Diritti umani – vol. II

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    Autore: Diego Pinna

    La promozione e la difesa da parte della Chiesa dei diritti umani è frutto di un lungo e travagliato processo storico di accettazione, iniziato con la condanna verso i diritti fondamentali contenuti nella “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” proclamati dall’Assemblea nazionale francese il 26 agosto 1789. Per circa un secolo il Magistero pontificio proseguì in questa posizione di chiusura verso i diritti fondamentali e le libertà moderne, ma a partire da Leone XIII – in particolare con la Rerum novarum (15 maggio 1891) – si avviò un processo di riappropriazione dei diritti dell’uomo: pur confermando la condanna verso i diritti storicamente definiti dalla rivoluzione, egli riuscì a trovare nuovi spazi di riflessione a partire dal concetto di legge naturale, di cui la Chiesa si riteneva depositaria e custode, e stabilì alcuni diritti naturali che lo Stato doveva tutelare e promuovere.

    Nel solco della dottrina leoniana, incentrata sul concetto di legge naturale, si mosse anche Pio XI, rivendicando i diritti di Dio e della Chiesa che i totalitarismi e il laicismo intendevano distruggere. Una certa apertura cominciò a profilarsi nei radiomessaggi natalizi di Pio XII degli anni 1942 e 1944, anche se la “Dichiarazione Universale dei diritti fondamentali” del 1948 venne accolta con freddezza dal papa e ricevette una severa recensione dalla Civiltà Cattolica per mezzo del gesuita A. Messineo il quale, pur riconoscendo in essa un certo riferimento al patrimonio del pensiero cristiano, ne diminuiva la portata, riducendola a dichiarazione internazionale, e ne sottolineava la scissione tra «il concetto dell’uomo come i suoi diritti fondamentali, naturali e inalienabili, dall’anello trascendente al quale li aveva legati la dottrina cristiana» (La Civiltà Cattolica, 100 (1949) II, p. 382). Questa posizione fu superata con la Pacem in terris di Giovanni XXIII (11 aprile 1963), il quale, pur confermando le riserve circa la fondazione dei diritti del documento, lo considerava come «passo importante nel cammino verso l’organizzazione giuridico – politica della comunità mondiale», poiché veniva riconosciuta «nella forma più solenne la dignità di persona a tutti gli esseri umani» (n.75).

    Questa svolta fu possibile anche grazie al contributo del prof. Pietro Pavan, docente all’Università Lateranense, che a partire dagli anni cinquanta aveva sostenuto come la rivendicazione dei diritti fondamentali della persona fosse l’espressione umana più significativa della crescente coscienza della dignità dell’uomo. Questa svolta, approfondita dal Concilio Vaticano II nei documenti Gaudium et Spes e Dignitatis Humanae, ebbe immediate ripercussioni anche nella vita della Chiesa italiana. Nel settembre 1968, in occasione del ventesimo anniversario della Dichiarazione universale, la XXXIX Settimana sociale dei cattolici fu dedicata al tema: Diritti dell’uomo ed educazione al bene comune. Il segretario Mons. A. Ferrari Toniolo considerò l’evento come il segno concreto della volontà dei cattolici d’Italia di celebrare il ventennale «con il vero apporto di una riflessione approfondita sulle responsabilità della famiglia, della scuola, delle associazioni religiose, delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali» (Atti della XXXIX Settimana sociale dei cattolici d’Italia, p. 317). È significativo, dunque, come l’approccio positivo alla Dichiarazione aprì la strada, più che a una sua celebrazione, all’affermazione dei diritti della persona derivanti dalla legge naturale.

    La posizione dei vescovi italiani in materia di diritti umani riecheggiò questo cambiamento di rotta. Nella raccolta degli atti della Conferenza Episcopale Italiana (1954-2005) il tema viene trattato in sette documenti, di cui due elaborati in contesto europeo, nei quali emergono alcune caratteristiche fondamentali: anzitutto il richiamo al Magistero conciliare, arricchito successivamente dagli approfondimenti apportati dall’insegnamento di Giovanni Paolo II. Nel solco di questa tradizione essi formularono alcune priorità nel campo dei diritti della persona: vita umana, libertà religiosa, matrimonio, famiglia, diritto al lavoro. In secondo luogo emerge la consapevolezza dell’episcopato circa il ruolo di promozione e tutela dei diritti loro affidato e il contributo per la vita politica. Nel comunicato in vista delle elezioni del 1963, i vescovi posero come una priorità la difesa dei «diritti inalienabili della persona umana con particolare riguardo a quanti ispirano ad una giusta e doverosa elevazione» (Ench. CEI, vol. 1, n.368). Richiamandosi alla Costituzione italiana, essi auspicarono che nelle politiche sociali si tenesse conto di questi diritti e in particolare che il riconoscimento della dignità dell’uomo esigesse un impegno di solidarietà nella reciprocità (cf. Commissione Giustizia e Pace, Nota Pastorale 1998, Ench. CEI, vol. 6, n.1198). A questo ruolo è legata l’attività di denuncia che la Chiesa ha assunto di fronte allo snaturamento ideologico dei diritti umani che «arriva a legittimare presunti diritti per sottomettere altri uomini secondo logiche di possesso, di potere e di sfruttamento» (Messaggio del Consiglio permanente, Ench. CEI, vol. 7, n. 697).

    Nell’atto organizzato dal Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, nel 60º anniversario della Dichiarazione Universale, Benedetto XVI ha ricordato che i diritti dell’uomo sono ultimamente fondati in Dio creatore, fonte e garanzia di tutti i diritti, e radicati nella legge naturale, il cui riconoscimento costituisce «la grande base per il dialogo tra i credenti delle diverse religioni e tra i credenti e gli stessi non credenti» (Benedetto XVI, Persona umana, cuore della pace, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1.01.2007, n.3). Una frase che compendia efficacemente il lungo percorso della Chiesa da presunta oppositrice a «sentinella» contro le «gravi e sistematiche violazioni dei diritti dell’uomo» (Benedetto XVI, Angelus, 7.12.2008). Accanto al pensiero dottrinale, la Chiesa italiana ha favorito anche lo sviluppo di iniziative concrete per la promozione e il rispetto dei diritti umani: tra queste va menzionata l’opera di Caritas Italiana e della fondazione Migrantes, soprattutto nel campo dell’integrazione sociale e dell’immigrazione; la nascita di comitati e movimenti in difesa della vita umana e della sua dignità, come il Movimento per la vita fondato nel 1975 e le associazioni in difesa dei diritti dei lavoratori.

    Fonti e Bibl. essenziale

    Diritti della persona, in Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace – G. Crepaldi e E. Colom (edd.), Dizionario di dottrina sociale della Chiesa, Libreria Ateneo Salesiano, Roma 2005, 220-232; G. Filibeck, Diritti umani, in Dizionario di dottrina sociale della Chiesa, Vita e Pensiero, Milano 2004; Id., Diritti umani (tutela dei), in Dizionario di dottrina sociale della Chiesa, cit., 247-351; F. Biffi, I diritti umani da Leone XIII a Giovanni Paolo II, in G. Concetti (ed.), Diritti umani. Dottrina e prassi, AVE, Roma 1982, 199-243; D. Menozzi, Diritti naturali e diritti umani. L’opposizione di Pio XI ai totalitarismi, in J. P. Delville et M. Jacov (edd.), La papauté contemporaine (XIXe-XXe siècle). Hommage au chanoine Roger Aubert, Louvain, Collège Erasme 2009, 483-494; Id., Chiesa cattolica e diritti umani: l’apertura del pontificato giovanneo, in A. Melloni (ed.), Tutto è grazia. In omaggio a Giuseppe Ruggieri, Jaca Book, Milano 2010, 397-416.


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