Modernismo – vol. II

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    Autore: Maurilio Guasco

    Nella storia della Chiesa il termine, utilizzato spesso anche in altre discipline, fa riferimento a un periodo storico che copre i decenni tra l’Ottocento e il Novecento, e indica un insieme di istanze soprattutto di carattere biblico e teologico che emersero nel mondo cattolico di fronte ai profondi cambiamenti che si stavano verificando in seguito agli sviluppi non solo del pensiero scientifico, ma anche in ambito umanistico, conseguenza di orientamenti culturali che avrebbero messo in causa proprio gli studi biblici, e di conseguenza anche quelli filosofici e teologici. In Italia si sarebbe parlato soprattutto di una forma di modernismo politico, senza che questo escludesse la presenza di quegli orientamenti che non furono solo, come spesso è stato detto, copie sbiadite di dottrine straniere, ma ebbero una loro originalità e forse uno sviluppo anche maggiore di quanto non stesse avvenendo in Francia, Inghilterra e Germania.

    La pesante condanna comminata da Pio X nella enciclica Pascendi dominici gregis (8 settembre 1907) a tutti quei fermenti, e persone, avrebbe finito per condizionare per decenni gli studi teologici: questi in effetti giudicavano il modernismo a partire dall’enciclica di Pio X, che tra l’altro presentava un tentativo di dare una sistematizzazione a dottrine espresse dagli autori in modo frammentario e non sempre con la pretesa di offrire una dottrina ben strutturata.

    Dopo lo studio pionieristico di Rivière (1929), negli anni Sessanta, soprattutto grazie alle ricerche di Pietro Scoppola ed Emile Poulat, il modernismo sarebbe diventato argomento per gli studi storici. Questo avrebbe permesso di uscire dai limiti di un’analisi esclusivamente teologica, nella scia della Pascendi, con l’evidente preoccupazione di presentare elenchi di errori in cui potevano essere incorsi gli studiosi del tempo. Poteva nascerne un altro rischio, che pure venne messo in risalto: che il ridurre lo studio della crisi modernista ad argomento puramente storico, portasse a dimenticare quelle problematiche dottrinali che pure erano presenti negli studi biblici e teologici di inizio Novecento

    In quel periodo, gli studi ecclesiastici sono costretti a confrontarsi con le giovani scienze religiose, che si fondano su un principio rivoluzionario: l’applicazione del metodo storico-critico a testi considerati ispirati, e quindi non soggetti a quel tipo di analisi. Il dibattito avrebbe finito per coinvolgere le scienze bibliche e storiche, per le quali il maggiore esponente sarebbe stato il francese Alfred Loisy, quelle teologiche, soprattutto con l’inglese George Tyrrell, e quelle filosofiche, dove alla tradizionale dottrina tomista, imposta da Leone XIII a tutti i seminaristi, si contrapponeva le teorie immanentiste presentate nei suoi scritti dal francese Maurice Blondel. Anche le nuovi concezioni dello Stato e della democrazia venivano a conflitto con le teorie tradizionali della Chiesa cattolica.

    Loisy aveva pubblicato nel 1902 un lavoro che, nelle intenzioni dell’autore, doveva essere una risposta alle teorie esposte da Adolf von Harnack sull’essenza del cristianesimo. Con L’Évangile et l’Église Loisy insisteva sul senso primario dell’annuncio da parte di Gesù Cristo dell’avvento del Regno. Un’insistenza però che finiva per mettere in causa la stessa divinità di Cristo e la sua intenzione di dare origine a una Chiesa. Il lavoro di Loisy sarebbe stato messo all’Indice, aprendo così il capitolo delle condanne che sarebbe durato in pratica fino alla Pascendi e nei tre anni successivi.

    In Italia, il personaggio più noto e più erudito era Ernesto Buonaiuti, già alunno del seminario romano e compagno di studi di Angelo Roncalli. Anche Buonaiuti sarebbe stato accusato negli anni successivi di seguire le teorie di Loisy, errori compresi. Avrebbe esposto le sue teorie soprattutto in due opere pubblicate anonime, Il programma dei modernisti. Risposta all’enciclica di Pio X “Pascendi dominici gregis” (1907), e quindi nelle Lettere di un prete modernista (1908).

    Certamente meno erudito e meno coinvolto negli studi biblico-teologici, ma anche più noto di altri causa il suo prevalente interesse di carattere politico, era Romolo Murri, fedele seguace, a differenza degli altri, di un rigido tomismo, ma molto attento a tutti i fermenti che si andavano diffondendo nei vari settori disciplinari, abile giornalista e conferenziere, e per questo anche più esposto ai richiami e alle condanne.

    Molti altri personaggi avrebbero agito in Italia in quegli anni, spesso ai limiti dell’ortodossia, e ancora più spesso a rischio di condanna. Possiamo ricordare fra questi padre Giovanni Semeria e Umberto Fracassini, Francesco Mari, Giovanni Genocchi e Salvatore Minocchi.

    Alcuni di loro, insieme con amici e maestri non italiani, avrebbero tentato di darsi un coordinamento, organizzando un convegno che avrebbe avuto luogo nel Trentino, a Molveno, senza esiti significativi. Anzi, la condanna da parte di Pio X sarebbe arrivata proprio nei giorni successivi al convegno di Molveno, una condanna senza possibilità di appello, presentata in pagine di rara durezza, e che avrebbe avuto come conseguenza una serie di richiami e scomuniche che avrebbero coinvolto anche persone che avevano dato un contributo del tutto positivo al progresso degli studi. In altri termini, si preferì rischiare di condannare degli innocenti, per essere certi di avere punito tutti i colpevoli.

    Vi è un altro aspetto che in genere viene trascurato da chi studia il modernismo, ed è il contributo dato dagli autori, spesso sospetti, alla riflessone sulla ecclesiologia. A monte vi sono le pagine che molti di loro dedicano agli aspetti mistici della religione, alla preghiera liturgica, all’importanza della testimonianza cristiana per trasmettere il messaggio evangelico.   Il riferimento più significativo erano le opere di von Hügel dedicate agli aspetti mistici della religione, a partire soprattutto dagli scritti su Santa Caterina di Genova (The Mistical Elements of Religion as Studied in Sainte Catherine of Genoa and Her Friends, 1908), e la vita di San Francesco come veniva raccontata da uno dei maggiori studiosi di francescanesimo, Paul Sabatier. Non erano pochi, e primo fra tutti Tommaso Gallarati Scotti, che notavano i rischi che potevano derivare da un’eccessiva, anche se comprensibile, attenzione agli aspetti teologici, biblici e storici dei nuovi problemi che dovevano affrontare gli studiosi cattolici, trascurando gli aspetti fondamentali della vita interiore e dell’unione con Cristo. Ed era ancora Gallarati Scotti a ricordare “che un profondo rinnovamento della cultura cattolica non avrebbe potuto fare a meno di rivalutare il filone della tradizione mistica che la preferenza per lunghi anni data dal pensiero ufficiale alla teologia scolastica aveva finito con il lasciare nell’ombra”.

    A differenza di altri però, per Gallarati Scotti tutto deve avvenire dentro, e non contro, la Chiesa istituzionale, operando in modo da contribuire a realizzarne il rinnovamento, ma senza rotture. D’altra parte, anche Romolo Murri, considerato allora uno dei principali esponenti della linea eterodossa del modernismo, rimane convinto della necessità di operare dentro la Chiesa, e la sua rottura avrà ragioni più di carattere disciplinare che dottrinale. L’elemento che gli verrà rimproverato sarà di insistere sulla autonomia del laicato in ambito politico, per cui non solo pensa di dare origine a un raggruppamento politico, prima La Democrazia cristiana poi la Lega democratica nazionale, ma sostiene anche, facendo riferimento al pensiero di san Tommaso, che il credente è tenuto ad obbedire all’autorità ecclesiastica solo quando questa interviene negli ambiti che le sono propri. Il papa Pio X era del tutto contrario a tale orientamento, dal momento che riteneva che l’autorità ecclesiastica fosse legittimata a dare il proprio parere vincolante in tutti quegli ambiti che riteneva funzionali all’annuncio del vangelo e alla salvezza delle anime.

    La riflessione ecclesiologica appare anche più evidente in Gallarati Scotti e nei diversi autori de “Il Rinnovamento”, la rivista che tra il 1907 e il 1909 ha rappresentato quanto di meglio abbia saputo offrire il modernismo, anche quello italiano, con le sue aperture agli studi internazionali e la sua attenzione alle diverse religioni, oltre alle Chiese cristiane. Gli autori sono laici, non tutti cattolici dichiarati, e tra i maestri annoverano personaggi come Antonio Fogazzaro, che nel romanzo Il Santo (1905), ha presentato, anche se con il linguaggio del letterato, il nuovo ruolo che i laici potranno assumere nella Chiesa, e padre Gazzola, a lungo parroco a Milano, padre spirituale di molti dei rinnovatori, e poi esiliato a Livorno. Ma considerano un riferimento anche don Brizio Casciola, personaggio singolare che però presenta un modello di cristianesimo vissuto e di povertà francescana che provoca in tutti quelli che lo incontrano un forte sentimento religioso.

    Altro personaggio singolare del panorama italiano è Antonietta Giacomelli, nipote di Antonio Rosmini, a sua volta accusata di tendenze moderniste, ma in effetti vera propria pioniera del movimento ecumenico e liturgico. Il rimprovero maggiore che le sarà rivolto sarà di avere tradotto in italiano le parti essenziali della liturgia eucaristica per offrire ai credenti la possibilità di pregare nella propria lingua e di essere coinvolti nelle celebrazioni liturgiche. Questo poi avrebbe reso possibile a tutti di ritrovare nella Parola di Dio e nella liturgia la sorgente primaria della loro fede e della loro devozione. Per questo avrebbe molto insistito sull’aspetto comunitario della celebrazione eucaristica.

    Molti di questi aspetti sarebbero lentamente entrati nella riflessione della comunità dei credenti, mentre la morte di Pio X e lo scoppio della prima guerra mondiale avrebbero finito per modificare anche il clima culturale. Sarebbe stato il successore di Pio X, Benedetto XV, a cercare di ovviare lentamente a situazioni conflittuali che si erano prodotte fra i credenti. Possiamo dire che quel clima di sospetti e condanne sarebbe terminato (o forse neppure?), solo con il Concilio Vaticano II.

    Fonti e Bibl. essenziale

    AA.VV., Monseigneur Duchesne et son temps, Ecole française de Rome, Roma 1975; C. Arnold – G. Losito (edd), “Lamentabili sane exitu” (1907). Les documents préparatoires du Saint Office,  Libreria Editrice Vaticana, Roma 2011; C. Arnold – G. Losito (edd.), La censure d’Alfred Loisy (1903). Les documents des Congrégations de l’Index et du Saint Office, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2009; L. Bedeschi, Il modernismo italiano. Voci e volti, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995; A. Botti e R. Cerrato (ed.), Il modernismo tra cristianità e secolarizzazione, Quattro Venti, Urbino 2000; S. Casas (ed.), El modernismo a la vuelta de un siglo, Ediciones Universidad de Navarra, Pamplona 2008; D. Cesarini, Tra storia e mistica. Studi e documenti sul modernismo cattolico, Cittadella, Assisi 2008; P. Colin, L’audace et le soupçon. La crise moderniste dans le catholicisme français (1893-1914), DDB, Paris 1997; M. Guasco, Modernismo. I fatti, le idee, i personaggi, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995; E. Poulat, Histoire, dogme et critique dans la crise moderniste, Albin Michel, Paris 1996; M. Ranchetti, Cultura e riforma religiosa nella storia del modernismo,Einaudi, Torino 1963; J. Rivière, Le modernisme dans l’Eglise. Etude d’histoire religieuse contemporaine, Paris 1929; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Il Mulino, Bologna 1961; L. Vaccaro e M. Vergottini (ed.), Modernismo. Un secolo dopo, Morcelliana, Brescia 2010; G. Verucci, L’eresia del Novecento. La Chiesa e la repressione del modernismo in Italia, Einaudi, Torino 2010; G. Vian, Il modernismo. La Chiesa cattolica in conflitto con la modernità, Carocci, Roma 2012 (con ampio aggiornamento bibliografico); A. Zambarbieri, Modernismo e modernisti. I – Il movimento. II – Semeria Buonaiuti Fogazzaro, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2013, 2014. Da ricordare anche il Centro Studi per la storia del modernismo fondato dal Bedeschi e quindi i volumi di “Fonti e Documenti”, che hanno approfondito le realtà di Roma e di varie regioni dal nord al sud dell’Italia.


    LEMMARIO