Roma, Romanità – vol. II

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    Autore: Tommaso di Carpegna

    Roma e romanità

    Il 20 settembre 1870 Roma fu conquistata dal Regio Esercito e annessa al Regno d’Italia, di cui divenne la capitale il successivo 3 febbraio 1871. Terminava allora il più che millenario dominio temporale dei papi ed esplodeva la Questione romana, che avrebbe tormentato la vita politica italiana per i successivi sessant’anni, fino alla firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929, modificati il 18 febbraio 1984 con l’Accordo di Villa Madama). Roma era la capitale di un nuovo Stato e tuttavia restava la Sede apostolica. Questo sdoppiamento è ciò che da allora in poi ha contraddistinto l’Urbe: variando il punto di vista, si può affermare tanto che Roma è parte dell’Italia, quanto che l’Italia è parte di Roma. Nonostante la ricomposizione fra Stato italiano e Chiesa romana, resa istituzionale dal riconoscimento di uno Stato indipendente di cui il papa è il sovrano (lo Stato della Città del Vaticano) e simboleggiata dall’apertura della via della Conciliazione (1936), e nonostante il tentativo del regime fascista di individuare il fondamento della civiltà nazionale proprio nella «romanità» pensata al contempo come imperiale e cristiana, da quasi centocinquant’anni Roma è, di fatto e di diritto, una città bicefala. Le amministrazioni italiane ne hanno profondamente modificato l’assetto, rendendola sede delle istituzioni nazionali e compiendo una imponente opera di trasformazione monumentale e urbanistica; il papato, pur non potendo più intervenire estesamente sul tessuto urbano, ne ha esaltato la natura di «catholicae unitatis sedes».

    Questo aspetto è particolarmente evidente, poiché il fondamento apostolico della funzione giurisdizionale dei pontefici si concretizza proprio nello spazio fisico dell’Urbe, come viene espresso ad esempio nella Gaudete in Domino di Paolo VI (9 maggio 1975): «La vocazione di Roma è di provenienza apostolica, e il ministero che ci spetta di esercitarvi è un servizio a beneficio della Chiesa intera e dell’umanità». Il Vaticano è la sede del pontefice e della Curia romana, con tutti i suoi uffici e dicasteri. Le basiliche maggiori e alcuni altri edifici in città e in provincia (a Castel Gandolfo) godono dell’extraterritorialità e l’arcibasilica Lateranense – cattedrale di Roma – è «madre e capo di tutte le chiese della città e del mondo». I pontefici hanno esaltato l’universalità di Roma non soltanto risiedendovi con continuità, ma anche eleggendola a sede degli ultimi due concili ecumenici – il Concilio Vaticano I (1869-1870) e il Concilio Vaticano II (1962-1965) – e celebrandovi ogni venticinque anni i giubilei universali della Chiesa cattolica, nonché quelli straordinari del 1933 e 1983. Gli anni santi, oltre a rappresentare l’apoteosi della vocazione di Roma come prima meta del pellegrinaggio cattolico insieme con Gerusalemme, nel corso del XX secolo (e soprattutto a partire dal Giubileo del 1950) sono divenuti eventi massmediatici di portata planetaria, che riaffermano nella contemporaneità l’antica romanitas intesa come patria comune.

    Anche un secondo aspetto appare rilevante: quello di Roma intesa come Chiesa particolare, della quale il pontefice è vescovo. La diocesi di Roma è una sede metropolitana della Chiesa cattolica ed è al contempo arcidiocesi primaziale d’Italia e della Provincia ecclesiastica romana. Il suo territorio, di 881 km2, si estende su Roma e sulla Città del Vaticano ed è suddiviso in due vicariati amministrati da due vicari generali. Il primo di essi, il «Cardinal vicario», risiede in Laterano ed è coadiuvato da un vicegerente; il secondo è il cardinale arciprete della basilica Vaticana. Il vicariato di Roma ha giurisdizione su 336 parrocchie raggruppate in 36 prefetture e in 5 settori (Centro, Nord, Est, Sud, Ovest), ciascuno dei quali è affidato a un vescovo ausiliare, mentre le parrocchie del vicariato della Città del Vaticano sono due (S. Anna e S. Pietro). I cardinali diaconi e presbiteri sono rispettivamente a capo delle diaconie e dei titoli, mentre ai cardinali dell’ordine dei vescovi hanno assegnate in titolo le sedi delle antiche diocesi suburbicarie (Albano, Frascati, Palestrina, Porto e S. Rufina, Sabina-Poggio Mirteto, Velletri-Segni, Ostia), che vengono però amministrate da vescovi residenziali.

    Il vincolo che lega reciprocamente i romani al loro vescovo si è espresso in modi e con intensità differenti a seconda dei tempi, delle situazioni e delle personalità. Oltre ai momenti forti di questo legame, come le frequenti visite pastorali alle parrocchie e alle popolazioni e la celebrazione dell’antica liturgia stazionale nel territorio diocesano (si veda anche la pia pratica della celebrazione della Via Crucis del Venerdì Santo, al Colosseo), si ricordano alcuni episodi particolarmente importanti. Pio XII, l’ultimo papa nato a Roma e da una famiglia romana, viene ricordato in questa occasione per il suo essersi adoperato affinché la città non subisse i più crudi orrori della guerra nel corso dell’ultimo conflitto mondiale (da cui l’appellativo di Defensor Urbis) e per la sua dolorosa visita del 20 luglio 1943 al quartiere San Lorenzo appena bombardato. Giovanni XXIII presiedette nel 1960 il primo sinodo diocesano, cui seguì quello di Giovanni Paolo II nel 1993, a conclusione del quale fu promulgato dal medesimo pontefice il Libro del sinodo (24 giugno). Infine papa Francesco, nel primo discorso pubblico seguito immediatamente all’elezione (13 marzo 2013), ha sottolineato ripetutamente lo stretto legame tra il successore di Pietro e la Chiesa romana, «che presiede nella carità tutte le Chiese», chiamando sempre se stesso «vescovo di Roma» e mai «papa».

    Fonti e Bibl. essenziale

    Libro del Sinodo della Diocesi di Roma: secondo Sinodo diocesano celebrato sotto la presidenza di Sua Santità Giovanni Paolo II, s.l., s.n. [Istituto Pio XI, Roma] 1993; V. Vidotto (ed.), Roma capitale, Laterza, Roma-Bari 2002; G. Cassiani (ed.), I Giubilei del XIX e XX secolo: atti del Convegno di studio, Roma, 11-12 maggio 2000 Rubettino, Soveria Mannelli 2004; C. Brice, Storia di Roma e dei romani da Napoleone ai nostri giorni, Viella, Roma 2007. Si vedano anche i numeri della rivista “Bollettino del clero romano” (1920-1959), poi “Rivista diocesana di Roma” (dal 1960); i volumi della collana “Ricerche per la storia religiosa di Roma” delle Edizioni di storia e letteratura (dal 1977 al 2009).

    Immagine: Pio XII in visita a San Lorenzo


    LEMMARIO