Culto e devozioni – vol. II

    image_pdfimage_print
    Autore: Giovanni Liccardo

    Tendenze cultuali nell’età moderna. A partire dalla fine dell’Ottocento si è andato definendo un corredo di indicazioni pratiche e liturgiche, perché i fedeli potessero, con le preghiere e con le azioni, venire in soccorso a una Chiesa sempre più abbandonata dagli uomini e dai ceti colti. Le pratiche devozionali subiscono anche una ‘purificazione’ a opera delle influenze moderniste, che incide nella formazione del clero in un senso di sobrietà, peraltro considerata troppo pericolosa dalle gerarchie. Un esempio illuminante è rappresentato dal sacerdote faentino Francesco Lanzoni, al quale si ispireranno generazioni di sacerdoti emiliano-romagnoli. Le minacce della modernità attualizzano il martirio della Chiesa delle origini; nella seconda metà del secolo XIX, gran parte della letteratura apologetica cattolica compirà per questo un parallelo tra le persecuzioni dei governi liberali e quella dei martiri, vittime degli imperatori romani.

    La prima guerra mondiale depone il suo spirito religioso in una rivitalizzazione devozionale nazionalistica sul piano pubblico e in una personale richiesta di protezione sul piano intimo. Una varietà di culti e simboli ampiamente studiata e catalogata come vera e propria devozione di guerra; ma certe forme regressive e infantili, come le reliquie, i santini, le medagliette prese spesso dal santuario più vicino al proprio paese, saranno condannate come superstiziose da Agostino Gemelli, l’unico che tenterà un’uniformità nazionale mediante la consacrazione dell’esercito al Sacro Cuore.

    Durante il fascismo, secondo una visione autarchica, Mussolini fece notevoli pressioni sull’Opera italiana dei pellegrinaggi per diminuire il numero dei pellegrinaggi a Lourdes e potenziare quelli di Loreto, da lui visitato il 24 ottobre 1936 (il 28 agosto era andato al santuario di Montevergine presso Avellino). Ma a questa richiesta restò indifferente la cultura delle élites, anzi verso i fenomeni religiosi così detti ‘popolari’ certi intellettuali mostrarono estraneità e insofferenza, come dimostra l’atteggiamento di D’Annunzio che, affascinato da Loreto, inorridiva di fronte al fenomeno dei santuari meno suggestivi (come quello dedicato alla Madonna dei Miracoli di Casalbordino, vicino Chieti). Invece, nel Mezzogiorno le tradizioni cultuali riflettono in modo molto immediato la generale condizione di povertà e d’incertezza dei ceti medi; le ricerche (suppliche, lettere, ex voto) provano che le richieste si rivolgono più alle insicurezze materiali, che non alle guarigioni. Disoccupazione, ricerca di un posto fisso, concorsi, viaggi, così come tutte le occasioni di ascesa e di ricerca di un nuovo status sono, per esempio, al centro delle richieste alla Madonna di Pompei.

    La devozione della Madonna del Divino Amore di Roma è emblematica dello spirito di ricostruzione dell’Italia che esce distrutta dal secondo conflitto mondiale; più in generale, si coagula intorno a un rinnovato culto mariano un’effervescenza devozionale e liturgica spontanea che riflette un bisogno di rassicurazione comunitaria, un ‘sentirsi insieme’ generato dal senso collettivo dell’epoca, dal forte coinvolgimento della società civile nella guerra e infine dalla rinnovata credibilità della Chiesa e della religione, viste come pressoché uniche speranze nel panorama di macerie materiali e simboliche della nazione. Il culto mariano focalizza, ancora una volta, queste attese: rassicurazione e condivisione materna della sofferenza pervadono le variegate devozioni mariane, dalle statue della Madonna che lacrimano (come la Madonna di Siracusa, piangente il 29 agosto del 1953) alla devozione rivolta all’Addolorata, la variante mariana certamente più sentita nella desolazione postbellica. Eppure per il Vaticano II la questione non sarà la scelta tra fede adulta e fede dei semplici, quanto piuttosto l’importanza di rivitalizzare una liturgia stanca e ormai vuota perché sia sempre più vissuta e partecipata. Peraltro, se la frequenza dei fedeli alle messe e alle attività parrocchiali appare sempre più saltuaria, i pellegrinaggi ai santuari vecchi e nuovi, le devozioni tradizionali o quelle rinnovate dai nuovi movimenti, proseguono senza la minima interruzione. A fronte di questa nuova vivacità devozionistica, non si affievolisce il culto legato ai santi di sempre: il santuario di s. Antonio da Padova o quello di San Pio in Puglia rafforzano la rete delle loro associazioni e pubblicazioni; a titolo esemplificativo, si veda «Il Messaggero di Sant’Antonio», un periodico che vende in Italia circa 700.000 copie e che viene tradotto in undici lingue raggiungendo la tiratura complessiva di 1.200.000 copie.

    In tempi recenti, l’impulso che papa Wojtyla ha dato alle devozioni tradizionali, specialmente quelle a Maria e ai santi, ha reso definitivamente chiaro che la pietà popolare non muore con la modernità; non solo, ritorna anche una fedeltà al carisma papale potente e autorevole. Come documenta ora la popolarità di papa Francesco che, da ultimo, appare intenzionato a rinnovare la Chiesa, liberarla da tramezzi, cerimoniali vuoti e burocrazia, con la svalutazione della materialità e del potere, sotto qualunque forma.

    Fonti e Bibl. essenziale

    B.M. Bosatra, Liturgia e pietà popolare oggi: prospettive pastorali, in «Ambrosius», 1988, 313-346; Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia, LEV, Città del Vaticano 2002; A. Cuva, Io sono il pane vivo. Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico, Edizioni Paoline, Roma 1984; S. De Fiores, Maria nella teologia contemporanea, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1991; G. De Rosa, Chiesa e religione popolare nel Mezzogiorno, Editori Laterza, Roma-Bari 1978; G. De Vita, Verso l’aldilà: devozioni e solidarietà, Schena, Fasano 2007; P. Golinelli, Culti, devozioni e società, AIEP, Repubblica di San Marino 1987; A. Maggiolini, Preghiere della gente: devozioni popolari, Mondadori, Milano 1998.

    Sitografia:

    http://www.aissca.eu/ (sito dell’Associazione Italiana per lo Studio della Santità, dei Culti e dell’Agiografia); http://www.agensir.it/hp_on_line_/00003322_Home_Page.html (sito dell’Agenzia S.I.R., Servizio Informazione Religiosa); http://www.viaggispirituali.it/ (sito che mette in rete esperienze suggestive di devozioni religiose); http://www.santiebeati.it/ (sito dedicato particolarmente alla conoscenza dei santi, alle loro ricorrenze liturgiche e alla definizione delle cosiddette “pie pratiche”, cioè le devozioni popolari, le novene, l’utilizzo di medaglie o la recita di preghiere particolari).


    LEMMARIO