Archivi militari – vol. II

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    Autore: Cargnello Giulio

    Gli archivi delle Forze armate contengono fondi utili per la storia della Chiesa, in particolar modo per l’indagine sul clero castrense, la cui presenza in Italia risale a tempi lontani, anche se in questa sede ci limiteremo a descrivere le opportunità di ricerca nello stato italiano unificato. La documentazione a disposizione, condizionata dal periodo storico o dalla stessa struttura dell’organizzazione militare, presenta delle caratteristiche peculiari, da tenere in considerazione per una corretta lettura delle fonti.

    I parametri di queste carte saranno sovente lontani dalla misura della vocazione o del lavoro pastorale. Il mantenimento di un morale alto tra la truppa, ai fini della combattività, la naturale commistione tra il servizio, il potere e la missione (un costantinismo di fondo), saranno, ad esempio, interessi preminenti nella valutazione del superiore gerarchico di un cappellano militare.

    La naturale caratteristica delle carte militari di fornire quantificazioni numeriche, porterà a descrivere, nelle relazioni dei Comandi ai superiori sull’attività dei cappellani, il numero di sacramenti impartiti e l’esternalità dell’efficacia in chiave motivazionale delle pratiche e delle cerimonie, piuttosto che la fede trasmessa, in ogni caso difficile da descrivere e da leggere.

    Nell’enfasi risorgimentale il clero castrense fu fortemente limitato dopo l’unità d’Italia, anche se nella guerra di Libia e soprattutto nella Prima guerra mondiale, i cappellani militari furono presenti sui campi di battaglia. L’istituzione dell’Ordinariato militare, voluto dal governo Mussolini, con la legge 417 del 1926, previde per la prima volta una tabella organica in pianta stabile di cappellani assunti nelle Forze armate, anche in tempo di pace, con la loro assimilazione al grado di capitano. Tre anni prima della Conciliazione, il governo italiano designò unilateralmente un vescovo quale Ordinario militare. Il Pontefice avvallò tacitamente la legislazione del 1926, per quanto unilaterale, confermando la nomina dell’Ordinario (S.E. Mons. Angelo Bartolomasi). Non è privo di significato tale atto: i primi abboccamenti tra lo Stato e la Chiesa, in vista del Concordato, avvennero con il ripristino del clero castrense. Il duce, del resto, in un intervento al Senato, si dimostrò convinto dell’utilità dei servizi dei cappellani militari nelle Forze armate; in particolare nell’instillare senso del dovere ed obbedienza.

    L’arcivescovo Ordinario militare, oggi come ieri, è immediatamente soggetto al Pontefice, essendo i cappellani militari sacerdoti in cura d’anime di una circoscrizione ecclesiastica, non determinata in base a criteri territoriali, come normalmente avviene, ma in base a un criterio personale, individuato dalla speciale professione militare del fedele e dalla sua frequente mobilità.

    Il Concordato del 1929 sancì espressamente la presenza dell’Ordinariato militare, il cui arcivescovo, però, necessita una conferma da parte dello stato italiano, diversamente dagli ordinari territoriali, eletti solo canonicamente e privi di necessità d’approvazione statale. Durante il periodo fascista, l’Ordinariato fu rafforzato con successivi provvedimenti di legge e fornì pure il clero alle organizzazioni paramilitari e militari di regime.

     Le fonti archivistiche e loro caratteristiche

    La documentazione archivistica a disposizione è composta principalmente dalle relazioni dei Comandanti di unità ai superiori, dai fogli matricolari dei cappellani e dai fascicoli personali, quali dipendenti dal Ministero della Difesa.

    La lettura delle carte disponibili vorrebbe mirare alla comprensione intima dell’uomo cappellano, al di là del rigido burocratismo delle fonti archivistiche militari e di una certa impronta agiografica della memorialistica.

    Questa operazione è parzialmente realizzabile, attraverso lo studio dei meccanismi sovrintendenti alla produzione della documentazione del personale militare, per intendere sigle, linguaggi specifici, codici comunicativi e gerarchici.

    Il tentativo di estrarre dalla documentazione il lavoro pastorale è quindi faticoso, proprio perché le carte stesse sono per natura rivolte ad altri scopi.

    Si farà una breve presentazione sui centri dove è possibile fare ricerca archivistica sui cappellani militari, con qualche cenno utile alla buona lettura delle carte, da considerarsi valido in generale, anche per i non cappellani. Quali Ufficiali delle Forze armate, militari a tutti gli effetti, i cappellani non risentono di specificità, rispetto a un militare non ecclesiastico, nell’impianto della documentazione archivistica.

    La conservazione delle carte all’interno dei fascicoli e la creazione di quest’ultimi, avvengono di solito per sedimentazione.

    Ministero della Difesa. Uffici storici di Forza armata. La documentazione storica- militare è conservata presso il Ministero della Difesa. Per espressa disposizione di legge (D.P.R. 37/2001, art.1), il Ministero della Difesa non versa all’Archivio Centrale dello Stato ma mantiene, presso i rispettivi Uffici storici di Forza armata (che sono anche centri di ricerca), le carte di valore storico. Le carte concernenti i cappellani rinvenibili presso gli archivi degli Uffici storici (Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri), si riferiscono soprattutto agli aspetti dell’impiego operativo di questo personale, consistendo, il più delle volte, nelle relazioni del Capo dell’Unità operativa (caserma, nave ecc.), al superiore diretto o allo Stato Maggiore (il vertice di Comando di una Forza armata), circa l’attività del personale. Tali relazioni, ovviamente, sono volte a dimostrare il perfetto funzionamento del Comando e a segnalare soprattutto nuove necessità logistiche.

    Citando l’azione dei cappellani, raramente si lamenterà la carenza di personale, tipica voce monocorde di qualsiasi comandante militare, ma piuttosto la concordanza dell’azione del cappellano con i fini della catena di comando della caserma, nave ecc. Il sistema militare tende naturalmente a giudicare meno utile tutto ciò che non concorre all’attività operativa o all’accrescimento di una posizione di potere. Il cappellano integra e fonde due aspetti, quello religioso e quello militare, in un connubio non sempre facile.

    Di conseguenza l’attività del cappellano è spesso valutata in quest’ottica; altrimenti è giudicata secondaria o di minore interesse per l’unità. Si proferiranno giudizi lusinghieri per i cappellani non in conflitto con il Comando e collaborativi ai fini operativi militari, prescindendo, di solito, da notazioni che mettano in luce l’efficacia dell’azione evangelizzatrice. Le relazioni ai superiori militari, in linea generale, sono strutturate in modo da giustificare le proprie attività soprattutto in termini quantitativi e di efficienza di azione. Questa documentazione sarà quindi utile a misurare il numero di messe, comunioni, interventi ma non a stabilire la percezione di fede.

    La stessa descrizione delle celebrazioni eucaristiche solenni risente dell’organizzazione dei riti militari: saranno quindi ben apprezzati lo schieramento composto, la marzialità, l’ordine, la presenza di autorità militari e civili, l’accento nella predicazione su: motivazione al combattimento, amore alla patria e senso del dovere del militare. Un’eventuale omelia di natura pacifica o di benevolenza verso il nemico, aderente ai principi evangelici, difficilmente avrebbe incontrato, almeno fino a ieri, il favore dei comandi. L’emersione di discordanze con il comando potrebbe essere indice di un accento troppo forte su queste tematiche. In particolare durante il periodo fascista, l’omiletica di un cappellano non avrebbe potuto affermare l’inutilità della guerra, riportando, ad esempio, le note parole di Benedetto XV concernenti la Grande guerra, o esprimere dubbi sulla bellicosità volta alla partecipazione a continui conflitti nell’ultimo decennio del regime.

    Un cappellano siffatto sarebbe stato allontanato senza fallo dal suo ministero per insubordinazione o per spirito antipatriottico. Nella documentazione depositata presso gli Uffici storici si rinvengono esempi di cappellani che potrebbero ricadere in questa casistica. In questi termini le mancanze di un cappellano, nelle relazioni del comando, con poca probabilità, si esprimono in termini quantitativi (scarso numero di messe, sacramenti impartiti ecc.), ma nell’aderenza o meno all’etica militare, rispondente a valori gerarchici ben definiti.

    Archivio Centrale dello Stato. Presso questo centro è conservata la stessa documentazione di cui al punto precedente, fino agli inizi del novecento, momento di istituzione degli Uffici storici di Forza armata, ai quali da quel momento furono conferite le carte.

     Archivio della Direzione Generale del Personale Militare (PERSOMIL). Ministero della Difesa. Presso la Direzione Generale del Personale Militare, organo interforze, è conservata la documentazione di gestione amministrativa del personale militare, nello specifico il foglio matricolare, uno dei due documenti, di cui si compone la documentazione personale di ogni militare. L’accessibilità dell’archivio della Direzione Generale è limitata e va preceduta da lettera di presentazione.

    Il foglio matricolare, da pochi anni informatizzato, è una scheda sintetica contenente i dati di base di ogni militare: generalità anagrafiche, studi, condizione lavorativa (in servizio permanente, di leva ecc., promozioni), destinazioni di servizio con i relativi periodi, ricompense, onorificenze, notizie sanitarie ed economiche- amministrative. Documento non soggetto a scarto d’archivio, esibisce dati e non apprezzamenti o pareri di merito.

    La consultazione di un foglio matricolare di un qualsiasi militare, quindi anche dei cosiddetti preti- soldato della Prima guerra mondiale, non avendo essi alcuna funzione ecclesiastica all’interno delle Forze armate, è possibile presso gli archivi della Direzione Generale (per gli Ufficiali e i Sottufficiali e la truppa di Marina) o per la truppa dell’Esercito, presso i Centri documentali regionali (ex-distretti). Le carte del solo personale di truppa dell’aeronautica si trovano nel deposito matricolare di Orvieto.

    Prima della costituzione dell’Ordinariato, nel 1926, i fogli matricolari dei cappellani (e i loro fascicoli), non costituivano un’unità archivistica separata, ma erano inclusi in quelli del Corpo/Armata, nel quale il sacerdote era stato immesso come Ufficiale.

    Costituisce eccezione il personale cappellano di lingua italiana proveniente dalle zone ex-austro ungariche annesse dopo la Prima guerra mondiale (Trieste, Gorizia, Istria, Dalmazia, Trentino e Alto Adige). Questo personale fu riassorbito nell’amministrazione pubblica italiana. Presso gli archivi della Direzione Generale del Personale Militare è conservato uno schedario anagrafico di questi elementi, facente riferimento ai fascicoli personali di questi cappellani, oggi integralmente trasferiti all’archivio dell’Ordinariato Militare.

    Archivio dell’Ordinariato Militare

    Si tratta di archivio con materiale adeguatamente ordinato, con inventario parziale. Qui sono conservati i fascicoli personali dei cappellani militari, documenti tra i più interessanti per la ricostruzione storica delle loro vicende. Il fascicolo personale è spesso serbato presso l’ufficio d’impiego del personale (in questo caso l’Ordinariato), oppure all’Ufficio storico della Forza armata di appartenenza ed eccezionalmente presso la Direzione Generale (PERSOMIL).

    I fascicoli personali contengono tutti i carteggi, riguardanti un qualsiasi militare dall’arruolamento alla morte. Sono composti normalmente da alcuni sottofascicoli (non sempre presenti come unità archivistiche separate) che qui si descrivono:

    • pratiche per la pensione: tutto il carteggio necessario per la sua erogazione e il decreto conclusivo di pensione. A volte in questo sottofascicolo si rinvengono richieste dell’interessato o eventuale contenzioso in materia;
    • accertamenti razziali: in conseguenza delle leggi razziali del 1938 tutti gli impiegati pubblici furono sottoposti ad accertamenti volti a stabilire l’appartenenza alla razza “ariana” e alla non pertinenza alla confessione ebraica. Nel sottofascicolo è contenuto il carteggio della pratica, spesso formato da una dichiarazione dell’interessato, dal certificato di battesimo, da dichiarazioni di terzi e dal conclusivo certificato di razza ariana. A volte queste carte sono incluse nel sottofascicolo atti di carriera. Per intuibili motivi, solo in pochi casi si trovano gli accertamenti razziali completi nei fascicoli dei cappellani, di solito costituiti dal solo certificato di razza ariana;
    • discriminazione dal fascismo, immediatamente alla fine della Seconda guerra mondiale, fu istituito il Tribunale speciale per la discriminazione dal fascismo, al quale furono sottoposti tutti i funzionari pubblici, chiamati ad esprimersi sulla propria aderenza attiva o meno al regime, attraverso una relazione ed eventuali prove. I cappellani militari furono invitati a discriminarsi. In generale, alla lettura di queste relazioni, si evince la generale presa di distanza postuma dal fascismo del corpo dei funzionari statali, la cui adesione al regime è descritta come funzionale ai tempi, non collaborativa attivamente, se non per quanto obbligatoriamente imposto ecc. È un’evidente lettura dei fatti da interpretare al cambio dei tempi, che va confrontata con i documenti precedenti la caduta del fascismo. Il proliferare, nei fascicoli di molti militari, di certificati d’appartenenza a brigate partigiane, porta a valutazioni animate da cautela.

    Per il personale ricaduto sotto la giurisdizione della Repubblica Sociale Italiana, più che i certificati di appartenenza alle brigate partigiane, sono spia di resistenza passiva, almeno per i funzionari ministeriali di Roma, l’apparizione di certificati medici per “reumatismi” o malattie dovute al clima rigido, per opporsi al trasferimento a Salò e località circonvicine nel 1944. Chiaramente questa resistenza potrebbe anche essere stata dettata da semplici ragioni logistiche. Raramente i cappellani militari si trovarono nelle condizioni di utilizzare questi stratagemmi per evitare i trasferimenti: il loro senso del dovere pastorale abitualmente fece sì che il loro impiego, al momento dell’armistizio dell’otto settembre 1943, fosse dettato dalla necessità di seguire il contingente di militari assegnato alla loro cura, qualsiasi fosse il regime politico vigente. Alcuni cappellani vissero l’esperienza di fiancheggiare i loro uomini passati alle brigate partigiane. La sezione creata dall’Ordinariato a Verona, presso il governo della Repubblica Sociale Italiana, non fu in particolar modo collaborazionista, tanto che il suo direttore, il pro vicario mons. Casonato, fu congedato per mancata convinta aderenza ai principi fascisti.

    La discriminazione dal fascismo fu avocata, nell’agosto 1945, allo stesso Ordinario militare. Pochissime furono le epurazioni tra i cappellani, comunque poi superate dalle amnistie.

    Le relazioni di discriminazione contengono la cronistoria degli spostamenti, del servizio prestato dopo l’armistizio e l’atteggiamento, assunto dall’interessato, nei confronti delle autorità della RSI. I toni sono generalmente imperniati, qualsiasi fosse stata la scelta, all’attenersi al senso del dovere, giustificando così i propri atti e mirando normalmente a omettere ciò che di compromettente o presunto tale si sarebbe potuto rilevare. Da queste carte sono realizzabili delle deduzioni, chiaramente da soppesarsi con molta attenzione: la ricerca delle vere ragioni delle scelte o delle riflessioni del cuore, è diametralmente opposta alla natura burocratica delle carte.

    • ricorsi e contenzioso: in sede amministrativa e giurisdizionale, per atti di carriera o più spesso di pensione, non sempre presente;
    • atti di carriera: il sottofascicolo può assumere anche altre denominazioni, oppure comprendere fogli non raccolti in un sottofascicolo, ma semplicemente lasciati sciolti in mezzo agli altri sottofascicoli. Il materiale di questa cartella può essere vario: concessioni di licenza (ferie), stati di famiglia, titoli di studio, atti di giuramento, certificati di malattia, comunicazioni dell’interessato, biglietti ferroviari a tariffa convenzionata ecc.;
    • note di qualifica: i documenti valutativi dell’interessato, abitualmente compilati con cadenza annuale dal superiore gerarchico. I documenti valutativi accolgono dei giudizi sintetici sul personale, molto affini a quelli di una pagella scolastica.

    Spesso il metro di valutazione è appiattito verso l’alto. Solo nel giudizio analitico finale, un occhio esperto o un militare possono rilevare, in mezzo a termini laudatori che seguono uno stereotipo ben codificato, una piega d’insoddisfazione del superiore. Il giudizio analitico pone comunemente la sua attenzione, in tre o quattro righe al massimo, sul senso del dovere, sull’ordine della tenuta (la divisa), sull’efficienza, sul rispetto gerarchico, sulla dedizione al Corpo ecc.

    • titoli di merito ed incarichi speciali: contiene i decreti di concessione di onorificenze, provvedimenti per encomi, elogi, note di demerito, nomine per incarichi esterni all’amministrazione ecc.;
    • schede individuali di aspirazione: ogni anno il militare è chiamato a compilare una breve scheda anagrafica, nella quale si indica la composizione della famiglia, il luogo di residenza, le destinazioni e gli incarichi graditi in caso di necessità di trasferimento. Le norme di servizio sul lavoro di un militare prevedono la disponibilità piena ad essere trasferito in altra sede in qualsiasi momento. Per tali motivi, gli uffici preposti alla gestione del personale raccolgono queste schede individuali, per conoscere i carichi familiari e le sedi gradite al militare, in caso di movimentazione. Le preferenze non sono però vincolanti per l’amministrazione. Ogni militare, non esclusi i cappellani, cerca in qualche modo di influire sul processo decisionale che dovrebbe portare al suo trasferimento. In questo fascicolo si trovano spesso lettere per esporre motivazioni ostative ad un trasferimento o per indicare la sede preferita: si possono ricostruire così gli interessi e il campo d’azione di un militare o di un cappellano.
    • segnalazioni, è un fascicolo spesso presente, contenente quelle che volgarmente si sogliono definire “raccomandazioni”. Per un soggetto militare, la maggior parte di queste è rivolto all’ottenimento di un trasferimento in una migliore sede di lavoro o alla sistemazione di pratiche burocratiche amministrative.

    Il più delle volte la segnalazione è finalizzata non ad ottenere una condizione di privilegio, ma semplicemente ad assicurarsi una legittima aspettativa che tarda a venire. Al contrario degli altri sottofascicoli, questo contiene documentazione di più immediata ed efficace lettura sulle caratteristiche della persona in oggetto. Spesso sono descritte difficoltà personali, o di servizio, che per un cappellano potrebbero essere rappresentate dall’impedimento allo svolgimento di un lavoro pastorale, dallo sfinimento per il lavoro al fronte, dal desiderio di ritornare alla diocesi di provenienza e da altri motivi. Queste lettere di intermediazione sono utili per intendere la personalità umana del soggetto, le sue conoscenze e l’ambiente sociale nel quale è inserito.

    • Relazioni periodiche. Le relazioni periodiche all’Ordinariato militare sono i documenti più interessanti a nostra disposizione. Normalmente contengono una cronistoria dell’attività pastorale nell’unità militare presso la quale è impiegato il cappellano. Lo stile di scrittura risente comunque della telegraficità delle comunicazioni scritte da un militare e anche dai fini propri delle relazioni a fini ispettivi del superiore, dirette principalmente alla dimostrazione di aver raggiunto degli obiettivi, per allontanare così qualsiasi minaccia di addebito di eventuali mancanze.

    Non mancano, in tali relazioni, accenni a difficoltà del cappellano: la più comune riportata è l’ostilità del Comando ad un’attività pastorale non svolta solo nel binario della motivazione e del benessere materiale del personale.

    • Informazioni sanitarie. Il militare è sottoposto a visite mediche periodiche complete che assicurano un buono stato di salute del soggetto. La cartella sanitaria eccezionalmente, in questo tipo di documentazione, è presente, perché conservata a parte presso gli enti sanitari di Forza armata, ma possono ritrovarsi certificati medici per particolari patologie, nel caso della cosiddetta richiesta della causa di servizio. Si tratta di un procedimento particolare che mira a far riconoscere una certa patologia, come contratta a causa del servizio. I benefici conseguenti ricadono nell’ambito pensionistico ed economico. I cappellani e in generale i militari, che offrirono servizio in Colonia facilmente contraevano malattie tropicali, oggetto di causa di servizio.

    ***

    A differenza degli estratti matricolari, a conservazione perpetua, i fascicoli sono soggetti a procedura di scarto, anche se non vi è una norma che ne stabilisca le tempistiche di conservazione. Una copia integrale del solo fascicolo contenente le note di qualifica è trattenuta anche dalla Direzione Generale del Personale Militare, che lo scarta ad intervalli regolari. I fascicoli dei cappellani militari non sono stati sottoposti a scarto e sono conservati all’Ordinariato.

    Conclusioni

    Da questa breve disamina della documentazione militare si può intendere che essa è di complessa lettura se il nostro scopo si situa nella comprensione della pastoralità di un cappellano militare.

    La presenza di un linguaggio specifico e di giudizi comprensibili a volte solo da un militare rende questa documentazione di difficile analisi, se non dopo un intenso impegno di ricerca continuato nello stesso ambiente e con lo stesso tipo di carte. Le informazioni rilasciate da questi archivi non sono concordanti con quelle che si aspetterebbe uno studioso dell’uomo sacerdote e della sua azione evangelizzatrice.

    Lo scopo della documentazione personale e matricolare è la gestione del personale dal punto di vista burocratico. I controlli di funzionamento, che l’organizzazione delle Forze armate si prefigge, sono, di solito, mirati all’efficienza operativa dell’unità. La stessa presenza del cappellano è, a tutt’oggi, inquadrata nelle azioni per il benessere del personale, al pari dell’esistenza delle sale ricreazione nelle caserme, dei circoli Ufficiali, dei soggiorni marini e montani, del servizio medico psicologico, per garantire motivazione, riposo e rendimento operativo ottimali. La prospettiva evangelizzatrice, nella quale la presenza di Dio nella vita di una persona è spina dorsale della stessa, dal punto di vista del benessere, si riduce a uno dei corollari. In quest’ambito ristretto il cappellano si trova a dover agire, con delle limitazioni intrinseche all’ambiente.

    Uno dei pregi universali della documentazione personale è il fornire in maniera massiva informazioni generali, utili poi per analisi statistiche (studi, condizioni fisiche, provenienza geografica ecc.) sulla popolazione maschile del paese. Solo l’archivio centrale di un ordine religioso e non un archivio diocesano, potrebbe avere uno spettro geografico così ampio.

    Da queste poche annotazioni si potrà almeno giungere ad una sospensione di giudizio sul “cuore del cappellano”, se basato solo sulla documentazione qui descritta, in mancanza di altre testimonianze dirette. Le speculazioni ed interpretazioni fondate sull’esperienza di manipolazione di queste carte possono certamente mancare il bersaglio dell’identificazione dell’essenza della persona trattata.

    La stessa lettura poi risente dell’epoca storica e della sua mentalità, dalla quale non è facile prescindere. La tensione postbellica dell’Ordinariato militare a dimostrare la sola opera pastorale dei propri sacerdoti è ugualmente una concezione problematica, quanto quella opposta, volta a dimostrare ideologicamente il sostanziale sostegno al regime fascista dei cappellani militari.

    L’archivistica militare risente di questi contrasti e la sua visione, dopo le nostre analisi, non sembra così lineare, senza comprendere profondamente un linguaggio proprio di un mondo altamente ricco di simbolismo e di riti, quale è quello militare.

    Fonti e Bibl. essenziale

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    LEMMARIO