Reliquie – vol. II

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    Autore: Cesare Silva

    Il culto delle R. dei Santi conosce nella seconda metà dell’Ottocento una nuova stagione. Cresce, in strati sempre più ampi della popolazione, la diffusione del fenomeno, già sviluppatosi a cominciare dal sec. XVII della raccolta di piccoli frammenti di reliquie custodite in piccole teche singole o multiple, spesso di materiale e fattura pregiata, che vengono “collezionati” in “paradisini” da esporre per la devozione personale o da tenere tra le cose più care.

    Con la rinascita degli studi dell’archeologia cristiana promossa dall’impegno anche divulgativo di Giovanni Battista De Rossi (1822-1894), si assiste alla nascita di un nuovo gusto per il Cristianesimo primitivo nello stile architettonico e decorativo delle chiese e delle suppellettili sacre e soprattutto nel culto e nel decoro dei Martiri delle Catacombe romane. In questo periodo, e fino ai primi decenni del novecento, riprende il recupero e l’esposizione dei Corpi Santi, provenienti dagli antichi cimiteri, dotando le chiese e le comunità di nuovi patroni ben esposti e venerati.

    A questi si aggiungono le R. di Santi o Beati più recenti, costituite non solo da frammenti ossei ma anche da porzioni minuscole di abiti o biancherie appartenuti alle figure di riferimento, che vengono spesso distribuiti e autenticati direttamente dalle Congregazioni religiose o da altri enti ecclesiastici. Le R. costituiscono un valido strumento per promuovere la devozione ai Santi e a diffondere la loro conoscenza in vista delle cause di beatificazione che vengono avviate; a partire dagli inizi del Novecento si diffonde l’uso massiccio di immaginette con incorporate piccole R. (per lo più tessili) munite di sigilli cartacei.

    Sotto i pontificati di Pio IX e Leone XIII vengono riprese molte cause di beatificazione e vengono istruite pratiche per il riconoscimento canonico di quei culti tributati in modo spontaneo o sostenuti solo da notizie tramandate da tradizioni talvolta dubbie o incoerenti. Accanto all’istruttoria storico-canonistica, non manca l’attenzione anche per le condizioni materiali delle R. che sono oggetto di ricognizione, studio scientifico, e nuove collocazioni che ne favoriscano la devozione pubblica.

    Si diffonde infatti a partire da questo periodo l’uso generalizzato di esporre i corpi di Santi in urne munite di cristallo, componendo le R. in modelli anatomici rivestiti con abiti appropriati e che riproducono le fattezze in cera, laddove non restino che pochi frammenti ossei. Non mancano i casi di esposizione di Corpi santi rimasti integri ma usualmente conservati in casse chiuse oppure mostrati ai fedeli solo in occasioni ed entro riti liturgici particolari Questo modo di presentare le R., precedentemente limitato a casi di integrità eccezionale, diventa ormai generalizzato.

    Dal punto del culto pubblico alle R., si segnala una particolare attenzione da parte degli Ordinari diocesani a munire di regolari sigilli e autentiche quanto esposto nelle chiese alla pubblica venerazione, a cominciare dai reliquiari nelle varie fogge (come busti di Santi e di Vescovi, urne, ostensori ecc.) che a partire dall’età barocca costituiscono parte integrante dell’ornato festivo degli altari e che si conserveranno nel rito liturgico, nel gusto e nella produzione fino all’età post-conciliare.

    Una rinnovata attenzione all’autenticità storica dei Corpi Santi conservati nelle chiese produce innanzitutto una importante serie di studi di carattere storico generati nel contesto di moderni criteri metodologici di analisi scientifica che superano i convincimenti secolari provocando in molti casi uno scollamento tra la “verità” storicamente accertata e la “verità” sedimentata dalla tradizione. Delicata e controversa, specialmente in alcuni momenti e contesti, è la relazione tra questi dati e il culto popolare (e quello ufficiale, nei casi approvati o sanzionati dall’autorità ecclesiastica) nelle sue conseguenze pratiche specialmente laddove si rischia di urtare la sensibilità e la fede di comunità.

    La consulenza di studiosi e archeologici aiuta a integrare e a correggere i dati provenienti dall’indagine documentaria e dalla tradizione.

    In questo periodo inizia, spesso contestualmente, l’applicazione delle metodologie scientifiche anche all’oggetto materiale delle R., con ricognizioni che vedono la presenza e la consulenza di medici e tecnici specializzati invitati ad analizzare i reperti ossei con gli strumenti tecnologici disponibili e predisporre adeguate tecniche di conservazione.

    Il rinnovamento conciliare ha modificato in modo sensibile l’approccio alle R. e il loro culto: se assumono forme più marginali le tradizionali espressioni di devozione (specialmente in ambito privato), si segnala una attenzione particolare per la custodia regolare di quelle più insigni.

    L’impulso straordinario dato sotto il pontificato di Giovanni Paolo II alla promozione della conoscenza e del culto dei Santi specialmente contemporanei, induce un nuovo interesse anche per la conservazione e l’esposizione delle R. che si accompagna allo sviluppo di nuove tecniche per la conservazione e il mantenimento dei resti corporali.

    Fonti e Bibl. essenziale

    G.P. Kirsch, Reliquie, in Enciclopedia Italiana, XXIX, Roma 1936, 36-38; P. Sejourne’, Reliquie, in Dictionnaire de Thèologie Catholique, XIII, Paris 1937, coll. 2312-2376; P. Palazzini, Reliquie, in Enciclopedia Cattolica, X, Città del Vaticano 1953, coll. 749-761.


    LEMMARIO