Editoria – vol. I

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    Autore: Fulvio De Giorgi

    Dopo l’apostolato per la buona stampa, di impronta controrivoluzionaria, dovuto al movimento delle Amicizie nell’Italia settentrionale di primo Ottocento, tra la fine degli anni ’30 e la prima metà degli anni ’40 del secolo nasceva l’editoria cattolica in senso contemporaneo, in relazione al rinnovamento della cultura teologica e civile di orientamento cattolico. Tipico era il caso di Milano, in cui significative imprese tipografiche furono quelle di Giuditta Pogliani, Francesco Pirotta, Chiusi e Valentini, in cui sempre più si manifestava l’influenza di Rosmini. Notevole era pure l’attenzione di tipo ‘educativo’: nel 1835 la “Società fiorentina dell’istruzione elementare” premiava il Giannetto di Luigi Alessandro Parravicini, libro di lettura per l’infanzia destinato a una grande fortuna, per tutto il corso del XIX secolo (e oltre); nel 1836 Cesare Cantù avviava le sue pubblicazioni di carattere popolare e di grande diffusione, tra le quali, nel 1838, il romanzo Margherita Pusterla.

    Il 1848 ebbe un rilievo decisivo nell’evoluzione della stampa cattolica. Nel Regno di Sardegna vi fu il Regio Editto di Carlo Alberto sulla stampa del 26 marzo 1848, n. 695 (poi integrato dalle leggi 26 febbraio 1852 e 30 giugno 1858) che sanciva la libertà di “manifestazione del pensiero per mezzo della stampa” (art. 1), abolendo la censura preventiva: ciò diede spazio ad un protagonismo nuovo dei protestanti italiani, che a sua volta, come si vedrà, fu un potente stimolo ad una maggiore e rinnovata presenza dei cattolici.

    Negli anni successivi al 1849, ancora fedeli ad un certo cattolicesimo liberale e conciliatorista e, insieme, molto attenti alle necessità di una scrittura per il popolo furono Niccolò Tommaseo, Cesare Cantù, Pietro Thouar. Peraltro, dal lato del cattolicesimo più intransigente, si ebbe nel 1850 la nascita della rivista gesuitica “La Civiltà Cattolica” e dell’omonima editrice.

    Tuttavia, sul piano più generale, l’editoria cattolica era ancora localmente molto dispersa. Essa inoltre dipendeva o dall’azione di qualche ecclesiastico o religioso che, con il suo zelo, il suo impegno e naturalmente le sue vedute, promuoveva pubblicazioni o dall’attività di lavoro di stampatori e tipografi vicini al mondo cattolico. Ciò portava, anche, alla nascita di Collezioni, cioè di pubblicazioni in serie (o, almeno, avviate come tali): questo dava l’idea di uno sviluppo che cercava, se non di superare, di affiancare alle tante pubblicazioni episodiche, un qualche embrione di progetto editoriale. A Napoli, dal 1850 al 1856, si pubblicava la serie “Tesoro cattolico”. Nel 1854 lo Stabilimento Ligustico pubblicava “Associazione cattolica di Genova”. A Milano si aveva, tra il 1856 e il 1860, la “Biblioteca cattolica popolare”, dello stampatore Carlo Turati.

    Vi erano poi, abbastanza spesso, casi in cui la stessa Collezione passava da uno stampatore ad un altro (segno o di una mente progettuale che cercava le tipografie più consone o di un ‘marchio’ che poteva essere commercialmente utile rilevare e mantenere). È appena il caso di osservare che l’iniziativa più importante e fortunata (e che costituì a lungo un modello di ispirazione e di imitazione per altri) fu quella delle “Letture cattoliche”, avviate a Torino da Don Giovanni Bosco. Nelle sue Memorie dell’Oratorio, il prete piemontese avrebbe collegato l’avvio dell’iniziativa alla libertà di stampa, frutto del 1848, all’emancipazione degli ebrei e al fervore propagandistico dei protestanti in Piemonte (i quali avviarono la pubblicazione di alcuni periodici), nuove realtà che richiedevano una rinnovata presenza cattolica nell’ambito della stampa popolare. Progressivamente si sarebbero distinti tre generi prevalenti di pubblicazioni: le letture amene, le istruzioni morali, le storie a sfondo religioso cattolico. Inizialmente le tirature delle “Letture cattoliche” furono di tremila copie, ma l’immediato successo portò presto ad aumentare la tiratura a diecimila: nei primi otto anni si stamparono circa due milioni di fascicoli. Naturalmente l’attività di Don Bosco prima e della Congregazione Salesiana, da lui fondata, poi fu molto ampia e articolata, nell’ambito dell’editoria cattolica e della diffusione della “buona stampa”.

    Fonti e Bibl. essenziale

    F. De Giorgi, L’attività editoriale cattolica e l’opera degli Artigianelli Pavoniani tra Otto e Novecento, in E. Bandolini (a cura di), L’eredità del beato Ludovico Pavoni. Storia e sviluppo della sua fondazione nel periodo 1849-1949, Milano, Pavoniani, 2009, 227-277; A. Gigli Marchetti – L. Finocchi, Editori e piccoli lettori tra Otto e Novecento, Milano, Angeli, 2004; F. Traniello, L’editoria cattolica tra libri e riviste, in G. Turi (a cura di), Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, Firenze, Giunti, 1997, 299-319; A. Zambarbieri (a cura di), Storia dell’editoria cattolica in Italia, Brescia, Morcelliana, 20122.


    LEMMARIO