Protestantesimo – vol. II

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    Autore: Stefano Cavallotto

    Nella seconda metà dell’Ottocento giungono in Italia le missioni battiste e metodiste, inglesi e americane, che trovano terreno fertile soprattutto fra gli strati popolari, e agli inizi del Novecento per iniziativa dell’italo-americano Giacomo Lombardi (†1934) si espande specialmente nel Mezzogiorno agricolo il movimento pentecostale; un movimento destinato a svilupparsi rapidamente soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, costituendo oggi in Italia la comunità evangelica più nutrita. Le chiese pentecostali più importanti numericamente troveranno una casa comune nelle «Assemblee di Dio in Italia», riconosciute dalla Stato italiano nel 1988 con l’approvazione della stipula dell’Intesa. Occorre ricordare pure l’azione coraggiosa della Società biblica inglese che a partire dai primi decenni dell’Ottocento a costo di enormi difficoltà e sacrifici opera per la diffusione della bibbia in volgare, dando così un importante contributo all’evangelismo italiano. La svolta ecumenica del protestantesimo missionario europeo degli inizi del ‘900 incoraggia diverse chiese evangeliche presenti in Italia ad avviare un cammino di unificazione, che seppure lentamente e in modo parziale ottiene risultati importanti. Le chiese libere si uniscono alla chiesa metodista, e questa a sua volta, dopo una lunga consuetudine di buoni rapporti, raggiunge nel 1975-1979 la piena integrazione con la chiesa valdese in una comune struttura amministrativa (“Chiesa Evangelica Valdese-Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste”) con un unico organo esecutivo (la “Tavola valdese”) e un Sinodo annuale “unito”. Anche i battisti intrattengono con valdesi e metodisti uno stretto dialogo che nel 1990 porta al riconoscimento tra Chiesa Evangelica Valdese e l’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia e ad una sempre più feconda collaborazione in molte iniziative di apostolato (pubblicazione del settimanale “Riforma”). Da questo processo di ricongiungimento si tengono lontani viceversa le «Assemblee dei Fratelli» e le chiese pentecostali, adducendo nei confronti di metodisti, valdesi e battisti riserve sul piano della teologia (la loro esegesi sarebbe eccessivamente sottomessa alla moderna critica biblica), dell’etica (sarebbero troppo politicizzati ed eccessivamente aperti nei confronti della società e della cultura moderna) e dell’ecumenismo (si porrebbero in maniera oltremodo irenica nei confronti della chiesa cattolico-romana).

    Nel 1967 si costituisce a Milano la «Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia», a cui aderiscono oggi quasi tutte le denominazioni protestanti storiche (valdese, luterana, riformata, battista e metodista) e il cui scopo, come afferma l’art. 2 dello Statuto, è di manifestare l’unità della fede e ricercare una comune linea di testimonianza, fondata sullo studio della Parola di Dio, vigilando ad un tempo sul rispetto dell’esercizio dei diritti di libertà in ambito religioso, promuovendo la conoscenza delle chiese evangeliche e “l’attività di istruzione ed educazione” e svolgendo assistenza a favore degli svantaggiati, dei rifugiati e dei migranti. Il protestantesimo italiano conta oggi un numero di fedeli che oscilla tra 800.000 e un 1.000.000 e si suddivide in molteplici denominazioni, in cui la componente più numerosa è costituita dall’ “evangelicalismo” (70-80% dei protestanti italiani); una corrente, questa, che si distingue, certo, dai movimenti religiosi come il Mormonismo, la Scienza Cristiana, i Testimoni di Geova ecc., ma che prende le distanze anche dal protestantesimo storico, caratterizzandosi come conservatrice dal punto di vista teologico (avversa alla teologica accademica) e con una forte identità “evangelico-popolare”.

    Occorre dire che, pur nella varietà delle posizioni in particolare sul piano ecclesiologico, sacramentale e liturgico, la maggior parte delle confessioni protestanti “storiche” si riconoscono unite nell’unico Simbolo niceno-costantinopolitano, oltre che nei tradizionali principi della Riforma: solus Christus, sola Scriptura, sola gratia, sola fide.

    Le relazioni con la chiesa cattolica italiana di questa galassia di chiese evangeliche si istituzionalizzano in varie forme soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II. E nel cammino ecumenico post-conciliare si inseriscono, oltre a normali collaborazioni tra cattolici e protestanti nei vari ambiti della cultura (ad es. il mensile “Confronti”) e dell’evangelizzazione (come la comune traduzione della Bibbia in lingua corrente, promossa dalla Società Biblica in Italia), periodici incontri ufficiali su problemi comuni tra il Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della C.E.I. e i vari organismi rappresentativi delle comunità evangeliche in Italia, i cui risultati sono confluiti anche in documenti importanti per la vita pastorale delle rispettive comunità, basti ricordare il Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti del 1997 e il suo Testo applicativo del 2000 o quello sullo stesso tema con i Battisti del 2009.

    Fonti e Bibl. essenziale

    Vedi la voce corrispondente al Vol. I


    LEMMARIO