondo e duraturo continuatore nel P. Colangelo (1769-1836) soprattutto con Apologia della religione cristiana (uscita a Napoli nel 1831 e poi in numerose edizioni), segnando un genere letterario diffusissimo nell’ottocento italiano.

    Negli stessi anni si diffondono le opere di Vincenzo Bolgeni (1733-1811), di stampo antigiansenista e difensore delle prerogative della Santa Sede e dell’Infallibilità pontificia che inaugura la serie di pubblicisti Gesuiti che per tutto l’Ottocento si distinguono in una ricca produzione che vede tra i più apprezzati il teologo P. Giovanni Perrone (1794-1876).

    Segnaliamo infine, tra le opere che valicano nell’ottocento il pubblico usuale dell’A. le Osservazioni della Morale Cattolica di Alessandro Manzoni (1784-1873) edita a Milano nel 1810 come risposta alle tesi del protestante Sismondi.

    Fonti e Bibl. Essenziale

    L. Maisonneuve, Apologetique, in Dictionnaire de Théologie catholique, I, Paris 1909, coll. 1511-1580; G. Monti, Apologetica, in Enciclopedia Cattolica, I, Città del Vaticano 1948, coll. 1650-1659; G. Monti, Apologetica, Letteratura, in Enciclopedia Cattolica, I, Città del Vaticano 1948, coll. 1659-1669; G. La Piana, Apologetica, in Enciclopedia Italiana, III, Roma 1929, 691-697.


    LEMMARIO