Giornalismo – vol. II

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    Autore: Giampaolo Malgeri

    Il giornalismo cattolico italiano nacque e acquistò rilievo negli anni successivi all’unificazione nazionale quando l’emergere di correnti politiche e ideologie ostili alla Chiesa e lo scontro con lo Stato unitario liberale, determinarono nella Chiesa e in campo cattolico l’esigenza di una vivace e decisa reazione.

    Si può dire, per molti aspetti, che il giornalismo cattolico ha maturato proprio negli anni del liberalismo una nuova e piena coscienza del suo ruolo, cercando di conquistare, nel rispetto delle indicazioni del magistero ecclesiastico, una dimensione sempre più efficace nel panorama della comunicazione di massa che andava assumendo un peso e un significato crescenti.

    A ben vedere, tuttavia, si è trattato di un processo evolutivo non privo di difficoltà. Soprattutto nella sua prima fase, infatti, non sempre i vertici della Chiesa riconobbero pienamente il valore e la funzione civile e pedagogica della libertà di stampa. Gli interventi pontifici appaiono, negli anni aspri della contesa con lo Stato liberale, caratterizzati da una sorta di condanna o per meglio dire da una profonda diffidenza nei confronti della libertà di stampa. Il giornalismo viene interpretato da una parte largamente maggioritaria della Chiesa italiana soltanto come arma di lotta e di intransigente opposizione ai governi dell’Italia unita, senza riconoscerne la funzione di strumento di riflessione ed elaborazione rivolto alla società.

    Tale orientamento conobbe, tuttavia, una lenta ma progressiva evoluzione, alla luce, soprattutto, dei profondi mutamenti politici, sociali e culturali del Paese e del costante sviluppo e trasformazione degli strumenti di comunicazione. Gli atteggiamenti critici, diffidenti nei confronti della stampa mutarono progressivamente in una attenzione nuova che si saldava con l’esigenza di un reinserimento della Chiesa nella vita pubblica e del superamento dei contrasti con lo Stato italiano. Già con il pontificato di Leone XIII si coglie l’esigenza di uscire dai limiti della polemica temporalistica e di immergere il giornalismo cattolico nel vivo dei problemi della società italiana, per orientare l’opinione pubblica e per difendere i valori e gli interessi cattolici. A determinare questo mutamento valse anche il manifestarsi ed il diffondersi nel mondo cattolico e all’interno della Chiesa delle preoccupazioni di carattere sociale, cui contribuì in maniera determinante – con una profonda influenza anche sul piano giornalistico – la pubblicazione nel 1891 della Rerum Novarum. Non a caso in questi anni si assiste alla diffusione crescente di giornali, riviste e periodici che superando le antiche chiusure intransigenti si aprivano all’esigenza di un impegno pieno dei cattolici nella vita sociale e amministrativa del Paese con non poche istanze che assunsero il carattere di vero e proprio impegno politico. Alla vigilia della prima guerra mondiale, quindi la stampa cattolica risulta vitale in tutti i settori: dalla informazione alla cultura, dalla politica al sindacalismo.

    Gli anni del fascismo rappresentano un passaggio di notevole importanza nel rapporto tra Chiesa e giornalismo. Di fronte all’affermarsi della dittatura, la Chiesa assegna alla stampa un ruolo di primo piano, affidandole il compito di promuovere la difesa di una presenza e di un pensiero che veniva a scontrarsi con l’ideologia dominante. È in questo clima che acquista un rilievo senza precedenti – in un quadro segnato, peraltro, dalla quasi totale eliminazione di un giornalismo cattolico libero – il ruolo dell’Osservatore Romano ed il contributo delle personalità che lo animavano: Giuseppe Dalla Torre, Federico Alessandrini, Guido Gonella. Soprattutto negli anni Trenta e nel corso della guerra l’Osservatore divenne uno dei pochi punti di riferimento credibile nel quadro generale di una stampa italiana asservita al regime, tanto da rappresentare, anche per molti esponenti della tradizione laica e antifascista una fonte sicura, una voce autonoma ed entro certi limiti libera. L’organo vaticano riuscì a richiamare gli italiani, superando il frastuono dei miti imperialisti e bellicisti, ai valori essenziali della convivenza civile, respingendo la politica dell’odio e offrendo l’immagine di una Chiesa aperta e disponibile per tutti.

    Alla conclusione della seconda guerra mondiale, nella nuova situazione sorta con la caduta del fascismo, la Chiesa ed il giornalismo cattolico hanno dovuto misurarsi con una realtà politica nuova e confrontarsi con altre proposte politiche e altre ideologie in una situazione molto diversa dal passato. I cattolici, non più all’opposizione dello Stato unitario, sono stati invece partecipi della costruzione e della gestione della nuova democrazia, ispirata nei suoi fondamenti costituzionali a molti valori cattolici. Nella prospettiva della Chiesa, quindi il giornalismo è stato chiamato al compito delicato di guidare le coscienze svolgendo un ruolo complesso di richiamo ai valori di fondo e alla denuncia dei pericoli che li minacciano, promuovendo un confronto aperto anche con le posizioni non cattoliche. Del resto, con l’adesione piena della Chiesa alla democrazia e al principio che la libertà di espressione, sia pur vincolata alla legge morale e divina, costituisce un elemento irrinunciabile di essa, il giornalismo viene interpretato non più come una semplice arma usata da contendenti politici, ma come strumento per formare ed indirizzare l’opinione pubblica. È proprio in questi anni, peraltro, che la Chiesa ha preso sempre più coscienza del ruolo e dell’importanza della comunicazione sociale. Tale svolta è maturata e si è concretizzata negli anni del pontificato giovanneo, nel fervore del Concilio e nel clima vivace del periodo post-conciliare e del pontificato di Paolo VI.

    Il Concilio Vaticano II, nel documento Inter Mirifica (1963) ha definito i mezzi di comunicazione, tra i quali anche la stampa, “le meravigliose invenzioni tecniche (…) che l’ingegno umano con l’aiuto di Dio, ha tratto dal creato” e che “offrono al genere umano validi sostegni a consolidare il Regno di Dio”. Un altro documento, Communio et Progressio, pubblicato nel 1971, ha riconosciuto questi mezzi “necessari per le attività e i profondi e sempre più complessi rapporti della nostra società”.

    Fonti e Bibl. essenziale

    M. Bocci (a cura di), Giuseppe Dalla Torre. Dal movimento cattolico al servizio della Santa, Milano, Vita e Pensiero, 2010; Sede Documenti pontifici sulla stampa (1878-1963), Città del Vaticano, Edizioni della Radio Vaticana, Tipografia poliglotta vaticana, 1964; G. Licata, Giornalismo cattolico italiano, Roma, Studium, 1964; F. Malgeri, La stampa quotidiana e periodica e l’editoria, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, vol. I, tomo I, I fatti e le idee, Torino, Marietti, 1981; A. Majo, Storia della stampa cattolica in Italia, Milano, NED, 1987; M. Marazziti, I papi di carta. Nascita e svolta dell’informazione religiosa da Pio XII a Giovanni XXIII, Genova, Marietti, 1990.


    LEMMARIO