Eremitismo – vol. II

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    Autore: Mariano Dell’Omo

    La seconda metà del sec. XIX. Nella prima metà dell’800 la congregazione di Monte Corona continuava a rappresentare in Italia il gruppo più solido della tradizione eremitica camaldolese, con i suoi eremi di Monte Corona, Todi, Monte Cucco, Fano, Frascati, Grotte del Massaccio presso Cupramontana (Ancona), Monte Conero. La legislazione eversiva del nuovo Stato unitario avrebbe tuttavia sferrato un duro colpo agli eremiti coronesi che perdevano così Fano, Massaccio e Monte Conero; soppressi furono anche i romitori di Montecucco e Todi e puntualmente quello di Monte Corona. Solo a partire dall’ultimo quarto del sec. XIX i Coronesi poterono riorganizzarsi dimorando dopo il 1873 nell’eremo di Frascati, in quello delle Grotte del Massaccio, a Fano, Todi, Montecucco. Nel frattempo essi poterono recuperare anche l’eremo di Monte Rua tra i Colli Euganei e quello di S. Giorgio sul Lago di Garda, entrambi perduti in seguito alle soppressioni napoleoniche, come pure i due eremi di S. Maria degli Angeli di Nola e del SS. Salvatore del Prospetto di Napoli. Anche gli eremiti di Toscana avevano subito gli effetti delle soppressioni, potendo restarne solo una dozzina nell’archicenobio di Camaldoli. Il nono centenario della morte di s. Romualdo (1927) trovava ancora esistenti le due congregazioni eremitiche di Toscana e Monte Corona e quella cenobitica di Fonte Avellana: fu l’ultima occasione per le tre famiglie camaldolesi di realizzare alcune iniziative in comune, prima della soppressione dei cenobiti ed unione agli eremiti di Toscana, decretata con la bolla Inter religiosos coetus del 2 luglio 1935. Contemporaneamente con la stessa bolla veniva istituita la nuova Congregazione dei monaci eremiti camaldolesi dell’Ordine di S. Benedetto «con una lettura rigida, e sul piano storico, alquanto sommaria della tradizione camaldolese, che era appiattita in modo enfatico quanto unilaterale sulla sola dimensione anacoretica» (Croce, I camaldolesi, 110).

    Alla tradizione strettamente eremitica dei Coronesi appartengono attualmente il Sacro Eremo Tuscolano (Frascati), l’Eremo di S. Girolamo (Pascelupo, Perugia), e quello di Monte Rua (Torreglia, Padova). Il sec. XIX fa registrare anche altre esperienze di eremitismo, com’è il caso dei romiti del s. Rosario sotto la protezione di s. Romualdo (Rosarianti), istituiti nel 1840 da Giuseppe Benedetto Cottolengo, ma già dopo la sua morte (1842) non più vitali. Quanto all’Ordine certosino, la cui marcata impronta eremitica pure è mitigata da elementi di vita cenobitica, l’evento più significativo per la sua storia nella penisola all’inizio del secolo XX è la riapertura della certosa di Farneta (Lucca) fondata nel 1338, che riprese nuova vita ospitando la comunità della Grande Chartreuse, espulsa dal monastero e dal territorio francese il 29 aprile 1903. Attualmente delle certose maschili italiane restano in vita quelle di Farneta e Serra San Bruno (Vibo Valentia). Alle monache certosine appartengono invece la Certosa della Trinità (Savona) e quella di Vedana (Belluno).

    Il sec. XX. Se il Codice di diritto canonico del 1917 in nessun canone disponeva circa la vita eremitica, quello del 1983 vi dedica invece il can. 603, ove si legge: «Oltre agli istituti di vita consacrata, la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine e nella continua preghiera, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo. L’eremita è riconosciuto dal diritto come dedicato a Dio nella vita consacrata se con voto, o con altro vincolo sacro, professa pubblicamente i tre consigli evangelici nelle mani del Vescovo diocesano e sotto la sua guida osserva la norma di vita che gli è propria». In questo modo la Chiesa universale riconoscendo finalmente sul piano dell’ordinamento giuridico la legittimità dell’eremitismo individuale ne attesta l’ampia diffusione, come emerge anche dalle più recenti indagini (Turina, I nuovi eremiti). La vita solitaria fiorisce sotto le più diverse forme: da quella tipica dell’anacoreta che si ritira in un luogo remoto, all’”eremitismo urbano”, vissuto in fedeltà al lavoro e alla preghiera nell’anonimato del deserto cittadino; dalla riproposizione in forma moderna dei gruppi di eremiti raccolti in uno spazio circoscritto, alla rilettura della vita di tipo certosino, sperimentata nel connubio di solitudine e comunità. Nella vita eremitica si registra dunque una nuova efflorescenza di esperienze tutte indistintamente animate dallo stesso desiderio di solitudine, che non è fine a se stesso ma unicamente mezzo per ottenere i frutti della contemplazione e della preghiera incessante, rivelando così la sua dimensione profetica nella storia della salvezza, sull’esempio di Mosè, Elia, Gesù nel deserto dopo il battesimo.

    Questa varietà di forme e di esperienze è ben riflessa da alcuni esempi personali, in primo luogo quello di Suor Nazarena (Julia Crotta, †1990). Nata nel Connecticut (USA), laureata in letteratura, dopo diverse esperienze di deserto in Palestina, in un Carmelo negli Stati Uniti, finalmente nel 1945 approda nuovamente nel monastero camaldolese di S. Antonio Abate a Roma dov’era stata nel 1938-39 e qui è accolta come “reclusa” privata, secondo un regolamento benedetto dallo stesso papa Pio XII; nel 1953 emette quindi la professione solenne come monaca camaldolese, terminando la sua edificante vita di totale segregazione dal mondo nel 1990. Un altra notevole figura è quella di Adriana Zarri (†2011), teologa, scrittrice e testimone di amore alla Chiesa, che nel libro Erba della mia erba, edito per la prima volta ad Assisi nel 1981 per le edizioni Cittadella, racconta la sua esperienza di solitudine evangelica da una vecchia cascina del Canavese, in diocesi di Ivrea. Infine da segnalare la personalità di Carlo Carretto (†1988). Presidente centrale della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (Giac) nel 1946, si dimette per motivi politici nel 1952 dal suo incarico di presidente della Giac e decide di entrare a far parte della congregazione religiosa dei Piccoli Fratelli di Gesù fondata da Charles de Foucauld; nel 1954 parte per il noviziato in Algeria e per dieci anni conduce vita eremitica nel Sahara; tornato in Italia nel 1965, dà vita a Spello in Umbria ad una nuova Fraternità di preghiera e di accoglienza, cui si aggiungono via via altre case sul monte Subasio trasformate in romitori, in uno dei quali, quello di S. Girolamo a Spello, il Carretto muore la notte del 4 ottobre 1988. Tra i casi di nuovi gruppi eremitici sviluppatisi nel sec. XX possono qui citarsi: le eremite di Campello sul Clitumno in diocesi di Spoleto, istituite nel 1926; l’Eremo del Magnificat a Perugia, pio sodalizio di “solitarie” canonicamente eretto nella diocesi di Perugia da mons. Raffaele Baratta il 27 maggio 1965; la famiglia monastica dei monaci di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di S. Bruno, il cui eremo è sulla cima del Monte Corona nei pressi di Umbertide (Perugia), cui si affiancano le monache di Betlemme del monastero Madonna del Deserto Monte Camporeggiano a Mocaiana (Gubbio, Perugia).

    Fonti e Bibl. essenziale

    G.M. Croce, I Camaldolesi nell’età contemporanea. Declino, metamorfosi e rinascita di un movimento monastico (1830-1950), in F.G.B. Trolese (ed.), Il monachesimo in Italia tra Vaticano I e Vaticano II. Atti del III convegno di studi storici sull’Italia benedettina, Badia di Cava dei Tirreni (Salerno), 3-5 settembre 1992 (Italia Benedettina 15), Centro Storico Benedettino Italiano, Cesena 1995, 87-141; G. Leoncini, L’Ordine certosino in Italia tra XIX e XX secolo, ibid., 271-289; E. Bargellini (ed.), Camaldoli ieri e oggi. L’identità camaldolese nel nuovo millennio, Ed. Camaldoli, Camaldoli 2000; E.L. Romano, Una spiritualità del deserto. Il progetto di vita degli eremiti di Bethlehem, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2000; I. Gargano, Camaldolesi nella spiritualità italiana del novecento, I-III, Ed. Dehoniane, Bologna 2000-2002; A. Barban – J.H. Wong (edd.), Come acqua di sorgente. La spiritualità camaldolese tra memoria e profezia, Ed. Dehoniane, Bologna 2005; I. Turina, I nuovi eremiti. La “fuga mundi” nell’Italia di oggi, Medusa, Milano 2007; A. Zarri, Un eremo non è un guscio di lumaca : erba della mia erba e altri resoconti di vita, Einaudi, Torino 2011.


    LEMMARIO