Educazione – vol. I

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    Autore: Rachele Lanfranchi

    Educazione come fatto umano e categoria della vita. L’educazione è un fatto tipicamente umano perché con essa l’adulto aiuta il fanciullo ad apprendere gradualmente il mestiere d’uomo, a divenire ciò che è: persona umana, che si possiede per mezzo dell’intelligenza e della volontà. Inoltre la società propone alla nuova generazione i valori e le tecniche che caratterizzano la sua cultura. Si può allora dire che «l’educazione è categoria della vita; ma altrettanto fondatamente si può dire che la vita è categoria dell’educazione» (G. Flores D’Arcais, Orizzonti della pedagogia, Pisa, Giardini 1989, 91).

    La maggior parte delle persone considera l’educazione cosa facile, mentre è un’arte difficile, un’attività complessae articolata perché rivolta alla totalità dell’essere umano, che è sempre persona concreta, situata in un luogo, un tempo, un contesto, in una storia familiare, sociale, culturale, politica, entro istituzioni più o meno stabili, entro il fluire di eventi, capace d’interrogarsi, di pensare, di decidersi per ciò che la struttura come persona umana.

    L’educazione nei primi secoli del cristianesimo. La nascita di Gesù è un evento importante della storia. Egli, con la vita e le parole, annuncia la piena verità sull’uomo e sul cosmo, rivela il vero volto di Dio. Ciò fa supporre che i primi cristiani aprano scuole per assicurare alle nuove generazioni una cultura impregnata dei valoriportati da Cristo. Nulla di tutto ciò.

    • Il cristianesimo accetta la scuola classica

    Fino al iv sec. d. C. i figli dei cristiani frequentano regolarmente la scuola classica come l’istituzione più idonea per apprendere a leggere, scrivere, far di conto, commentare gli autori classici. Si accetta la scuola classica perché fornisce gli strumenti per la formazione culturale, ma non se ne accettano i contenuti.

    • Ruolo della famiglia e della comunità ecclesiale nell’educazione.

    L’educazione è assicurata dalla famiglia e dalla comunità ecclesiale, luoghi privilegiati per trasmettere non solo il messaggio evangelico, ma una mentalità, un modo d’essere e di agire così da testimoniare con la vita il Cristo. Perciò l’esempio dei genitori e la partecipazione alle assemblee liturgiche costituiscono per i fanciulli cristiani il metodo più appropriato per far esperienza dei contenuti e dei valori del cristianesimo. Il catecumenato, che prende forma definitiva a Roma verso il 180, èl’istituzione espressamente educativa per preparare quanti aspirano a far parte della Chiesa.

    • Prime elaborazioni di pedagogia cristiana: Girolamo e Agostino.

    L’impegno educativo è costante nell’azione della Chiesa, perché si tratta di far maturare nel cristiano la piena consapevolezza del dono ricevuto con il battesimo e degli impegni che esso comporta. Tutti i Padri della Chiesas’interessano di educazione anche se non in maniera esplicita e diretta. Girolamo ed Agostino con la loro attività di scrittori, educatori e pastori d’anime, mostrano la validità di una formazione culturale fondata sull’istruzione classica come strumento idoneo per la comprensione e spiegazione dei testi sacri e per l’impostazione di un sapere cristiano.

    San Girolamo (347-419) è noto per la traduzione della Bibbia, la Vulgata, per la “scuola di alti studi biblici” inaugurata a Roma presso le comunità delle matrone Marcella e Paola. Si ignora, per lo più, la sua sensibilità nei confronti della donna e alcune significative lettere per l’educazione cristiana delle fanciulle: Lettera a Leta e Lettera a Pacatula. In esse Girolamo, oltre ad indicare come educare una fanciulla cristiana, coglie le esigenze psicologiche dell’infanzia e della fanciullezza ed esorta a lasciar giocare la bambina, a non tediarla con uno studio prolungato, a darle qualche dolce, lodarla e mostrarle affetto quando impara le prime parole, a creare intorno alla bambina un ambiente sereno e sano.

    Sant’Agostino (354-430) le cui vicende sono mirabilmente scritte ne Le confessioni, svolge un’intensa attività di pastore e scrittore. Le sue opere pedagogiche più note sono il De Magistro (Il Maestro) e De catechizandis rudibus (La catechesi dei principianti). Nel De Magistro pone uno dei problemi centrali della pedagogia: il rapporto del discepolo conil maestrodal quale nasce la domanda se debba considerarsi maestro colui che ammaestra attraverso il linguaggio o colui che ammaestra interiormente attraverso la verità. La soluzione del problema è data dalla priorità del Maestro interiore. Il ruolo del maestro umano consiste nel purificare l’intelligenza del discepolo da tutto ciò che gl’impedisce di camminare verso il possesso del vero e della beatitudine, nell’insegnargli il metodo per cercare la verità. Nel De catechizandis rudibus Agostino risponde alle domande postegli dal diacono Deograzia incaricato d’insegnare ai catecumeni. L’operetta ha valore pedagogico perché con essa s’inizia la riflessione metodologica sull’atto dell’insegnare e sul processo di apprendimento in generale. Nell’educazione alla fede protagonista non è il maestro bensì il catechizzando visto nella totalità del suo essere, con le sue istanze psicologiche, gli influssi ambientali, sociali, culturali. L’amore diviene legge fondamentale di ogni rapporto educativo. San Girolamo e Sant’Agostino con la loro vita e i loro scritti esercitano un grande influsso sugli uomini del loro tempo e nella formazione dell’Europa cristiana.

    Gli ideali educativi del Medioevo. Il Medioevo non elabora significative dottrine pedagogiche, mapropone vari ideali educativi, che rispecchiano la tensione di singoli e comunità per incarnare i valori cristiani nei vari stati di vita.

    – L’ideale monastico nasce e si sviluppa nel periodo delle invasioni barbariche e dell’assorbimento dei nuovi popoli nell’ambito della cultura e civiltà romano-cristiana. L’ideale del monaco è l’imitazione di Cristo attraverso la preghiera, lettura della Bibbia, costante controllo di sé. In ogni monastero c’è una scuola per la formazione dei futuri monaci il cui scopo principale è la formazione morale e del carattere. L’apprendimento della lettura e scrittura è obbligatorio per tutti perché i monaci devono pregare con i Salmi, leggere la Bibbia, trascrivere manoscritti e codici. Quest’obbligo vale anche per i monasteri femminili. La disciplina monastica è sensibile alle esigenze dei fanciulli e nella Regola di san Benedetto si trovano molti richiami, che esortano il monaco adulto ad avere un atteggiamento benevolo e comprensivo nei confronti dei giovani.

    – L’ideale religioso nasce agli inizi del xiii sec. come risposta alle istanze dei nuovi tempi, alle mutate esigenze religiose ed è realizzato da Francescani e Domenicani. L’ideale educativo religioso è l’imitazione di Cristo come per l’ideale monastico, ma cambiano le modalità di attuarlo. Francescani e Domenicani aspirano a vivere il Vangelo e a predicarlo: con l’esempio, l’umiltà, la letizia i primi; con la parola, lo studio, l’insegnamento i secondi.

    – L’ideale scolastico, che pervade tutto il Medioevo per l’esistenza di scuole monastiche, episcopali, abbaziali, parrocchiali, ha il suo apogeo nel xiii sec. quando sorgono e si affermano le Università. Il sapere è visto come perfezione dell’uomo, per cui la cultura costituisce un ideale di vita, un mezzo per avvicinarsi a Dio. Si può quindi fare del sapere una professione divenendo Magister.

    – L’ideale cavalleresco nasce nell’xi secolo e culmina al tempo delle Crociate. L’educazione del futuro cavaliere richiede parecchi anni non solo per l’addestramento nella pratica del combattere a cavallo, ma più ancora per acquisire quell’insieme di virtù che lo devono contraddistinguere: moderazione e dominio di sé; senso dell’onore e del dovere; fedeltà alla parola data e veracità; amore verso Dio; difesa della Chiesa e dei più deboli; amore rispettoso della dama; coraggio e misericordia; cortesia in tutto ciò che fa e dice.

    – L’ideale mercantile si afferma nei secoli xiii-xv, quando la borghesia va acquisendo potere non solo nel campo economico e sociale, ma anche politico. Il mercante è descritto come persona amante del lavoro, operoso, tenace.Le scuole, nelle quali i figli dei mercanti imparano dapprima a leggere, scrivere e far di conto, danno importanza alle scienze applicate. Il mercante ha una sua cultura, diversa da quella dell’ecclesiastico e dell’uomo di lettere, ma non c’è contrapposizione tra cultura umanistica e scientifica: esse convivono e preannunciano il clima culturale dell’Umanesimo e del Rinascimento.

    L’educazione nell’Umanesimo-Rinascimento. L’Umanesimo e il Rinascimento sono due aspetti di un complesso fenomeno culturale iniziato in Italia nella seconda metà del Trecento e durato fino a tutto il Cinquecento. I suoi tratti più rilevanti – centralità dell’uomo, scoperta dei classici, rinascita delle lettere, interesse per la natura – influenzano le esperienze educative, specie la scuola. Tra l’istruzione elementare e le università si fa strada un tipo di istituzione scolastica il cui programma di studi umanistici è all’origine del moderno insegnamento secondario classico. Rinomate sono la scuola di Guarino Guarini e la “Ca’ giocosa” di Vittorino da Feltre. La fondazione di scuole e l’elaborazione di precisi piani di studio si coniugano con puntuali riflessioni sopra diversi temi e questioni pedagogiche: educazione del principe (Vergerio, Filelfo, Piccolomini), della donna (Bruni, Alberti), dei figli (Vegio), del cortigiano (Castiglione).

    L’educazione è caratterizzata dalla centralità dell’educando, considerato nella sua unicità e in tutti i suoi aspetti; dal rifiuto dei castighi corporali; dalla gradualità. L’ideale cui si mira è la persona matura dal punto di vista umano e cristiano.

    • Vittorino Rambaldoni da Feltre (1373/78-1446) è ritenuto uno degli educatori più significativi della tradizione pedagogica italiana. Uomo molto religioso, sensibile alla cultura classica e con spiccato senso educativo, dal 1423 fino alla morte è a Mantova precettore dei figlidel marchese Gonzaga, di altri ragazzi di famiglie nobili e di un ristretto numero di poveri. Nella “Ca’ Giocosa” organizza la scuola secondo leesigenze di un sano equilibrio tra attività fisica, intellettuale, sociale in vista di un’educazione integrale, dove ciò che conta è la persona umanamente matura e non tanto la persona dotta da impiegare in una determinata professione. È attento alle differenze dei singoli allievi che coglie attraverso l’osservazione e le tiene presenti nell’insegnamento. Per questo uno degli elementi tipici della sua scuola è la flessibilità, che sa coniugare l’ordine richiesto dall’istituzione scolastica e le esigenze degli allievi. Le doti umane e pedagogiche di Vittorino rendono la scuola della Ca’ Giocosa famosa in tutta Italia ed Europa, tanto che la frequentano anche allievi esteri.

    Il Concilio di Trento e la pedagogia della Riforma cattolica. Le nuove Congregazioni religiose e la loro azione educativa.

    • Il Concilio di Trento (1545-1563) stabilisce la creazione in ogni diocesi di un seminario per la formazione dei sacerdoti così da assicurare anche la formazione del popolo ein ogni parrocchia della scuola di dottrina cristiana per i fanciulli e la scuola di catechismo per gli adulti.

    Il discorso antropologico sviluppato dal Concilio per giustificare e difendere la libertà della persona umana, offre i fondamenti per il discorso pedagogico, che promuove la formazione dell’uomo cristiano in tutte le età, dall’infanzia all’età adulta, e in qualsiasi stato di vita. Si hanno così trattati pedagogici per la formazione umano-cristiana del figlio, dello studente, dell’universitario, del principe, del cittadino, del soldato, del lavoratore, del coniuge. Tutta la pedagogia della Riforma cattolica è pervasa dal concetto di prevenzione e di protezione nei confronti dell’educando. In essa assume importanza la formazione di buone abitudini e il rispetto per l’autorità. Il trattato pedagogico più completo e significativo di questo periodo è Dell’educazione cristiana de’ figlioli (1584), scritto da Silvio Antoniano su richiesta di san Carlo Borromeo.

    • Ruolo attivo nell’opera di riforma della Chiesa svolgono le Congregazioni religiose, che nascono prima, durante e dopo il Concilio di Trento. La caratteristica che le accomuna è l’impegno educativo per ragazzi e ragazze di ogni ceto, in particolare per quello popolare, e l’apertura di scuole-collegi.

    Sant’Angela Merici (1474-1540) a Brescia fonda la Congregazione delle Orsoline, con lo scopo di educare e aiutare le ragazze attraverso un rapporto basato sulla fiducia, l’amicizia, con visite alle loro case e l’apertura di scuole-collegi. È convinta che la riforma della Chiesa inizia con la riforma della famiglia la cui moralità è allora alquanto precaria. È quindi urgenteche la giovane donna venga preparata al matrimonio e venga elevato il suo grado di cultura. Ben presto le Orsoline si orientano verso la scuola-collegio, come l’istituzione educativa che offre maggior continuità e sicurezza nell’educazione. Le scuole sono gratuite per le ragazze povere, a pagamento per quelle benestanti.

    Santa Rosa Venerini (1656-1728) concepisce e realizza per prima il progetto di aprire scuole pubbliche per ragazze del popolo in Italia; si impegna con coraggio a favore dell’elevazione spirituale e dell’autentica emancipazione delle giovani donne del suo tempo.

    Più numerose sono le Congregazioni religiose maschili, che si dedicano all’educazione dei ragazzi. Tra esse quella dei Somaschi, fondata nel 1534 da san Girolamo Emiliani (1486-1537), si occupa dei ragazzi orfani, poveri e abbandonati allora numerosi per le continue lotte a cui era sottoposta l’Italia. Aprono i primi orfanatrofi con lo scopo di dare una un’educazione integrale ai giovani che accolgono attraversola formazione intellettuale, professionale, religiosa. In seguito i Somaschi accettano la direzione di scuole per ceti superiori.

    La Congregazione dei Barnabiti, fondata a Milano nel 1530 dal cremonese sant’Antonio Maria Zaccaria (1502-1539), ha lo scopo principale di riformare il clero e il popolo attraverso la predicazione, la direzione spirituale, l’assistenza ai malati. Solo più tardi essi accettano di aprire scuole per ragazzi: un’attività che diventerà per loro primaria nel xviii sec. in seguito alla soppressione dei Gesuiti.

    Sempre a Milano è intensa l’attività del cardinal Carlo Borromeo (1538-1584), che crea e diffonde le Scuole domenicali della Dottrina cristiana. Fonda scuole gratuite, apre convitti per studenti universitari e per ragazze in pericolo.Decisivo è il suo influsso per la conclusione e l’applicazione del Concilio di Trento. Dà un notevole contributo nella redazione del Catechismo romano.

    A Roma, in favore dell’educazione popolare e in particolare deigiovani, opera san Filippo Neri (1515-1595), che fonda la Congregazione dei Preti dell’Oratorio. Sua caratteristica è il tatto pedagogico con cui accosta i ragazzi e accetta il loro modo d’essere per portarli a un’autentica maturità umana e cristiana. Più tardi, sempre a Roma, san Giuseppe Calasanzio (1556-1648) fonda gli Scolopi (i religiosi delle Scuole Pie). Egli, prete spagnolo venuto a Roma, rimane colpito dalle condizioni in cui vivono i ragazzi di Trastevere. Per essi istituisce una scuola elementare, popolare, graduale, gratuita. Ricorda ai maestri la loro responsabilità nella formazione degli alunni; l’efficacia dell’esempio; l’importanza di trattare tutti con benevolenza e senza parzialità.

    La congregazione religiosa che più di altre esercita un ruolo importante nel campo educativo e culturale è la Compagnia di Gesù, che sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) fonda nel 1540. Per la formazione dei giovani apre collegi, che hanno un’espansione rapida in tutta Europa. Il primo di essi, che fa da modello a tutti gli altri, è quello di Messina (1548), seguito da quello romano (1550). La diffusione rapida e su vasta scala dei collegi fa sorgere l’esigenza di organizzarli adeguatamente, di avere un orientamento unitario, perché sia mantenuto l’obiettivo dell’educazione più volte ripetuto da sant’Ignazio: «virtù e lettere» e perché sia rispettato il principio di flessibilità e di realismo che tien conto della «diversità dei paesi e dei tempi», delle «circostanze di luoghi e di persone». Inizia così l’elaborazione della Ratio studiorum, nella quale confluiscono i raffronti con i regolamenti delle maggiori università d’Europa, specie quella di Parigi, l’esperienza dei più noti collegi, la conoscenza dei trattati pedagogici dell’Umanesimo, degli scritti del Vives, di Erasmo da Rotterdam, nonché i suggerimenti didattici di Quintiliano. Le linee direttrici della Ratios’incentrano sull’ordine e sul metodo, che diventeranno le note caratterizzanti la pedagogia del Seicento.La Ratio studiorum rimane per molto tempo un punto di riferimento per istituzioni educative religiose e laiche.

    Le Congregazioni religiose – sia quelle nate in Italia come altre nate all’estero e ivi chiamate da uomini di Chiesa e non – costituiranno l’asse portante dell’educazione per tutto il Seicento e il Settecento contrastando, in particolare, la mentalità illuminista, che riduceva l’educazione a puro problema politico, sociale ed economico, facendo dello Stato il detentore assoluto di essa ignorando la capacità educativa della famiglia e della Chiesa.

    L’educazione nel periodo risorgimentale. Il Risorgimento è un periodo storico complesso, dove s’intrecciano molteplici fattori che portano l’Italia, divisa e sottoposta a potenze straniere, all’unità e indipendenza nazionale.

    • Istruzione ed educazione popolare.

    Tra i molti problemi presenti nella prima metà dell’Ottocento quello dell’istruzione ed educazione popolare acquista sempre maggiore importanza, quasi chiave di volta per approdare all’unità e indipendenza. L’educazione del popolo diventa, perciò, il punto di convergenza delle istituzioni educative, delle riflessioni di pedagogisti e dell’attività di educatori.

    Vincenzo Cuoco (1770-1823)è il pedagogista politico del primo destarsi della coscienza nazionale; Giuseppe Mazzini (1805-1872) l’araldo dell’educazione nazionale per un’Italia unita, indipendente, repubblicana; Aporti (1791-1858),svolge un’azione in favore dell’educazione popolare, particolarmente dell’infanzia, con uno spiccata sensibilità preventiva; Gino Capponi (1792-1876) è l’uomo colto, sostenitore di ogni iniziativa pedagogica a favore del popolo, strenuo difensore della forza degli affetti nel processo educativo contro la sterile “arte” di educatori pedanti; Raffaello Lambruschini (1788-1873) è il pedagogista e educatore che più di ogni altro intesse rapporti epistolari e personali con quanti hanno a cuore il problema dell’educazione popolare e studia come armonizzare autorità e libertà nell’azione educativa. Antonio Rosmini-Serbati (1797-1855) affronta il problema dell’unità dell’educazione e del metodo didattico su basi filosofiche perché la sua indagine sul sapere implica sia l’aspetto filosofico che pedagogico. Anzi, si può dire che in Rosmini la filosofia ha valenza pedagogica e la pedagogia si iscrive nella filosofia. Giovanni A. Rayneri (1810-1867) accoglie le istanze più valide della pedagogia del Risorgimento e contribuisce attivamente alla loro diffusione. Don Giovanni Bosco (1815-1888), uomo d’azione, creatore di numerose opere per i giovani dei ceti popolari, è convinto assertore del sistema preventivo e dei metodi educativi ispirati all’“amorevolezza” e al clima di famiglia.

    Il xix secolo, dal suo inizio fino alla proclamazione dell’unità nazionale, manifesta un intenso interesse per il problema educativo. Tale interesse, anche da parte del potere politico, si radica nel clima romantico e, in particolare, nella conoscenza dei maggiori rappresentanti della pedagogia d’oltralpe, specie francese e svizzera: Rousseau, Pestalozzi, Girard, Necker de Saussure, Fröbel e di realizzazioni scolastiche (scuola di mutuo insegnamento, infant school).

    Le esperienze scolastiche ed educativemesse in atto da personeo associazioni private sono accompagnate, nella prima metà del xix secolo, dagli interventi statali e particolarmente dalle iniziative ecclesiastiche.

    • Prime leggi organiche sull’istruzione.

    Gli ordinamenti legali mirano a mettere ordine nell’ambito delle istituzioni scolastiche. Nel Regno Sardo le due prime leggi organiche dell’istruzione sono quella del 1848 (legge Boncompagni) e quella del 1859 (legge Casati); quest’ultima, estesa alle altre regioni italiane dopo l’unità nazionale, resta sostanzialmente in vigore fino alla Riforma Gentile del 1923.

    • Congregazioni religiose per l’educazione dei giovani.

    Dopo i tumultuosi anni della Rivoluzione francese e l’avventura napoleonica, la Chiesa si fa più attivamente presente nell’ambito dell’educazione e della scuola. I principali protagonisti di questo impegno sono gli istituti religiosi dediti all’insegnamento e all’educazione. Nei primi decenni del xix secolo sono ripristinati quelli soppressi dalla Rivoluzione e sorgono nuove congregazioni insegnanti. «Complessivamente, sono oltre 140 gli istituti maschili e femminili sorti tra il 1800 e il 1860. La maggior parte (oltre 120) erano femminili e circa 2/3 di essi erano legati con il problema dell’educazione» (G. Rocca, Aspetti istituzionali e linee operative nell’attività dei nuovi istituti religiosi, in L. Pazzaglia (a cura di), Chiesa e prospettive educative 1994,173). Basti ricordare, fra i molti, i fratelli Cavanis: Antonio Angelo (1772-1858), Marcantonio (1774-1853) e la Congregazione delle scuole di Carità, Lodovico Pavoni (1784-1849)e i Figli dell’Immacolata, Nicola Mazza (1790-1865) con due Congregazioni (maschile e femminile), Rosmini con l’Istituto della Carità e le Suore della Provvidenza, don Bosco e la Società di S. Francesco di Sales, Maddalena di Canossa (1774-1835) e l’Istituto delle Figlie della Carità, Teresa Verzeri (1801-1852) e le Figlie del Sacro Cuore di Gesù, Caterina Gerosa (1784-1847), Bartolomea Capitanio (1807-1833) e le Suore di Maria Bambina. Inoltre: le Figlie di Gesù di Verona (1812), le Orsoline di Maria Immacolata (Orsoline di Gandino, 1818), Suore di S. Anna (1834), Marcelline (1838), Maestre Pie dell’Addolorata (1839), Maestre di S. Dorotea (1840), Dorotee di Cemmo (1842).

    Pur con lentezze e ambiguità lo Stato comincia a occuparsi anche delle scuole di arti e mestieri e della formazione tecnica e professionale. Ma, ancora una volta, bisogna mettere in risalto l’opera dei privati (il marchese Ridolfi) e dei fondatori di istituti religiosi (don Bosco, il teol. Murialdo).

    Gli Istituti Religiosi, come si è detto, hanno dato un apporto fondamentale all’educazione, specie quella popolare. Anche se la loro opera è ispirata essenzialmente da motivazioni di carità e non da esigenze di giustizia sociale, con de Giorgi si può dire che essi «si posero in modo dialetticamente creativo di fronte ai processi di modernizzazione, almeno da quattro punti di vista: svilupparono un’acuta sensibilità spirituale, pastorale e caritativa verso le nuove povertà, i nuovi bisogni, le nuove piaghe sociali prodotte dalla rivoluzione industriale, dall’urbanesimo, dalle trasformazioni sociali ed economiche; pur con una cultura talvolta diffidente se – non ostile verso la “modernità” –, istituirono opere, specialmente nei campi educativo e socio-sanitario, che si ponevano in maniera nuova e più adeguata rispetto al contesto sociale, innovando metodi, strumenti, modalità operative; furono comunque costretti, a causa della vita di tali loro opere nel quadro legislativo e normativo moderno, ad acquisire una conoscenza specifica e puntuale – non fosse altro per motivi di contenzioso giudiziario o, al contrario, per evitarlo in via preventiva – dei meccanismi istituzionali statali e degli ingranaggi amministrativi e burocratici; diedero un contributo reale, specialmente in alcuni settori o in alcune particolari aree geografiche, alla modernizzazione della società italiana» (De Giorgi, L’immagine dei religiosi nella storiografia italiana contemporanea, in Annali di Scienze Religiose 7 [2002] 339).

    Fonti e Bibl. essenziale

    H.I. Marrou, Storia dell’educazione nell’antichità, tr. it. U. Massi, Studium, Roma 2008. Capitolo IX: Il cristianesimo e l’educazione classica e X: L’apparizione delle scuole cristiane di tipo medievale; V. Milazzo, Educare una vergine. Precetti e modelli in Ambrogio e Girolamo, Tip. Universitaria, Catania 2002; J.A. Galindo Rodrigo, Pedagogía de San Augustín, Augustinus, Madrid 2002; L’Enfance, l’École, l’Église en Occident Ve-XVe siècles, in Histoire de l’Éducation (1991) n. 50, 5-117; C. Xodo Cegolon, Cultura e pedagogia nel monachesimo alto medioevale. «Divinae vacare lectioni», La Scuola, Brescia 1980; C. Xodo Cegolon, Educazione cavalleresca, in Enciclopedia pedagogica diretta da M. Laeng, vol. ii Brescia, La Scuola 1989; L. Pellegrini, L’incontro tra due «invenzioni» medievali: università e ordini mendicanti, Liguori, Napoli 2003; A. Galino, La educación de artesanos, in B. Delgado (ed.), Historia de la educación, vol. i, 1992, 516-525; G. Belloni-R. Drusi (Edd.), Il Rinascimento italiano e l’Europa. 2. Umanesimo ed educazione, Colla, Vicenza 2007; G. Zago, Vittorino da Feltre e la rinascita dell’educazione, Pensa Multimedia, Lecce 2008. Per le Congregazioni insegnanti femminili e maschili vedere Dizionario degli Istituti di Perfezione, (a cura di G. Pelliccia- G. Rocca), 10 voll., San Paolo, Roma 1974-2004; L. Pazzaglia (a cura di), Chiesa e prospettive educative in Italia tra Restaurazione e Unificazione. La Scuola, Brescia 1994.


    LEMMARIO